Per Aosta ambiente e hi-tech voci vincenti
Incentivi mirati ad attrarre le imprese e attenzione al territorio - Resta il problema dei collegamenti
pL’aria di montagna sferza la pelle del viso, anche nel pieno centro di Aosta. È frizzante, come il territorio che si risveglia oggi in testa alla classifica della Qualità della vita. È la terza volta, dopo il 1993 e il 2008. Buone performance nei capitoli demografia, ordine pubblico ed economia. Con luci e ombre, ma con un punteggio finale con cui supera sul podio sia Milano sia Trento.
Benvenuti all’estremo Nord Ovest dell’Italia, dove i ghiacci eterni del Bianco e del Cervino ( climate change permettendo) guardano i confini con Francia e Svizzera. Numeri piccoli, intendiamoci: sul territorio, che di per sé non è provincia, vivono poco più di 127mila abitanti (gli stranieri residenti sono oltre ottomila) in 74 Comuni, sono operative più di 11mila imprese e il Pil a valori correnti è intorno ai 4,8 miliardi (le esportazioni sono a quota 605 milioni). Numeri aiutati dal fatto di essere una Regione a statuto speciale. Bello vincere facile? «Tutt’altro, non è più così», ribatte deciso Augusto Rollandin, presidente della Région Autonome (in ossequio al bilinguismo francese). «L’onda della crisi – spiega – è stata pesante e in questi anni abbiamo lavorato sodo per cambiare modalità, e mentalità, dell’uso del denaro pubblico a disposizione sia delle aziende sia dei cittadini. Basta contributi a fondo perduto, meno incentivi e più mirati, prestiti: abbiamo puntato sulla corresponsabilità».
Non è un cambiamento di poco conto per chi è abituato ad avere la Regione che vede e provvede. Ma è questa svolta che ha fatto compiere alla Valle d’Aosta uno scatto in avanti su più fronti. D’altronde il passaggio era obbligato. La spesa dell’ente, contenuta per accantonare quanto necessario al risanamento della finanza pubblica nazionale, è scesa dai 1.638 milioni del 2010 ai 974 del 2015; il totale del bilancio regionale al netto delle partite di giro – approvato da pochi giorni insieme alla finanziaria triennale – è pari a 1.265 milioni per il 2015, 1.260 per il 2016 e 1.236 per il 2017. «Grazie anche alla collaborazione con la nostra Università e il Politecnico di Torino – incalza Rollandin – cerchiamo di aiutare il rapporto con la ricerca e favorire l’insediamento delle aziende, stiamo diffondendo la banda larga, sostenendo il turismo e migliorando il welfare».
«È vero, nulla deve essere più dato per scontato», interviene il sindaco di Aosta, Fulvio Centoz. «Dobbiamo essere più dinamici e capaci di creatività anche nella collaborazione tra pubblico e privato. Stiamo costruendo con questi criteri una nuova immagine della città, valorizzando il suo passato romano e incentivando “l’area megalitica”». «Sul terreno – aggiunge il presidente degli industriali Paolo Giachino, che è direttore generale della Cva, la Compagnia valdostana delle acque – abbiamo lasciato imprese che non ce l’hanno fatta. Gli ultimi nove anni ci hanno davvero cambiato: c’è un modo di fare impresa diverso, più attento alla valorizzazione del territorio, c’è voglia di ripartire e di rimettersi in gioco. Abbiamo delle eccellenze, ma le aziende hanno dimensioni troppo piccole, devono specializzarsi, innovare e allearsi in una logica di sistema».
Il territorio ha una tradizione di buona accoglienza dell’immigrazione: nel secondo dopoguerra del secolo scorso arrivarono moltissimi veneti (per lavorare alla Cogne acciai) e calabresi (per l’edilizia). Adesso è la volta degli stranieri, anche se – per evidenti ragioni geografiche – questo non è il primo approdo: chi si sposta in Vallée lo fa per restarci a lungo, come i magrebini, bravissimi nella lavorazione della Fontina, e ora preda della concorrenza svizzera (le aziende casearie del cantone del Vallese offrono migliori retribuzioni e li portano via).
Tra il 2008 e oggi si sono sviluppate bene le Terme di Saint-Didier e tutte le iniziative (culturali e non solo) legate al Forte di Bard. È stata realizzata la straordinaria funivia SkyWay sul Bianco. Ma restano alcuni problemi, come il collegamento ferroviario pessimo con l’asse Torino-Milano (vecchio tracciato, in parte non elettrificato) – «il mio cruccio», sbuffa Rollandin – o retaggi del passato come il Casino di Saint Vincent: al di là della discussione sul gioco d’azzardo, oltre 700 dipendenti, alcuni strapagati, una situazione di difficile gestione che prima o poi rischia di “esplodere”.
Il cambiamento di mentalità del territorio sembra un po’ la parabola dal grande al piccolo schermo negli ultimi trent’anni sulla Vallée. Correva il 1985 e spopolava «Tutta colpa del paradiso» – con lo sfortunato Francesco Nuti e la bella Ornella Muti –, film ambientato negli splendidi alpeggi dell’alta Valle d’Ayas. Oggi, invece, siamo immersi nella ruvidezza del commissario Rocco Schiavone, uscito dalla penna di Antonio Manzini. L’Aosta della fiction televisiva, talvolta un po’ troppo cupa, ha un tasso di criminalità ben più alto della classifica del Sole 24 Ore, ma sicuramente è meno sulle nuvole e più vicina alla rrealtà.
IN SCALA RIDOTTA Il presidente degli industriali: «Ci sono punti di forza, ma le aziende sono troppo piccole: devono specializzarsi e innovare»
STRUTTURE A DUE VELOCITÀ Da un lato lo sviluppo delle Terme di Saint Didier e del Forte di Bard, dall’altro i problemi legati al Casino di Saint Vincent