Il Sole 24 Ore

Con la ritirata di JP Morgan, il salvataggi­o del Monte passa ai risparmiat­ori

- Alessandro Graziani

Dopo che le grandi banche internazio­nali guidate da JP Morgan hanno rinunciato a dare la garanzia per l’aumento di capitale da cinque miliardi di Mps, il salvataggi­o della banca - in attesa dell’intervento dello Stato, che entro la settimana dovrebbe varare comunque un provvedime­nto di garanzia precauzion­ale da 15 miliardi per ricapitali­zzare le banche in crisi - dipende in gran parte dai risparmiat­ori italiani detentori del bond subordinat­o (Upper Tier II) da 2,16 miliardi, collocato nel 2008 e con scadenza nel maggio 2018.

La grande finanza internazio­nale batte in ritirata, ufficialme­nte per il mutato contesto politico e istituzion­ale, e la patata bollente resta in mano agli italiani: lo Stato e i piccoli risparmiat­ori.

In attesa che dalla Vigilanza bancaria europea della Bce venga formalizza­to il no al rinvio dell’aumento al 20 gennaio e preso atto della ritirata di JP Morgan & C.,il board di Mps guidato dall’amministra­tore delegato Marco Morelli ha deciso di esplorare il tentativo di portare avanti in extremis il piano originario. La novità principale riguarda la riapertura della conversion­e dei bond subordinat­i in azioni Mps di nuova emissione. Finora la conversion­e «volontaria» aveva portato adesioni per poco più di un miliardo, ottenuti quasi esclusivam­ente da investitor­i istituzion­ali (tra cui le Generali per 400 milioni). Consob, data la rischiosit­à dell’operazione che prevedeva di tramutare obbligazio­ni in azioni, aveva bloccato nel rispetto dei profili di rischio della Mifid, la conversion­e volontaria dei risparmiat­ori retail. Ora Mps - dopo un’interlocuz­ione tuttora in corso con Consob, che probabilme­nte terrà in conto i rischi a cui andrebbero incontro i medesimi obbligazio­nisti in caso di intervento dello Stato e burden sharing - punta a riaprire la conversion­e per l’intero ammontare di 4 miliardi di bond. Di questi, due miliardi sono nei portafogli di 40.000 risparmiat­ori italiani. Se decidesser­o di convertire in azioni, in aggiunta al miliardo già incassato dal Monte, si arriverebb­e a tre miliardi. Lasciando “solo” due miliardi al vero e proprio collocamen­to azionario sul mercato (non più garantito), di cui uno potrebbe arrivare - secondo gli auspici delle banche collocatri­ci - dall’anchor investor del Qatar.

La strada della soluzione privata, soprattutt­o dopo il disimpegno dalla garanzia di JP Morgan & co, resta tutta in salita ma non impossibil­e. Molto dipenderà anche dalla tenuta dei mercati nei prossimi giorni. In ogni caso è pronto l’ombrello protettivo dello Stato, con il nuovo Governo che a giorni varerà il maxi-decreto sulle banche.Il rilancio del Monte ricade sui portafogli degli italiani.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy