Monster 1200 S: il ritorno di un mito
pA volte, adeguarsi alle normative porta bene. Nel caso del Monster, per esempio, aggiornare il suo motore a Euro4 è valso un rifacimento completo. Forcellone (più corto), inclinazione di sterzo più chiusa di un grado, assottigliamento di tutto il corpo, coda meno importante, attacchi delle pedane passeggero separati da quelli del conducente (vuol dire migliore comodità), faro nuovo (con daylight), targa alta e non più bassa, strumentazione più completa (arriva la marcia inserita e il livello del carburante), cambio rapido, nuovi carter e fianchi più liberi, con il motore più in vista. Praticamente una moto nuova. Più rapida a entrare in curva e meno goffa esteticamente. Più simile a quello che è sempre stata: una nuda eccitante, di carattere, poco versatile, ma molto emozionante da guidare.
Giunta al suo 23° compleanno, è tornata alle origini. Perché è così che è diventata famosa ed è lì che doveva tornare. La guardi e sembra uguale, invece è nuova nella quasi totalità delle sue parti. E questo denota due cose: la prima è che Ducati sta investendo parecchio, considerando quello che ci vuole per riprogettare un modello, mentre la seconda è che questa operazione - cambiare tutto senza cambiare niente apparentemente - succede solo quando si è in presenza di un mito. Se vogliamo prendere il caso più vicino e banale a quattro ruote, è d’obbligo chia- mare in causa la Porsche 911.
Per accorgerti che è la nuova versione devi fissarla da vicino e per svariati secondi. Ma torniamo al mito di casa nostra: 150 cavalli, 9.250 giri erogati dal Testastretta 11° da 12,9 kgm (126,2 Nm) di coppia massima a 7.750 giri/minuto. Niente male, considerando che il passaggio Euro 4 smorza.
Qui, invece, siamo cresciuti. E ai regimi di passaggio (mediobassi), si è pure ammorbidita. Considerando, poi, che la moto è più corta di ben 26 millimetri, è facile immaginarsi quanto si sia sveltita. Con 200,5 kg di peso senza benzina (2 più di prima), arriva la piattaforma inerziale, che vuol dire elettronica molto più sofisticata. Oltre ai soliti tre riding mode ( sport, tourism, urban), ci sono ora l’Abs cornering, l’antiwheeling e il traction control.
Stretto tra le gambe, manubrio largo, dritto e un po’ avanzato, Monster ti inchioda lì e lì rimani: ti fa sentire tutta la strada, ti butta dentro in curva ancor prima che tu abbia agito per farlo e ti galvanizza con reazioni dinamiche marcate, che chiedono di andarle dietro con il corpo. Non ci si annoia di certo su questa moto, anzi. Bella frenata, cambio-rapido preciso ma perfettibile in scalata, taratura delle sospensioni rigide che premia lo sport a scapito del comfort.
Quella da noi provata è la versione S, e solo lei è grigia: ha freni, cerchi e sospensioni più pregiati, parafango anteriore in carbonio, daylight e cambio rapido di serie. Costa quasi 17mila euro, mentre la base viene 14mila.