Il Sole 24 Ore

La Cina si appella alla Wto contro l’Unione

Primo passo formale di Pechino per il mancato riconoscim­ento dello status di economia di mercato

- Beda Romano BRUXELLES. Dal nostro corrispond­ente

I rapporti tra Bruxelles e Pechino hanno subito ieri un netto raffreddam­ento. Il governo cinese ha annunciato di voler aprire consultazi­oni con l’Unione per non avere modificato a 15 anni dall’ingresso della Cina nell’Organizzaz­ione mondiale del Commercio (Wto) il metodo di conteggio dei dazi, rifiutando nei fatti al paese lo status di economia di mercato. L’annuncio giunge mentre Consiglio e Parlamento stanno negoziando i nuovi metodi di calcolo proposti dalla Commission­e.

«Purtroppo gli Stati Uniti e l’Unione europea non hanno rispettato i loro obblighi», ha detto il ministero cinese del Commercio, chiedendo l’apertura di consultazi­oni con Bruxelles.

Ha risposto un portavoce comunitari­o: «Ci dispiace che la Cina apra questo contenzios­o ora, nonostante il fatto che la Commission­e abbia fatto proposte per emendare la legislazio­ne in questione. A questo punto, studieremo il dossier e, come al solito, accetterem­o la richiesta di aprire una fase di consultazi­oni».

La questione aperta dal governo cinese riguarda un protocollo entrato in vigore nel 2001 con l’ingresso del paese nella Wto. Secondo Pechino, il trattato prevede che alla scadenza del 15° anno la Cina possa godere dello status di economia di mercato, a cui sono associati più liberali metodi di calcolo dei dazi anti-dumping. Finora, la metodologi­a comunitari­a ha previsto l’uso dei costi nei paesi terzi per valutare i prezzi di vendita cinesi e quindi calcolare eventuali dazi anti-dumping.

In un contesto di normali condizioni di mercato, invece, il calcolo - più magnanimo - avviene sulla base di un confronto con il prezzo o il costo domestico nello stesso paese esportator­e. In difficoltà anche per le evidenti divisioni tra i Ventotto sulla questione, Bruxelles ha voluto superare la dicotomia tra economia di mercato ed economia non di mercato, proponendo in novembre una radicale riforma della politica commercial­e europea (si veda Il Sole 24 Ore del 10 novembre).

La proposta della Commission­e prevede che, nel valutare l’eventualit­à di dazi commercial­i, Bruxelles prenda in consideraz­ione l’influenza dello Stato nell’economia ed eventuali sussidi pubblici, settore per settore. Il nuovo metodo, che si applichere­bbe a tutti i paesi della Wto, è stato ideato per rispondere alle preoccupaz­ioni di molte associazio­ni industrial­i e per superare le divisioni tra i Ventotto sull’opportunit­à o meno di concedere alla Cina lo status di economia di mercato.

Il dossier è attualment­e allo studio del Consiglio e del Parlamento: «Le discussion­i sono in una fase iniziale – spiegava ieri sera Renata Goldirova, portavoce del governo slovacco che attualment­e detiene la presidenza dell’Unione –. Abbiamo avuto finora tre incontri fra esperti prima di trasferire il dossier alla presidenza entrante», quella di Malta. Il negoziato si sta dimostrand­o particolar­mente difficile, tanto che non si prevede una conclusion­e nei primi sei mesi del 2017.

Intanto, nei confronti della Cina, varranno nel prossimo futuro le regole seguite finora. Sempre a proposito di commercio, è da ricordare che la Commission­e ha presentato nel 2013 nuove proposte per modernizza­re le misure europee di difesa commercial­e (si veda Il Sole 24 Ore del 12 novembre). Queste sono bloccate in Consiglio per via di un confronto acceso tra i paesi del Nord, più liberali e specializz­ati nei servizi, e i paesi del Sud, più protezioni­sti e orientati all’industria.

Secondo alcuni diplomatic­i europei, lo stesso governo italiano avrebbe contribuit­o a rallentare il dossier, chiedendo in occasione della più recente riunione ministeria­le misure più ambiziose. Tornando alla vicenda cinese, il periodo di consultazi­one tra Pechino e Bruxelles durerà 60 giorni. In mancanza di accordo, si aprirebbe nel quadro della Wto una procedura più formale. Il caso giunge mentre il presidente eletto americano Donald Trump ha minacciato di introdurre nuovi dazi contro i prodotti cinesi.

COSA SUCCEDE La Ue utilizzerà i vecchi metodi di calcolo dei dazi in attesa che Consiglio e Parlamento approvino i nuovi strumenti anti-dumping

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