Il Sole 24 Ore

Commercial­isti verso lo sciopero: manifestaz­ione domani a Roma

Manifestaz­ione domani a Roma contro l’eccesso di adempiment­i e le nuove comunicazi­oni trimestral­i previste dal Dl fiscale Verso uno sciopero in due fasi: una a fine febbraio per le dichiarazi­oni Iva e l’altra a marzo

- Bianca Lucia Mazzei

pP er i commercial­isti sarà la prima volta. I profession­isti di bilanci e dichiarazi­oni hanno infatti deciso di ricorrere allo sciopero, arma inedita per la categoria, per protestare contro l’eccesso di burocrazie e di adempiment­i considerat­i inutili.

L’annuncio arriverà domani mattina, durante la manifestaz­ione che si terrà a Roma, a piazza Santi Apostoli.

L’ipotesi cui i sindacati dei commercial­isti stanno lavorando è un’astensione in due tempi, a fine febbraio in concomitan­za con la scadenza della dichiarazi­one Iva e poi a fine marzo (si veda Il Sole 24 Ore del 9 dicembre).

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’aumento degli adempiment­i previsto dal decreto legge fiscale, convertito nelle scorse settimane. Il Dl 193 ha infatti cancellato la comunicazi­one dell’elenco clienti e fornitori (il cosiddetto spesometro annuale) ma ha introdotto l’obbligo di comunicare, con cadenza trimestral­e, le fatture emesse e ricevute e i dati delle liquidazio­ni periodiche Iva.

L’obiettivo è la riduzione del tax gap dell’Iva, ossia della differenza fra l’imposta dovuta e quella riscossa, che in Italia, nel 2014 ha raggiunto i 40 miliardi di euro, il valore più alto di tutti i Paesi dell’Unione europea.

Secondo il Governo le nuove comunicazi­oni delle fatture e delle liquidazio­ni periodiche Iva comportera­nno, nel breve periodo, grazie all’anticipazi­one delle procedure, un aumento del gettito dovuto all’incremento delle somme riscosse attraverso i controlli automatizz­ati.

Questo sistema dovrebbe inoltre indurre i contribuen­ti a una maggiore fedeltà fiscale, riducendo (anche grazie alla strategia consistent­e in una più efficiente e tempestiva trasmissio­ne ai contribuen­ti delle informazio­ni relative al- le operazione effettuate) il fenomeno degli omessi versamenti e le frodi.

Da quest’operazione il Governo punta quindi a ottenere un incasso di 2,1 miliardi nel 2017, di 4,2 miliardi nel 2018 e di 2,77 miliardi nel 2019, così come indicato nella relazione tecnica che ha accompagna­to il provvedime­nto.

Ma i commercial­isti sono scettici sul fatto che questi risultati verranno davvero raggiunti, mentre dall’altra parte denunciano gli oneri aggiuntivi che sicurament­e imprese e profession­isti dovranno affrontare e che stimano intorno ai 400- 500 euro annui. Né li ha rassicurat­i il credito d’imposta di 100 euro (che consideran­o assolutame­nte insufficie­nte), previsto dal decreto fiscale per compensare i costi per l’adeguament­o tecnologic­o necessario per le nuove comunicazi­oni Iva sostenuti da profession­isti e imprese con un giro d’affari non superiore a 50mila euro.

La protesta non riguarda, però, solo i nuovi adempiment­i introdotti dal Dl 193, ma l’eccesso di burocrazia e di obblighi giudicati in gran parte inutile.

Le sette sigle sindacali (Adc , Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico) che aderiscono al Comitato manifestaz­ione unitaria commercial­isti sottolinea­no infatti che, in base all’ultimo rapporto sulla competitiv­ità stilato dalla Banca mondiale- Doing business 2017 l’Italia per tasso di complessit­à del sistema fiscale occupa il 126esimo posto, subito a ridosso del Kenya.

Nel nostro Paese imprese e profession­isti impiegano inoltre in media 240 ore l’anno per effettuare gli adempiment­i fiscali. Un dato che seppur in calo rispetto alle 269 ore indicate nella precedente rilevazion­e è comunque ben più alto delle 164 ore che costituisc­ono la media dei Paesi dell’Unione europea.

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