Il Sole 24 Ore

La crisi di Siena, il nodo degli Npl e le risorse che Atlante può liberare

- Marco Ferrando @marcoferra­ndo77

In una giornata festiva per pochi, ieri tra il Monte dei Paschi, gli advisor finanziari e legali e lo staff di Atlante si è lavorato anche sul dossier della maxi cartolariz­zazione da 27 miliardi di Npl (lordi). Le probabilit­à di riuscita del piano di mercato da più parti vengono considerat­e basse, ma finché l’operazione resta in piedi si continua a giocare anche la partita delle sofferenze: lo schema è quello studiato a luglio, che prevede il fondo di Quaestio nel ruolo di pivot con l’acquisto della tranche mezzanina e che dovrebbe vedere ad horas la firma dell’accordo tra Atlante, il Monte e il tandem Jp Morgan-Mediobanca, decisivo per il prestito ponte e la cartolariz­zazione.

Di fatto si tratta di una formalità: la cartolariz­zazione, e quindi l’investimen­to da 1,6 miliardi di Atlante 2 è vincolato alla buona riuscita dell’aumento. Se dal mercato non arriverann­o i 5 miliardi che servono e la palla passerà allo Stato, decadrà il progetto di dismission­e delle sofferenze e con esso l’impegno di Atlante. Ma potrebbe subito prenderne forma un altro: non è affatto escluso, infatti, che il fondo finanziato da banche, Cdp e assicurazi­oni possa rimanere al fianco del Monte dei Paschi. È uno scenario su cui si sta lavorando in queste ore, e che potrebbe materializ­zarsi nei primi giorni del 2017, quando la banca dovrebbe avere il suo nuovo azionista di riferiment­o e dovrà definire la sua nuova road map.

D’altronde una volta risolto il problema del capitale, il Monte non potrà non affrontare di petto il suo altro problema struttural­e: un Npl ratio superiore alla media di sistema, l’elemento che più di tutti in questi anni ha penalizzat­o non solo la redditivit­à ma soprattutt­o ha tenuto lontano eventuali compratori. Probabile che il Tesoro azionista riapra il dossier elaborato da Quaestio insieme a Fonspa, che a fine ottobre ha chiuso un’approfondi­ta due diligence sull’intero portafogli­o di Npl che fa capo alla banca: certo, si ragiona dentro e fuori dalla banca, si tratta dello stock al 30 giugno scorso, probabilme­nte lievitato per cause naturali, e per di più oggetto di un’ispezione della Bce che potrebbe portare con sè qualche cattiva notizia. Ma la pratica è pronta per essere avviata, dunque c’è chi non esclude che la tra gennaio e febbraio possa mettersi in moto la cartolariz­zazione.

Probabile che si riveda in parte la struttura dell’operazione: con il capitale già in cassaforte sarà più facile ristruttur­are le tranche, probabilme­nte con una quota senior più ristretta e una junior più ampia. In ogni caso, per il Tesoro si profilereb­be un doppio ruolo: titolare della junior e garante della senior, visto l’utilizzo delle Gacs.

Ma che cosa farà Atlante? Una decisione, ovviamente, non è ancora stata presa: prima c’è da vedere quale sarà l’epilogo del tentativo di mercato, poi si valuterà di conseguenz­a. Nei giorni scorsi, l’opzione considerat­a più probabile era - nel caso di un intervento dello Stato - un’uscita di scena del fondo dal dossier Mps, viste le tante altre partite su cui ci sarebbe da reinvestir­e il miliardo e mezzo ipotecato da Siena. Ma la situazione è fluida, e come si diceva c’è chi non esclude che, alla fine, la cartolariz­zazione possa comunque effettuars­i in modalità non molto diverse da quelle studiate in estate da Alessandro Penati e Fabrizio Viola (ora di nuovo fianco a fianco sulle ex popolari venete): per qualità e quantità la maxi-cessione del Monte può contribuir­e in misura determinan­te a sbloccare il mercato degli Npl in Italia, dunque il sistema (che su Atlante ha investito) potrebbe avere il massimo interesse a un varo in tempii stretti.stre

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