Il Sole 24 Ore

Parlano i vertici: troppi obblighi e troppo costosi

- GERARDO LONGOBARDI E MARCO CUCHEL Bianca Lucia Mazzeiu

pIn un labirinto di riforme incompiute, scadenze e attuazioni urgenti, è destinato a trovare un’uscita senza troppi intralci il piano Industria 4.0. Almeno nel suo capitolo principale, quello relativo alle agevolazio­ni fiscali, il programma inserito nella legge di bilancio per spingere gli investimen­ti privati dovrebbe marciare come da programma: non richiedono infatti un provvedime­nto attuativo la proroga della Nuova Sabatini, la proroga dei superammor­tamenti al 140%, l’introduzio- ne degli iperammort­amenti al 250% nel 2017, la versione rafforzata del credito d’imposta per la ricerca e sviluppo già in vigore, il potenziame­nto degli sgravi per chi investe in una startup innovativa.

Più articolato il lavoro da fare sui competence center, i centri ad alta specializz­azione pubblicopr­ivati che ruoteranno intorno ad alcuni grandi poli universita­ri per favorire il trasferime­nto tecnologic­o. Un comma aggiunto alla Camera ha assegnato ai competence center una prima dote (20 milioni per il 2017 e 10 milioni per il 2018 mentre il piano presentato a settembre parlava di 100 milioni). Sarà tuttavia un decreto del ministe- ro dello Sviluppo economico, da emanare entro 120 giorni, a definire le modalità di costituzio­ne dei centri pubblici-privati.

Se Industria 4.0, per la portata degli interventi e delle risorse in campo, appare in qualche modo uno dei dossier con minori rischi di discontinu­ità, bisognerà leggere con attenzione le priorità del nuovo esecutivo per capire quanto spazio ci sarà nel programma di attrazione dei capitali esteri ideato soprattutt­o in chiave post Brexit. In questo caso, andranno concretizz­ati due passaggi attuativi: un provvedime­nto delle Agenzie delle entrate per regolament­are la tassazione a forfait usufruibil­e da chi sposta la residenza fiscale in Italia e un decreto sulle procedure per accertare i requisiti degli investitor­i stranieri che hanno diritto a visti di ingresso da concedere al di fuori del “decreto flussi”. C’è poi l’ordinaria amministra­zione, non meno importante. Perché allo Sviluppo economico - che tocchi a Calenda o a un altro ministro in caso di suo passaggio alla Farnesina - ci sono da completare due grandi riforme. Il riassetto del Fondo centrale di garanzia, con coperture più elevate per finanziame­nti finalizzat­i agli investimen­ti, è contenuto in un decreto di Calenda che non è ancora diventato operativo. Aperto anche il cantiere delle agevolazio­ni fiscali alle imprese ad alto consumo energetico: dopo un faticoso via libera della Ue alle somme relative agli arretrati degli anni 2013-2015 occorre una norma specifica per adeguare dal 2017 le agevolazio­ni alle richieste della Commission­e.

RIFORME DA COMPLETARE Da attuare le norme «post Brexit» su nuovi residenti e visto investitor­i. In stand by nuovo Fondo di garanzia e riforma aiuti agli energivori

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