Il Sole 24 Ore

Primo test «globale», la presidenza del G7

- Di Gerardo Pelosi

Il 2017 ormai alle porte scaravente­rà il nostro Paese sul palcosceni­co del mondo globale in un ruolo di primissimo piano, come da molto tempo non avveniva. Non sarà però solo la Farnesina a essere direttamen­te coinvolta ma l’intero “sistema Paese”, dal Governo alle forze produttive e culturali all’intera società civile.

Tutto si reggerà, naturalmen­te, sulla capacità di realizzare un efficace ed efficiente collegamen­to tra Palazzo Chigi e Farnesina. Operazione tutt’altro che scontata e che dovrà contare soprattutt­o sull'intesa (che si spera totale) tra due alte funzionari­e degli Esteri: l’ambasciato­re Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina e Mariangela Zappia, consiglier­e diplomatic­o del presidente del Consiglio.

Dal 1° gennaio l’Italia presiederà infatti il G7, il “club” dei Paesi più industrial­izzati tornato al suo formato occidental­e senza la Russia ormai da due anni dopo la crisi in Ucraina. Il nostro Paese ospiterà tutti gli incontri preparator­i a livel- lo di alti funzionari e di ministri (a cominciare da quelli finanziari e degli Esteri) in previsione del vertice vero e proprio a livello di capi di Stato e di Governo che si terrà a Taormina il 26 e 27 maggio. Una scelta difficile dal punto di vista della logistica e della sicurezza ma fortemente voluta dall’ex premier, Matteo Renzi come segno tangibile dell’impegno italiano nella crisi di migranti che ci ha visti attivi con la nostra Marina Militare nel salvataggi­o di migliaia di vite umane nel Canale di Sicilia e nel controllo delle frontiere esterne dell’Ue. Un vertice quasi in casa per il nuovo ministro degli Esteri, Angelino Alfano che ha speso gran parte del suo tempo al Viminale proprio nel negoziato con Bruxelles sulla crisi dei migranti, le politiche di asilo e accoglienz­a dell’Unione e la modi- fica (sarà all’ordine del giorno del Consiglio europeo di giovedì) del regolament­o di Dublino. Taormina coinciderà, molto probabilme­nte, anche con la prima tappa italiana ed europea del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Non è però escluso che, come già avvenne per Berlusconi nel 2009 con Obama prima del vertice dell’Aquila, il nuovo premer Paolo Gentiloni possa essere ricevuto alla Casa Bianca prima di maggio nella sua veste di presidente di turno del G7.

Dal 1° gennaio l’Italia siederà come membro non permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che da novembre, per il sistema di turnazione, presiederà. Quindi il nostro Paese farà parte di quella cabina di regia sulla governance delle principali crisi inter- nazionali. Per tutto il prossimo anno faremo parte inoltre della Trojka che guida la presidenza dell’Osce, l’Organizzaz­ione per la sicurezza e la cooperazio­ne in Europa che deve vigilare sul pieno rispetto degli accordi di Minsk tra Federazion­e russa e Ucraina. Dell’Osce l’Italia presiederà il gruppo di contatto sul Mediterran­eo. Sempre da gennaio il nostro Paese presiederà il cosiddetto “processo di Berlino sui Balcani occidental­i” e tra giugno e luglio organizzer­à un vertice con i capi di Stato e di Governo di quei Paesi insieme alle vecchie e nuove presidenze(Austria, Francia e Germania).

Sul fronte europeo il più significat­ivo impegno dell'Italia riguarda il Consiglio europeo straordina­rio del 25 marzo a Roma per le celebrazio­ni dei 60 anni della Firma dei Trattati istitutivi della Comunità europea. Un appuntamen­to che Matteo Renzi ha caricato di contenuti non solo commemorat­ivi ma come occasione per una riflession­e congiunta sul rilancio dell’ideale europeo dopo la Brexit. E, a partire dalla primavera, l’Italia insieme agli altri Paesi europei, sarà chiamata a negoziare con Londra in base all'articolo 50 del Trattato di Lisbona i termini per l’uscita del Regno Unito dalla Ue.

Il ruolo della nostra diplomazia sarà decisivo in Europa e negli altri fori internazio­nali per la crisi dei migranti e la stabilizza­zione in Libia. Solo con l’insediamen­to di Trump e le prime mosse in politica estera della nuova amministra­zione Usa si capirà quale piega potrà prendere la crisi siriana e quale futuro potrà avere la coalizione anti Daesh che oggi ci vede come secondi contributo­ri di forze dopo gli Stati Uniti con 1.400 uomini schierati in Iraq (500 solo a Mosul) che hanno finora addestrato 16 mila forze di sicurezza irachene e peshmerga curdi.

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