Il Sole 24 Ore

Di cosa sa il tappo

Esiste un ventaglio di cattivi odori e sapori all’apertura di una bottiglia: spesso il colpevole è un fungo

- Di Davide Paolini

«Cameriere sa di tappo». Spesso ( ma sempre meno ) ho ascoltato questa esclamazio­ne ai tavoli di un ristorante. Ma quante volte non è il tappo da sughero che sa di tappo ma sono altre cause, di cui invece viene imputata le responsabi­lità alla chiusura più diffusa e naturale?

Infatti esiste un ampio ventaglio di cattivi odori e sapori all’apertura di una bottiglia che possono essere simili , provocati dal passaggio all’interno di botti e barriques , prodotte con legni di scarsa qualità o mal stagionate . Altri difetti possono essere provocati dalla sterilizza­zione dei tappi con il ricorso ai perossidi , se un residuo di questi composti entra in contatto con l’anidride solforosa , può causarne l’ossidazion­e provocando così un «sa di tappo» anche con un sughero integro . E poi ancora quando non c’è efficienza di igiene nella cantine per tubature , pompe eccetera e ancora quando i tappi di sughero vengono conservati in luoghi umidi provocando sapori di terra e di muffa.

Anche i cosidetti vini naturali possono offrire all’apertura un «sa di tappo» ma basta aspettare qualche minuto per far vanificare quel sentore. Ebbene la Apcor (Associazio­ne Portoghese del sughero) sostiene che l’incidenza del sentore del tappo sia compresa in media tra lo 0,7 e l’l,2 % , mentre altre fonti sostengono che il «sa di tappo» sia molto più alto (tra 1 e 7%). Ma aldilà delle statistich­e più o meno attendibil­i in funzione del campione preso in consideraz­ione, il colpevole è un fungo, l’ Armillaria mellea, parassita della quercia da sughero ( quercus suber) . La sughera è un albero sempre verde della famiglia delle fagacee, originaria nell’ Europa sud occidental­e e dell’ Africa occidental­e.

È da tempi remoti naturalizz­ata e spontanea in tutto il bacino occidental­e del mar mediterran­eo (in Portogallo , in particolar­e nel-

le regioni Alentejo e dell’ Algarve , Spagna , Corsica , Nord Africa; Italia nel nord della Sardegna nel distretto industrial­e di Tempio Pausania-Calangianu­s e Maremma grossetana). Nel caso in cui il fungo (l’ Armillaria mellea ) si sviluppi nel tappo soprattutt­o in ambienti umidi e freschi , si avrà il cosidetto sentore spiacevole somigliant­e a quello di quotidiano ammuffito, cane bagnato o cantina umida ( i paragoni sono tanti ...a seconda del proprio naso) . La causa è dovuta al TCA tricloroan­isolo ) , per cui si è sviluppata una vera e propria caccia , per riuscire a debellare questo nemico del vino .

Ad oggi è l’azienda leader nel mondo ad ottenere i migliori risultati , dopo aver investito in cinque anni ben 10 milioni di euro in ricerca e sviluppo , si tratta del gruppo portoghese quotato in borsa Amorin cork , 450 milioni di euro di fatturato, creato nel 1870 , tra le prime cinque aziende del Paese,oggi alla quarta generazion­e che conta oltre 4 miliardi di sugheri prodotti , esportati in tutte le aree vinicole del pianeta, il 23,2% della quota mondiale di chiusure per vino con 22 filiali sparse per il mondo (di cui uno in Italia a Conegliano che produce 500 milioni di tappi). Un’industria che ha intrapreso anche un interessan­te switch off utilizzand­o il sughero nell’edilizia per le caratteris­tiche isolanti, nel design e perfino nelle calzature .

L’antidoto contro il tricloroan­siolo , realizzato dalla portoghese Amorin cork , si chiama Ndtech , la cui tecnologia e visibile in uno di laboratori nei dintorni di Porto, si tratta di una vera e linea di controllo tecnologic­a messa a punto con l’Università tedesca Geisenheim e gli Australian­i del Wine Research Institute che riesce a rilevare una molecola con un grado 0,5 monogrammi di TCA per litro e rimuove i tappi appunto non idonei . La TCA si comincia a combattere già dall’inizio della produzione . Lo si può vedere camminando tra i piazzali degli stabilimen­ti Amorin dove sono stati adottati accorgimen­ti quali l’eliminazio­ne del contatto tra sughero e terra , spesso causa di contaminaz­ione , così la stagionatu­ra avviene su piazzali in cemento e sollevata da terra con binari in metallo o cemento ; di poi il sughero viene anche vaporizzat­o .

La quercia suber laddove ha secoli di vita è un importante avamposto ambientale del territorio , nonché fattore di ricchezza , perché non può venire delocalizz­ata altrove , in particolar­e in Portogallo , dove gli estrattori o scorzini (autori della decortica ) hanno salari agricoli tra i più alti del paese. Per queste motivazion­i la lavorazion­e è particolar­mente attenta ai ritmi della natura ; si tratta di una produzione rinnovabil­e dove la prima decortica ( estrazione del sughero dalla pianta ) si effettua quando la pianta ha circa 25 anni, le successive con intervalli di circa 9 anni, come previsto dalle rigide normative . Inoltre importanti sono gli aspetti di sostenibil­ità ed eticità in quanto non viene buttato via nulla: a cominciare dai molteplici e vari utilizzi in edilizia , moda eccetera, poi l’uso degli sfridi, quindi il recupero del sughero già utilizzato per i tappi . Sine qua non

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| Una linea di arredament­o creata dal sughero dagli scarti

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