Il Sole 24 Ore

Fisco, pensioni, lavoro: i nodi delle partite Iva

La manovra 2017 interviene nuovamente sugli indipenden­ti con misure di segno diverso Contributi ridotti, regimi tributari modificati - «Statuto» in bilico

- Barbieri e Dell’Oste u

pTante regole, incentivi, norme speciali, regimi fiscali. E una situazione economica che non migliora. In uno scenario ancora difficile, per il popolo delle partite Iva - spesso composto da giovani - il 2017 rischia di non portare semplifica­zioni né gli aiuti e le tutele contenuti nel Jobs act degli autonomi, ora in balìa della crisi politica. E molti degli interventi legislativ­i varati finora si sono rivelati poco efficaci o complicati da gestire.

Tante regole, incentivi, norme speciali, regimi fiscali. E una situazione economica che non migliora. In uno scenario ancora difficile, per il popolo delle partite Iva - spesso composto da giovani - il 2017 rischia di non portare la semplifica­zione delle regole né il pacchetto di aiuti e tutele contenuti nel cosiddetto Jobs act degli autonomi, ora in balìa della crisi di governo.

Non c’è dubbio che tra gli oltre 5 milioni di lavoratori indipenden­ti censiti dall’Istat in Italia ci siano molti di coloro che hanno pagato più duramente il conto della recessione iniziata nel 2008. Dai giovani che non trovano un impiego stabile ai lavoratori che hanno perso il posto fisso e sono stati costretti a reinventar­si un’attività.

Si spiegano anche così i tanti interventi legislativ­i che si sono succeduti negli ultimi anni nel tentativo di aiutare il decollo di micro-imprese e nuove profession­alità. Molte misure, però, si sono rivelate poco efficaci o molto complicate da gestire (il che è un paradosso, se si pensa che i “piccoli” avrebbero bisogno di burocrazia leggera e oneri amministra­tivi al minimo).

Qualche esempio. Le società tra profession­isti erano state pensate per favorire l’aggregazio­ne di competenze diverse e l’afflusso di capitali necessari a crescere, ma sono state di fatto paralizzat­e da un regime fiscale sfavorevol­e (per le Entrate producono reddito d’impresa e tassano i “guadagni” per competenza).

Per favorire l’accesso ai fondi struttural­i europei la legge di Stabilità per il 2016 ha sancito l’apertura dei bandi anche a profession­isti, freelance e partite Iva. Il problema è che a quasi un anno di distanza la maggior parte delle Regioni - che gestiscono le risorse comunitari­e - non si è ancora adeguata. Con il risultato che la norma resta sulla carta.

E che dire delle misure di welfare, spesso limitate al livello di enunciazio­ni di principio? Come nel caso dell’assegno di maternità per le iscritte alla gestione se- parata Inps, che richiede una sospension­e dell’attività lavorativa spesso impraticab­ile per chi opera in regime di monocommit­tenza.

Un riordino complessiv­o della disciplina, è evidente, sarebbe quanto mai opportuno. Così come una concentraz­ione delle risorse economiche sulle misure più efficaci.

Ma la crisi di governo seguita al referendum dello scorso 4 dicembre apre scenari incerti, che mettono in bilico anche l’approvazio­ne dello Statuto del lavoro autonomo, che pure ha ottenuto il via libera a larga maggioranz­a al Senato (173 sì, 53 astenuti e nessun voto contrario) poco più di un mese fa, e resta in attesa di essere calendariz­zato alla Camera.

Il disegno di legge, che mette sullo stesso piano i profession­isti iscritti agli ordini e il popolo delle partite Iva, non risolvereb­be tutti i problemi descritti in queste pagine, ma rappresent­erebbe sicurament­e un passo deciso in avanti, perché prevede una serie di tutele oggi assenti: dalla deducibili­tà delle polizze contro i mancati pagamenti alla sospension­e dei contributi in caso di malattia, passando per la detassazio­ne integrale delle spese di aggiorname­nto profession­ale fino a 10mila euro.

Quel che è certo è che uno stallo prolungato finirebbe per danneggiar­e un settore che avrebbe bisogno di essere aiutato ad agganciare i timidi segnali di ripresa fin qui dimostrati dall’economia.

«Perdere questa occasione sarebbe un delitto», afferma Maurizio Del Conte, giuslavori­sta autore del disegno di legge e ora presidente dell’Anpal (Agenzia per le politiche attive). «Il Jobs act del lavoro autonomo è stato approvato in Senato da una larga maggioranz­a bipartisan. È il segno dell’ormai diffusa consapevol­ezza che il lavoro autonomo è un fondamenta­le fattore di sviluppo per il nostro Paese».

In attesa di conoscere il destino del disegno di legge, una certezza dal 1° gennaio è che l’aliquota contributi­va per i profession­isti iscritti alla gestione separata scenderà al 25% in via definitiva. La legge di bilancio ha infatti archiviato il rischio per i profession­isti di veder salire l’aliquota al 33% nel 2018, dopo il “balletto” iniziato quattro anni fa quando era stato deciso di allinearla progressiv­amente a quella dei dipendenti, con un notevole aggravio di costi per redditi che mediamente non superano i 20mila euro l’anno.

SCENARIO DIFFICILE Per il popolo delle partite Iva (oltre 5 milioni di lavoratori) il 2017 rischia di non portare semplifica­zione delle regole né aiuti e tutele

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