La crisi di Siena, il nodo degli Npl e le risorse che Atlante può liberare
In una giornata festiva per pochi, ieri tra il Monte dei Paschi, gli advisor finanziari e legali e lo staff di Atlante si è lavorato anche sul dossier della maxi cartolarizzazione da 27 miliardi di Npl (lordi). Le probabilità di riuscita del piano di mercato da più parti vengono considerate basse, ma finché l’operazione resta in piedi si continua a giocare anche la partita delle sofferenze: lo schema è quello studiato a luglio, che prevede il fondo di Quaestio nel ruolo di pivot con l’acquisto della tranche mezzanina e che dovrebbe vedere ad horas la firma dell’accordo tra Atlante, il Monte e il tandem Jp Morgan-Mediobanca, decisivo per il prestito ponte e la cartolarizzazione.
Di fatto si tratta di una formalità: la cartolarizzazione, e quindi l’investimento da 1,6 miliardi di Atlante 2 è vincolato alla buona riuscita dell’aumento. Se dal mercato non arriveranno i 5 miliardi che servono e la palla passerà allo Stato, decadrà il progetto di dismissione delle sofferenze e con esso l’impegno di Atlante. Ma potrebbe subito prenderne forma un altro: non è affatto escluso, infatti, che il fondo finanziato da banche, Cdp e assicurazioni possa rimanere al fianco del Monte dei Paschi. È uno scenario su cui si sta lavorando in queste ore, e che potrebbe materializzarsi nei primi giorni del 2017, quando la banca dovrebbe avere il suo nuovo azionista di riferimento e dovrà definire la sua nuova road map.
D’altronde una volta risolto il problema del capitale, il Monte non potrà non affrontare di petto il suo altro problema strutturale: un Npl ratio superiore alla media di sistema, l’elemento che più di tutti in questi anni ha penalizzato non solo la redditività ma soprattutto ha tenuto lontano eventuali compratori. Probabile che il Tesoro azionista riapra il dossier elaborato da Quaestio insieme a Fonspa, che a fine ottobre ha chiuso un’approfondita due diligence sull’intero portafoglio di Npl che fa capo alla banca: certo, si ragiona dentro e fuori dalla banca, si tratta dello stock al 30 giugno scorso, probabilmente lievitato per cause naturali, e per di più oggetto di un’ispezione della Bce che potrebbe portare con sè qualche cattiva notizia. Ma la pratica è pronta per essere avviata, dunque c’è chi non esclude che la tra gennaio e febbraio possa mettersi in moto la cartolarizzazione.
Probabile che si riveda in parte la struttura dell’operazione: con il capitale già in cassaforte sarà più facile ristrutturare le tranche, probabilmente con una quota senior più ristretta e una junior più ampia. In ogni caso, per il Tesoro si profilerebbe un doppio ruolo: titolare della junior e garante della senior, visto l’utilizzo delle Gacs.
Ma che cosa farà Atlante? Una decisione, ovviamente, non è ancora stata presa: prima c’è da vedere quale sarà l’epilogo del tentativo di mercato, poi si valuterà di conseguenza. Nei giorni scorsi, l’opzione considerata più probabile era - nel caso di un intervento dello Stato - un’uscita di scena del fondo dal dossier Mps, viste le tante altre partite su cui ci sarebbe da reinvestire il miliardo e mezzo ipotecato da Siena. Ma la situazione è fluida, e come si diceva c’è chi non esclude che, alla fine, la cartolarizzazione possa comunque effettuarsi in modalità non molto diverse da quelle studiate in estate da Alessandro Penati e Fabrizio Viola (ora di nuovo fianco a fianco sulle ex popolari venete): per qualità e quantità la maxi-cessione del Monte può contribuire in misura determinante a sbloccare il mercato degli Npl in Italia, dunque il sistema (che su Atlante ha investito) potrebbe avere il massimo interesse a un varo in tempii stretti.stre