Vivendi in Mediaset al 3% e punta al 10-20%
Cologno: «Evidente operazione ostile» - Bolloré vuole fare la Netflix europea
Vivendi fa rotta su Mediaset: ieri sera ha annunciato di aver acquistato sul mercato il 3,01% del capitale con l’obiettivo di salire al 10-20%. Con le buone o con le cattive, Vincent Bollorè vuole realizzare con il gruppo del Biscione quell’«alleanza strategica» naufragata sullo scoglio di Premium, ma sulla quale il finanziere bretone conta per costruire il suo progetto di “Netflix” europea.
«Un’evidente operazione ostile» per Mediaset. La mossa, infatti, è tutt’altro che concordata anche se il comunicato della media company transalpina non dismette del tutto i toni “diplomatici”, laddove dice che «Vivendi intende continuare ad acquistare azioni Mediaset in base alle condizioni di mercato, fino a diventare, ove possibile, il secondo maggiore azionista industriale di Mediaset, con una partecipazione che, in un primo tempo, potrebbe rappresentare tra il 10% e il 20% del capitale di Mediaset».
Per mettersi d’accordo bisognerebbe però essere i n due, mentre il gruppo del Biscione ha alzato le barricate già da questa estate, quando è stato chiaro che gli appetiti di Bolloré non si limitavano a Premium.
È stata la stessa Vivendi, nel comunicato di ieri, a ricordare gli antefatti, dal suo punto di vista. Il contratto firmato l’8 aprile - che prevedeva lo scambio azionario reciproco del 3,5% tra Vivendi e Mediaset e il passaggio sotto le insegne francesi del 100% di Mediaset Premium - secondo Parigi voleva essere una «partnership strategica e industriale» di «portata internazionale» che prevedeva «varie iniziative relative alla produzione e distribuzione congiunta di ambiziosi programmi audiovisivi e la creazione di una piattaforma televisiva globale over the top». Ma, prosegue la ricostruzione di parte francese, «la prevista acquisizione di Mediaset Premium ha malauguratamente fatto sorgere un contenzioso tra Vivendi e Mediaset» e «Mediaset e il suo azionista Fininvest non hanno accettato le proposte di Vivendi finalizzate a trovare una soluzione amichevole per risolvere la controversia».
Difficile però, se non impossibile, che l’idillio infranto si possa ricostruire sotto la velata minaccia di una scalata. «Non siamo stati avvisati», mettono le mani avanti fonti di Cologno. E, in effetti, è quanto ammettono anche i francesi.
pBollorè, come d’abitudine, non ha bussato prima di entrare. La “sorpresa” del nuovo socio al 3,01% è stata annunciata a Mediaset, come a tutti, via comunicato stampa. Mediaset ricorda che dal 25 luglio - quando Parigi ha “disdettato” l’accordo che per il Biscione era invece un contratto vincolante - il titolo ha perso il 30%, «perdita di cui Vivendi si avvantaggia oggi investendo massicciamente sul mercato». Ma Fininvest avverte di non voler «arretrare neppure di un passo dalla sua posizione di azionista di riferimento di Mediaset», promettendo che «si tutelerà in tutte le sedi e con tutti i mezzi per bloccare quello che ritiene un gravissimo inganno che fa scempio delle leggi del mercato». «Bolloré e Vivendi hanno mostrato quelli che erano fin dall’inizio i loro veri progetti», accusa la holding della famiglia Berlusconi. E cioè: «L’accordo raggiunto in primavera e seguito pochi mesi dopo dall’incredibile voltafaccia, con la violazione di un contratto assolutamente vincolante, facevano parte di un disegno ben preciso: creare le condizioni per far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset e lanciare a prezzi a sconto quella che si presenta come una vera e propria scalata ostile». Un disegno che, per Fininvest, è confermato dalla mossa di ieri, «sen- za avere neppure la decenza di risparmiarsi l’ipocrita giustificazione di voler portare avanti quel progetto industriale che con motivazioni assurde Vivendi aveva calpestato». Tra azioni proprie e quota in mano a Fininvest (poco meno del 35%), Mediaset si potrebbe ritenere “blindata”. Ma, con la capitalizzazione scesa a poco più di 3,2 miliardi, un tenta- tivo di scalata non può neppure essere escluso. Certamente l’operazione sarebbe alla portata di Vivendi, che ha investito una cifra analoga per arrivare al 25% di Telecom. Il “primo” 3% di Mediaset - una “zampata” tirata in un vuoto di Governo - è costato meno di 100 milioni. «L’ingresso nel capitale di Mediaset - così viene spiegato da Parigi - è in linea con le intenzioni di Vivendi di sviluppare la propria attività nell’Europa meridionale e con le proprie ambizioni strategiche quale primario gruppo internazionale con sede in Europa nel settore dei media e dei contenuti». Nessun accenno a Telecom, sebbene nelle settimane scorse fosse circolata l’ipotesi di un avvicinamento a Mediaset che, da tutti smentita, in futuro potrebbe rivelarsi poi non così peregrina. Da parte sua Mediaset ha deciso di farsi assistere da Intesa e UniCredit per «tutelare gli interessi di tutti gli azionisti» e valutare le reali intenzioni dei francesi nonchè la loro «coerenza con le strategie» societarie.
LA DICHIARAZIONE Il gruppo Berlusconi: «Vivendi deve sapere che Fininvest non intende arretrare neppure di un passo dalla sua posizione di azionista di riferimento»