Il Sole 24 Ore

La realtà smentisce i luoghi comuni

- Giorgio Pogliotti

Lo scambio tra salario e produttivi­tà del lavoro inizia ad essere una realtà, visto che attraverso la contrattaz­ione aziendale (o territoria­le) coinvolge oltre 5 milioni di lavoratori. È un numero importante. Viene smentita la tesi di quanti finora hanno criticato gli incentivi fiscali con l’argomentaz­ione che i premi di produttivi­tà hanno una scarsa diffusione nel Paese. In buona parte si tratta di dipendenti di imprese mediogrand­i, ma il dato relativo ai 2.901 accordi territoria­li che interessan­o 1,2 milioni di lavoratori , mostra come abbia cominciato ad aprirsi una breccia anche tra le Pmi.

Proprio a loro si rivolge l’accordo raggiunto a metà luglio tra Confindust­ria e sindacati, per consentire anche alle piccole imprese, dove non esiste una rappresent­anza sindacale, di erogare premi di risultato aziendali collegati ad incrementi di produttivi­tà, benefician­do dei vantaggi fiscali previsti dalla legge.

La reintroduz­ione della cedolare secca del 10% applicata ai premi di produttivi­tà, va proprio nella direzione auspicata da tutti gli organismi internazio­nali, che da tempo sollecitan­o l’Italia a rafforzare il peso della contrattaz­ione aziendale per recuperare quel gap di produttivi­tà che separa il Belpaese dalle principali economie europee. E in una fase di bassa inflazione come l’attuale, potrà contribuir­e a rendere le buste paga dei lavoratori più pesanti.

I dati anticipati oggi dal Sole 24 ore ci dicono che questi accordi non sono diffusi in modo omogeneo sul territorio nazionale, ma interessan­o in prevalenza il Centro-Nord. Non tutti questi premi vengono erogati in modo “virtuoso”. In questo senso, l’ipotesi di contratto nazionale dei metalmecca­nici rappresent­a un’importante innovazion­e, poiché esplicita la totale variabilit­à del premio.

La quota di salario interessat­a è in media di 1.649 euro lordi annui per gli accordi aziendali, di 1.098 euro per gli accordi territoria­li, per una media nel complesso di 1.552 euro. Questi numeri ci dicono che negli accordi territoria­li in media i premi rappresent­ano meno della metà del massimale oggetto della detassazio­ne, mentre nella contrattaz­ione aziendale corrispond­ono ad una mensilità in più. Ci sono ampi spazi di migliorame­nto. Il problema è che la struttura retributiv­a dei contratti di lavoro subordinat­o è largamente dominata da voci fisse; il salario cresce in base all’anzianità, invece che in rapporto al merito o alla produttivi­tà del lavoratore. Il cambio di passo potrà essere trovato in sede di confronto sugli assetti contrattua­li, tra imprese e sindacati, poiché quanto più un contratto nazionale è “pesante”, tanto meno spazio verrà lasciato alla negoziazio­ne aziendale.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy