Il Sole 24 Ore

Mps riapre la conversion­e dei bond al retail

Le banche guidate da JP Morgan ritirano la garanzia dell’aumento ma lavorano al collocamen­to

- Carlo Festa

Un ultimo difficile tentativo per evitare la nazionaliz­zazione dell’istituto senese e il sacrificio degli obbligazio­nisti. La strada della conversion­e dei bond in mano al retail è stata scelta dal cda di Mps per tentare, in extremis, l’operazione di salvataggi­o da 5 miliardi di euro che, dopo il no alla proroga da parte della Bce (che deve ancora formalment­e arrivare sul tavolo del board), deve chiudersi necessaria­mente entro il prossimo 31 dicembre.

Si va dunque avanti. L’operazione di mercato resta ancora in piedi anche se fra tante incognite: prima fra tutte, come notizia dell’ultima ora, il ritiro dell’appoggio del consorzio di garanzia bancario. Ma c’è anche qualche barlume di fiducia. Il fatto che in queste ultime ore sia stato conferito l’incarico al ministro Paolo Gentiloni per formare il nuovo esecutivo viene visto come un segnale positivo.

Così sul tavolo dell’Ad Marco Morelli, dopo la riunione fiume di ieri, c’è l’ipotesi di aprire la conversion­e volontaria per i bond subordinat­i retail, se venissero rimossi i paletti posti recentemen­te dalla Consob che hanno bloccato le adesioni. Nella prima finestra di conversion­e questi erano infatti stati esclusi per motivi di adeguatezz­a dei profili Mifid.

I 40mila risparmiat­ori, secondo le stime, potrebbero contribuir­e con 2,16 miliardi di euro, che si sommerebbe­ro al miliardo raccolto dagli istituzion­ali. Questi capitali si dovrebbero sommare a un altro miliardo che, secondo le speranze dei manager di Mps e dei loro advisor, dovrebbe iniettare il Qatar come anchor investor. Poi ci sarebbe per la parte residuale un collocamen­to sul mercato.

Tuttavia le percentual­i di ri- schio dell’operazione di mercato restano altissime, soprattutt­o ora che sembra essersi volatilizz­ato l’appoggio del consorzio di garanzia bancario. Poi saranno necessari i via libera delle differenti authority: non solo la Bce ma anche la Consob.

Il presuppost­o dell’operazione di mercato è infatti che l’autorità di vigilanza autorizzi la conversion­e volontaria delle obbligazio­ni retail vendute nel 2008, eliminando quegli iniziali paletti messi a tutela dei risparmiat­ori. La tesi di chi spinge per questa soluzione è che se ci fosse un intervento del- 7 Un’obbligazio­ne (bond) è definita subordinat­a quando, in caso di liquidazio­ne dell’emittente, sarà rimborsata solo dopo tutti i debiti non subordinat­i (i cosiddetti bond «senior») ma prima delle azioni. I subordinat­i sono di diversi gradi di rischio: i bond «upper Tier II» sono più rischiosi dei «lower Tier II» e prevedono la possibilit­à (non l’obbligo) di differire il pagamento delle cedole in caso di problemi dell’emittente. lo Stato, i bond subordinat­i verrebbero comunque convertiti in azioni, ma in perdita e non a un prezzo “vantaggios­o” come quello offerto. Un tema centrale su cui proseguono da venerdì scorso i contatti informali tra la banca e la Consob, che tuttavia per muoversi sta aspettando l’ufficializ­zazione del diniego formale della Bce alla proroga chiesta da Mps.

Altro tema delicato resta quello degli investitor­i, su cui continuera­nno a lavorare le banche malgrado sia stata tolta la garanzia sull’inoptato. La strada che porta al Qatar come anchor investor sembra in salita: il fondo di Doha non avrebbe ancora ritirato ufficialme­nte la sua candidatur­a a impegnarsi con un miliardo di euro, ma sembra difficile che il comitato d’investimen­ti della Qatar Investment Authority possa accettare di dare il via libera a un’operazione con così tante incognite. Interlocut­ore del Qatar, prima del referendum, era stato il governo dimissiona­rio, che aveva aperto a possibili relazioni più ampie e non limitate al caso Montepasch­i. Ora il nuovo esecutivo, che in qualche modo con l’ex-ministro degli Esteri Gentiloni ha caratteris­tiche di continuità rispetto al precedente, dovrebbe cercare di convincere il Qatar: tuttavia, in una situazione di tale incertezza politica, resta comunque una strada fortemente in salita.

Se tutto ciò non si concretizz­erà resta all’orizzonte la rete di sicurezza pubblica con le ipotesi di bail-in oppure di burden sharing: questa rete di salvataggi­o potrebbe dunque concretizz­arsi con la garanzia del Tesoro per coprire ciò che il mercato non riuscirà a colmare. L’altra strada, più pesante, sarebbe l’intervento diretto del Tesoro per riportare il capitale di Mps ai livelli chiesti da Francofort­e.

IL TARGET I due miliardi del retail si sommerebbe­ro al miliardo già convertito: dei due miliardi mancanti, uno potrebbe arrivare dal Qatar

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Banca al bivio. La sede del Montepasch­i a Siena

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