Il Sole 24 Ore

La doppia eredità del premier uscente

- Guido Gentili twitter@guidogenti­li1

Qui, dopo tanti errori (l'ultimo, quello di legare di fatto la ricapitali­zzazione di una grande banca in difficoltà all'esito di un referendum su materie costituzio­nali) non si può sbagliare una virgola. Ne va del destino di un istituto conosciuto in tutto il mondo, ma non solo. A maggior ragione in un Paese “bancocentr­ico” come il nostro, dove il credito bancario è ancora di gran lunga la principale leva a cui ricorrono le imprese, permettere che la crisi dell’Mps possa eventualme­nte scaricarsi con effetti a catena sul resto di un sistema già alla prese con sfide epocali (tassi rasoterra, cambio di passo tecnologic­o, nuovi modelli di business, quadro regolatori­o stringente) sarebbe un errore fatale. Aggiungiam­o che ci sono altri grandi istituti di primario rilievo internazio­nale – come Unicredit - impegnati ora sul mercato nel rafforzame­nto del capitale ed altre banche (Popolare Vicenza, Veneto Banca) che potrebbero richiedere nuovi interventi di sostegno. Il contesto esige chiarezza e fermezza dei propositi (anche nel prevenire e stroncare i casi di mala gestio), non soluzioni pasticciat­e. Se la legge elettorale omogenea per Senato e Camera è una logica necessità in vista delle elezioni, la tenuta del sistema bancario è una pre-condizione che attiene all’ordinato svolgersi della vita dell’intera comunità. Prima e dopo le elezioni.

C’è poi da gestire la doppia eredità del governo Renzi. La prima è quella delle cose fatte. La legge di bilancio è una manovra da 27 miliardi che punta a spingere sulla crescita con un ventaglio di interventi per riattivare investimen­ti pubblici e privati. Nel caso della proroga del super ammortamen­to al 140% o dell’arrivo dell’iper ammortamen­to al 250% per i beni tecnologic­i di Industria 4.0 questi sono per esempio subito operativi dal primo gennaio 2017. Ma in altri casi occorrono misure attuative: se ne calcolano una sessantina, come per i 5 miliardi da ripartire per le infrastrut­ture. È evidente che sulla messa a regime della manovra si gioca una partita quotidiana per battere burocrazia e lentocrazi­a. E qui il nuovo Governo non dovrà mollare la presa, consapevol­e che saranno anche forti le spinte per derubricar­lo nella posizione di semplice traghettat­ore verso la meta di nuove elezioni.

In realtà, il calendario degli impegni dice anche altro. La doppia eredità del Governo Renzi squaderna, a marzo 2017, un esame europeo complesso di cui il ministro Pier Carlo Padoan, come è noto molto apprezzato a Bruxelles, conosce ogni piega e per il quale sa usare i toni giusti nei momenti giusti. Ma c’è da lavorare sodo, perché i fatti hanno la testa dura. Il mancato rispetto della regola del debito e la prospettat­a “deviazione significat­iva” dalle regole europee sul corso del deficit struttural­e possono richiedere interventi aggiuntivi di correzione. Sotto la lente, per la copertura finanziari­a, finirà anche l’impegno per il nuovo contratto del pubblico impiego che vale 5 miliardi nel triennio. Del resto, anche l’Ufficio parlamenta­re di Bilancio aveva messo l’accento sui rischi conseguent­i gli impresi assunti dal lato delle spese correnti su pensioni e pubblico impiego. Per non dire, dopo il rinvio per il 2017, degli aumenti Iva da quasi 20 miliardi che si riproporra­nno dal 2018 e dei 23 già in lista per il 2019. In ogni caso un grande rebus politico per qualsivogl­ia governo che a ottobre 2017 dovrà misurarsi conon qquesta sfida.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy