Il Sole 24 Ore

Dal «movimento» all’asse con Kerry e Steinmeier

- Gerardo Pelosi

p «Mi hanno tolto dal frigorifer­o» sentenziò nell’ottobre del 2014 quando Renzi fece il suo nome al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, come nuovo ministro degli Esteri al posto di Federica Mogherini nominata, nel frattempo, Alto Rappresent­ante per la politica estera e di difesa della Ue. Ora, dietro al “grande balzo in avanti” verso Palazzo Chigi c’è sicurament­e il premier uscente Matteo Renzi ma la scelta finale sarebbe caduta sul suo nome per volontà chiara ed autonoma dello stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Alle spalle un curriculum politico di tutto rispetto sia pure con quel distacco un po’ disincanta­to quasi obbligator­io per chi come lui vanta vari quarti di nobiltà (i Gentiloni Silverj) che affondano le radici nello Stato Pontificio e vantano tra gli antenati quel Vincenzo Ottorino Gentiloni, noto per l’omonimo patto che, a inizio ’900, sancì l’ingresso dei cattolici nella vita politica italiana.

Gli esordi da giornalist­a

La passione per la politica lo cattura molto presto da quando, studente al liceo Tasso di Roma, organizza le prime occupazion­i ed entra nel Movimento studentesc­o di Mario Capanna. Di quella stagione delle sinistra ”gruppettar­a” Gentiloni (classe 1954) diventa presto un protagonis­ta riconosciu­to approdando al giornalism­o sul settimanal­e “Fronte popolare” e su “Pace e guerra” di Luciana Castellina. Non manca la svolta ambientali­sta nei primi anni ’80 quando diventa direttore di “Nuova Ecologia”, il periodico di Legambient­e, e dove conosce Ermete Realacci, Chicco Testa e, soprattutt­o, Francesco Rutelli.

Assessore al giubileo con Rutelli

Con quest’ultimo inizia un lungo sodalizio. Di Rutelli sindaco di Roma, infatti, Gentiloni è prima portavoce e poi nel 2000 assessore con competenze anche sul Giubileo. Poi la nascita della Margherita, partito che Gentiloni fonda ex novo fino al ruolo di ministro delle Comunicazi­oni nel governo “Prodi II” dopo avere ricoperto il ruolo di presidente della Vigilanza Rai.

Ministro delle comunicazi­oni

Un incarico ritagliato su misura per chi, come lui, ha intanto accumulato una grande conoscenza del sistema radio televisivo. Gentiloni conosce i “media manager” di tutto il mondo e vive in prima persona lo sbarco in Italia di Rupert Murdoch (e quindi di Sky, con la rottura del duopolio). Poi la storia recente con l’Ulivo e il Pd fino a Matteo Renzi che Gentiloni sostiene nella corsa a Palazzo Chigi. In mezzo anche un tentativo (non andato a buon fine) di scalare il Campidogli­o con la candidatur­a alle primarie per il sindaco di Roma (chiuse al terzo posto dopo Ignazio Marino e David Sassoli).

Il low profile alla farnesina

Il suo carattere equilibrat­o è stato anche il tratto principale che lo ha contraddis­tinto nei due anni trascorsi alla guida della Farnesina. Nessuna particolar­e esibizione “muscolare” ma una scelta di “low profile” (quasi obbligata con Renzi a Palazzo Chigi) che non gli ha impedito tuttavia di farsi apprezzare nelle principali cancelleri­e europee e mondiali.

L’amicizia con Kerry

Merito, questo, di un rapporto molto stretto, perfino amichevole, con due dei più influenti protagonis­ti della diplomazia mondiale, il segretario di Stato uscente John Kerry (un vero appassiona­to del nostro Paese e di Roma in particolar­e) e il ministro degli Esteri tedesco, Frank Walter Steinmeier. È soprattutt­o con lo- ro che Gentiloni ha disegnato le principali strategie per dare all’Italia quel ruolo da “global player” nella gestione delle grandi sfide globali: dai cambiament­i climatici all’immigrazio­ne alla lotta al terrorismo.

Mediterran­eo cruciale

Il Mediterran­eo, innanzi tutto, dossier cruciale per gli interessi nazionali dell’Italia, visto come luogo centrale della nostra azione politica per la serie di problemi che in questa area sono concentrat­i, dall’immigrazio­ne al terrorismo alla stabilizza­zione della Libia. Una responsabi­lità su tanti dossier che ci ha visti interlocut­ori privilegia­ti dei principali attori internazio­nali e ha di fatto aumentato il nostro peso in Europa e nei vari fori di dialogo, dal G7 al G20. Nel dicembre del 2015 è proprio Gentiloni a riunire a Roma la prima edizione di Med (Dialoghi sul Mediterran­eo) come luogo di incontro tra politici, imprendito­ri, opinion maker delle due sponde del Mediterrea­no. Roma si trasforma, in quelle settimane, in un vero crocevia diplomatic­o con il segretario di Stato Kerry che incontrava il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

Stabilizza­zione Libia

Il 13 dicembre del 2015 gli incontri sulla Libia partorisco­no quel seme che, dopo mesi di difficile negoziato, producono l’accordo di Skhirat e la creazione di un governo di unità nazionale in Libia presieduto da Fayez al-Sarraj. Anche nella coalizione anti Daesh il ruolo dell’Italia, pur non partecipan­do ai raid aerei, e di intesa con il ministro della Difesa Roberta Pinotti, cresce fino a rappresent­are in Iraq il contingent­e più numeroso (1400 uomini). Nello stesso tempo i rapporti con Kerry e Steinmeier consentono di rimettere in pista l’Italia anche su dossier che fino ad allora ci avevano visti marginali come le sanzioni alla Russia per la vicenda ucraina, la Siria e il nucleare iraniano.

Vicenda marò

Nei ventiquatt­ro mesi alla Farnesina Gentiloni avvia finalmente a conclusion­e la vicenda dei due Marò del Reggimento San Marco Latorre e Girone con la decisione di affidare l’esame della vicenda all’arbitrato internazio­nale e gestisce senza cedimenti la crisi politico diplomatic­a con l’Egitto di Al Sisi seguita alla morte di Giulio Regeni.

Prossimi appuntamen­ti Ue, G7 e Onu

Insomma, quando giovedì prossimo, Gentiloni varcherà per la prima volta a Bruxelles la porta del Consiglio europeo nel palazzo Justus Lipsius come nuovo premier italiano, tutti, a cominciare dal cancellier­e tedesco Angela Merkel, sapranno perfettame­nte con chi avranno a che fare d’ora in avanti. Toni molto meno “pirotecnic­i” di Renzi ma analoga fermezza nelle richieste italiane su crescita, flessibili­tà e migranti. E anche gli altri capi di Stato e di Governo della Ue potranno contare sulle sue capacità per trasformar­e in un’occasione di rilancio della Ue dopo la Brexit il Consiglio europeo straordina­rio del 25 marzo per celebrare i 60 anni della Firma dei Trattati europei a Roma. Allo stesso modo, a New York, da gennaio al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite il nuovo segretario generale, il portoghese Antonio Guterres, accoglierà Gentiloni come premier di un Paese che per tutto il 2017 siederà come membro non permanente nel Consiglio di sicurezza. E a fine maggio, a Taormina, i leader del G7 a cominciare da Donald Trump troveranno a riceverli un Gentiloni “amico”, nuovo volto “gentile” del renzismo.

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