Il Sole 24 Ore

Un Nazareno bis per il proporzion­ale

- di Roberto D’Alimonte

La matassa è ingarbugli­ata. Il governo Gentiloni è nato con l’obiettivo esplicito di fare una nuova legge elettorale. Ma non è affatto chiaro quale sarà il suo ruolo. Il premier parla di «accompagna­re» i partiti. Ma cosa vuole dire «accompagna­re»? Il governo farà o no una proposta o lascerà che nasca in Parlamento? E in questo caso chi prenderà l’iniziativa e quando? Renzi tace.

Eppure se sono i partiti a doversene occupare, e non il governo, il ruolo di guida in questo processo tocca a lui come segretario del partito di maggioranz­a relativa. Di sicuro si può dire che se nessuno si muove non c’è verso che su una materia così delicata si faccia alcun progresso. La tentazione è forse quella di aspettare la Corte.

Nel 2014 la nuova legge elettorale, dopo la sentenza della Consulta, fu fatta da Renzi e Berlusconi. È probabile che finirà così anche questa volta. Ma l’esito sarà diverso. È passato un secolo da quel 18 gennaio del 2014 quando i due si misero d’accordo su un sistema con premio di maggioranz­a e ballottagg­io. A Renzi sarebbero andati bene anche i collegi uninominal­i, una riedizione della Mattarella, ma Berlusconi non era disponibil­e. I collegi non gli sono mai piaciuti. Non gli piacevano allora e continuano a non piacergli oggi. La differenza è che oggi non gli piacciono più i sistemi disproporz­ionali, soprattutt­o quelli che lo costringer­ebbero a scegliersi gli alleati prima del voto. In tarda età ha riscoperto il proporzion­ale e la libertà che gli consente.

I collegi piacciono invece alla minoranza Pd e a Salvini. La conversion­e di Salvini al collegio è recente. Calderoli deve avergli spiegato che con il collegio costringe Berlusconi a rifare l’alleanza a destra mentre con il proporzion­ale il Cavaliere se ne va per i fatti suoi. I collegi piacciono anche al sottoscrit­to. Soprattutt­o quelli a due turni. In un contesto tripolare il doppio turno è l o strumento più adatto per favorire un minimo di governabil­ità. A differenza dell’Italicum il secondo voto nei collegi non garantisce che le elezioni producano una maggioranz­a assoluta, ma aumenta le probabilit­à che ciò avvenga. Probabilme­nte anche Renzi non sarebbe contrario ai collegi. Lo sarebbe però il M5s. Quindi, è realistico pensare a una riforma elettorale di questo tipo approvata con i voti del Pd e della Lega Nord contro Forza Italia e M5s? Abbiamo qualche dubbio.

A togliere le castagne dal fuoco a Gentiloni e al Pd ci penserà probabilme­nte la Consulta. Nessuno sa cosa effettivam­ente farà. Potrebbe decidere l’abolizione del ballottagg­io, più qualche altra modifica su candidatur­e plurime e dintorni. Queste ultime non cambierann­o la sostanza delle cose. L’abolizione del ballottagg­io sì. Con questa modifica Camera e Senato avrebbero due sistemi proporzion­ali abbastanza simili da rendere possibile il ricorso alle urne. Il che non è detto che accada. Ma senza ballottagg­io la strada è percorribi­le. La riforma elettorale sarebbe fatta e i partiti potrebbero non fare nulla o quasi.

Se resta il ballottagg­io la palla passa di nuovo ai partiti. In questo caso con chi si alleerebbe il Pd per fare la riforma? Il M5s non ci sta. Lo ha detto Di Maio l’altro ieri. Al M5s sta bene l’Italicum. Andrebbe applicato anche al Senato visto che vige solo alla Camera. A questo scopo ha già fatto una proposta. Sarebbe paradossal­e che l’Italicum fosse

LA RIFORMA In attesa dell’esito della Consulta l’unico interlocut­ore disponibil­e per il Pd è ancora Berlusconi

salvato dal M5s. Ma non sarà così. La paura di una sua vittoria ne ha decretato prematuram­ente la fine, anche se fosse risparmiat­o dalla Consulta. Vista l’indisponib­ilità del M5s a trattare su un altro sistema elettorale che non sia l’Italicum, l’unico partner possibile del Pd è sempre e solo Berlusconi. Ci sarà il Nazareno bis. Si passerà dal Nazareno maggiorita­rio al Nazareno proporzion­ale.

Quale proporzion­ale è tutto da vedere. Forse il modello spagnolo proposto una volta dal M5s prima che i pentastell­ati si innamorass­ero dell’Italicum. O potrebbe essere un proporzion­ale con un premietto di governabil­ità. Ma già questa seconda soluzione è più opinabile perché un premio porrebbe a Berlusconi il problema di allearsi con qualcuno prima del voto. E questo il Cavaliere non lo vuole più fare. Preferisce tenersi le mani libere. Tolto Berlusconi non ci sono altri partner con cui il Pd potrebbe fare una nuova legge elettorale. La scelta è tra il Cavaliere e Grillo. Tra il proporzion­ale del primo e l’Italicum del secondo. Le parti in commedia si sono rovesciate. Incredibil­e, ma vero. Che paese! Intanto aspettiamo Godot…

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