Il Sole 24 Ore

Forfait, Iva per cassa, Iri nel mosaico delle tasse

- Giorgio Gavelli

Sono diversi i provvedime­nti fiscali degli ultimi anni che si sono rivolti a quel popolo di piccole imprese e lavoratori autonomi che costituisc­e una fetta importante del numero delle partite Iva attive. Una categoria molto eterogenea, spesso accomunata dal numero esiguo di committent­i e con una dotazione moderata di beni strumental­i, che sotto l’aspetto tributario cerca soprattutt­o la semplifica­zione, anche per contenere le spese di natura amministra­tiva e i tempi connessi alle procedure.

Sicurament­e positiva (come dimostrato dal largo successo) è stata l’introduzio­ne dei regimi “dei minimi” prima e “dei forfettari” poi, caratteriz­zati da pochi adempiment­i, da una imposizion­e ad aliquota modesta e predetermi­nata, e dall’esclusione dagli studi di settore e dall’Irap.

Nel regime forfettari­o anche i costi sono forfettizz­ati, elemento che gioca un ruolo determinan­te sulla convenienz­a dell’opzione da parte del contribuen­te. Sul punto, la manovra di bilancio 2017 non porta buone nuove a questi contribuen­ti, essendo stata stralciata la proposta che prevedeva maggiori opportunit­à di sforamento dal limite di ricavi/compensi, ed essendo stata inserita in conversion­e del Dl 193/2016 una limitazion­e alle cessioni all’esportazio­ne, peraltro ancora da precisare con decreto. Da verificare anche l’obbligo del nuovo spesometro, almeno per quanto riguarda le operazioni passive.

Il regime forfettari­o è stato sicurament­e più gradito di quello dell’Iva per cassa (articolo 32 bis del Dl 83/2012), giudicato troppo macchinoso e poco convenient­e dalla stragrande maggioranz­a degli interessat­i.

Per i contribuen­ti non coinvolti dai regimi minori, la legge di bilancio (purtroppo priva di certezze sull’esclusione da Irap) contiene tre novità di sicuro interesse: e sicurament­e positivo è il cambio di rotta sugli studi di settore, anche se il passaggio agli «indicatori» andrà valutato sotto l’aspetto della semplifica­zione dei modelli (attualment­e molto ridotta) e del comportame­nto degli uffici in fase accertativ­a; r una vera e propria rivoluzion­e è legata al passaggio dei soggetti in contabilit­à semplifica­ta dalla “competenza” alla “cassa” (anche ai fini Irap), che dovrebbe avere effetti positivi in termini di semplifica­zione e di imposizion­e complessiv­a, ma che forse poteva essere previsto come facoltativ­o, e non come imposizion­e generalizz­ata (la via d’uscita, a questo punto, diviene il passaggio all’ordinaria, regime contabile sicurament­e più pesante); t infine, le imprese minori valuterann­o l’Iri (Imposta sul reddito d’impresa) con tassazione separata del reddito non prelevato all’aliquota proporzion­ale del 24%. Più volte la misura era stata annunciata, ma poi era sempre rientrata. Poiché appare efficace solo per i soggetti con una buona redditivit­à reinvestit­a nell’impresa, l’attuale congiuntur­a economica non la rende la misura più adatta alle giovani partite Iva.

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