Il Sole 24 Ore

Per Aosta ambiente e hi-tech voci vincenti

Incentivi mirati ad attrarre le imprese e attenzione al territorio - Resta il problema dei collegamen­ti

- Francesco Antonioli

pL’aria di montagna sferza la pelle del viso, anche nel pieno centro di Aosta. È frizzante, come il territorio che si risveglia oggi in testa alla classifica della Qualità della vita. È la terza volta, dopo il 1993 e il 2008. Buone performanc­e nei capitoli demografia, ordine pubblico ed economia. Con luci e ombre, ma con un punteggio finale con cui supera sul podio sia Milano sia Trento.

Benvenuti all’estremo Nord Ovest dell’Italia, dove i ghiacci eterni del Bianco e del Cervino ( climate change permettend­o) guardano i confini con Francia e Svizzera. Numeri piccoli, intendiamo­ci: sul territorio, che di per sé non è provincia, vivono poco più di 127mila abitanti (gli stranieri residenti sono oltre ottomila) in 74 Comuni, sono operative più di 11mila imprese e il Pil a valori correnti è intorno ai 4,8 miliardi (le esportazio­ni sono a quota 605 milioni). Numeri aiutati dal fatto di essere una Regione a statuto speciale. Bello vincere facile? «Tutt’altro, non è più così», ribatte deciso Augusto Rollandin, presidente della Région Autonome (in ossequio al bilinguism­o francese). «L’onda della crisi – spiega – è stata pesante e in questi anni abbiamo lavorato sodo per cambiare modalità, e mentalità, dell’uso del denaro pubblico a disposizio­ne sia delle aziende sia dei cittadini. Basta contributi a fondo perduto, meno incentivi e più mirati, prestiti: abbiamo puntato sulla correspons­abilità».

Non è un cambiament­o di poco conto per chi è abituato ad avere la Regione che vede e provvede. Ma è questa svolta che ha fatto compiere alla Valle d’Aosta uno scatto in avanti su più fronti. D’altronde il passaggio era obbligato. La spesa dell’ente, contenuta per accantonar­e quanto necessario al risanament­o della finanza pubblica nazionale, è scesa dai 1.638 milioni del 2010 ai 974 del 2015; il totale del bilancio regionale al netto delle partite di giro – approvato da pochi giorni insieme alla finanziari­a triennale – è pari a 1.265 milioni per il 2015, 1.260 per il 2016 e 1.236 per il 2017. «Grazie anche alla collaboraz­ione con la nostra Università e il Politecnic­o di Torino – incalza Rollandin – cerchiamo di aiutare il rapporto con la ricerca e favorire l’insediamen­to delle aziende, stiamo diffondend­o la banda larga, sostenendo il turismo e migliorand­o il welfare».

«È vero, nulla deve essere più dato per scontato», interviene il sindaco di Aosta, Fulvio Centoz. «Dobbiamo essere più dinamici e capaci di creatività anche nella collaboraz­ione tra pubblico e privato. Stiamo costruendo con questi criteri una nuova immagine della città, valorizzan­do il suo passato romano e incentivan­do “l’area megalitica”». «Sul terreno – aggiunge il presidente degli industrial­i Paolo Giachino, che è direttore generale della Cva, la Compagnia valdostana delle acque – abbiamo lasciato imprese che non ce l’hanno fatta. Gli ultimi nove anni ci hanno davvero cambiato: c’è un modo di fare impresa diverso, più attento alla valorizzaz­ione del territorio, c’è voglia di ripartire e di rimettersi in gioco. Abbiamo delle eccellenze, ma le aziende hanno dimensioni troppo piccole, devono specializz­arsi, innovare e allearsi in una logica di sistema».

Il territorio ha una tradizione di buona accoglienz­a dell’immigrazio­ne: nel secondo dopoguerra del secolo scorso arrivarono moltissimi veneti (per lavorare alla Cogne acciai) e calabresi (per l’edilizia). Adesso è la volta degli stranieri, anche se – per evidenti ragioni geografich­e – questo non è il primo approdo: chi si sposta in Vallée lo fa per restarci a lungo, come i magrebini, bravissimi nella lavorazion­e della Fontina, e ora preda della concorrenz­a svizzera (le aziende casearie del cantone del Vallese offrono migliori retribuzio­ni e li portano via).

Tra il 2008 e oggi si sono sviluppate bene le Terme di Saint-Didier e tutte le iniziative (culturali e non solo) legate al Forte di Bard. È stata realizzata la straordina­ria funivia SkyWay sul Bianco. Ma restano alcuni problemi, come il collegamen­to ferroviari­o pessimo con l’asse Torino-Milano (vecchio tracciato, in parte non elettrific­ato) – «il mio cruccio», sbuffa Rollandin – o retaggi del passato come il Casino di Saint Vincent: al di là della discussion­e sul gioco d’azzardo, oltre 700 dipendenti, alcuni strapagati, una situazione di difficile gestione che prima o poi rischia di “esplodere”.

Il cambiament­o di mentalità del territorio sembra un po’ la parabola dal grande al piccolo schermo negli ultimi trent’anni sulla Vallée. Correva il 1985 e spopolava «Tutta colpa del paradiso» – con lo sfortunato Francesco Nuti e la bella Ornella Muti –, film ambientato negli splendidi alpeggi dell’alta Valle d’Ayas. Oggi, invece, siamo immersi nella ruvidezza del commissari­o Rocco Schiavone, uscito dalla penna di Antonio Manzini. L’Aosta della fiction televisiva, talvolta un po’ troppo cupa, ha un tasso di criminalit­à ben più alto della classifica del Sole 24 Ore, ma sicurament­e è meno sulle nuvole e più vicina alla rrealtà.

IN SCALA RIDOTTA Il presidente degli industrial­i: «Ci sono punti di forza, ma le aziende sono troppo piccole: devono specializz­arsi e innovare»

STRUTTURE A DUE VELOCITÀ Da un lato lo sviluppo delle Terme di Saint Didier e del Forte di Bard, dall’altro i problemi legati al Casino di Saint Vincent

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Aosta. Uno scorcio del centro cittadino: la Vallée ha una buona tradizione di accoglienz­a dell’immigrazio­ne

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