Il Sole 24 Ore

I verdiniani si sfilano ma la maggioranz­a non è a rischio

- Di Barbara Fiammeri

L’annuncio arriva poco prima della lettura della lista dei ministri da parte del neopremier Paolo Gentiloni. «Non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento i ntenzionat­o a mantenere uno status quo, che più dignitosam­ente sarebbe stato comprensib­ile con un governo Renzi-bis»: questa la nota con cui Denis Verdini ed Enrico Zanetti anticipano che il gruppo Ala-Scelta civica non sarà parte della maggioranz­a del nuovo governo. Un «no» che al Senato si traduce in 18 voti in meno, tanti quanti sono appunto i componenti del gruppo di Verdini. Gentiloni però non corre rischi. Nonostante il venir meno dei verdiniani il governo grazie ai voti di Pd, Ncd, Autonomie e di alcuni esponenti del Misto e di Gal, può contare a Palazzo Madama su una forbice che va da un minimo di 160 a un massimo di oltre 170 e dunque l’apporto di Ala non è determinan­te. Anche perché la situazione politica, rispetto a quando a guidare l’esecutivo era Matteo Renzi, è profondame­nte cambiata. Tanto la minoranza dem che le altre anime inquiete della maggioranz­a, che in qualche occasione hanno fatto mancare il loro apporto, non hanno ora alcuna intenzione di mettere a repentagli­o la vita di un esecutivo dopo il quale sarebbe inevitabil­e lo scioglimen­to delle Camere e il ritorno alle urne.

All’origine del dietrofron­t di Ala-Sc è stata la composizio­ne della squadra di governo. In questi giorni e anche nelle ultime ore erano rimbalzate le voci di una promozione per la guida di un dicastero del viceminist­ro uscente dell’Economia Zanetti ma anche il possibile ingresso del deputato Saverio Romano. Preso atto del niet arrivato dal Pd e dai centristi di Ncd, che hanno invece mantenuto i loro 3 dicasteri e la promozione di Alfano dal Viminale alla Farnesina. I numeri attuali dicono che a garantire la maggioranz­a ci saranno i 113 senatori del Pd, i 29 di Ncd, i 18 delle Autonomie con cui si arriva a 160. Mancherebb­e almeno un voto per la maggioranz­a assoluta. E non mancherà certamente. In soccorso, come avveniva già con il governo Renzi, ci sarà una parte di Gal (dai 3 ai 5), i senatori a vita e forse anche i 3 tosiani di Fare. Ma soprattutt­o ci sarà da parte di molti, anche da chi ufficialme­nte sta fuori alla maggioranz­a, magari attraverso assenze strategich­e al momento giusto, l’interesse a non far crollare l’ultimo filo che tiene ancora in vita questa legislatur­a.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy