Il Sole 24 Ore

Milano investe sulle periferie

Prevista la riqualific­azione urbanistic­a e dell’edilizia residenzia­le di cinque quartieri

- Sara Monaci

Un piano quinquenna­le da 356 milioni - di cui almeno la metà ancora da trovare - per la riqualific­azione delle periferie di Milano. È l’obiettivo dell’amministra­zione comunale guidata da Giuseppe Sala, già proposto in campagna elettorale e ora riconferma­to dopo i primi 6 mesi di governo della città di Milano. La questione ha un contenuto fortemente politico: mentre la giunta precedente, guidata dal Giuliano Pisapia, sarà ricordata per i lavori dell’Expo e per gli investimen­ti nel centro storico e nei grandi eventi, quella del manager Sala dovrebbe guardare ai quartieri finora trascurati. Il suo “marchio distintivo” dovrebbe essere quello delle periferie .

Sono prevalente­mente cinque le zone di intervento: Gallarates­e, Bovisa, Adriano, Corvetto e Giambellin­o. Si tratta di ampi quartieri, i più in difficoltà, che a Milano rappresent­ano oltre la metà delle periferie. Si prevede nel giro di 5 anni, cioè entro giugno 2021, di ricostruir­e case popolari, riqualific­are le strade, creare centri di formazione per le attività imprendito­riali e teatri per l’infanzia, efficienta­re l’energia nelle scuole, costruire nuovi istituti scolastici, garantire maggiore illuminazi­one, rafforzare i servizi di trasporto pubblico e dare vita ad aree verdi utilizzabi­li dalla cittadinan­za.

I progetti riguardano gli assessorat­i all’urbanistic­a, alle politiche sociali, ai trasporti, alla cultura; tutti coordinati, da quello al bilancio. Il piano punta ad un ambizioso investimen­to da 356 milioni, su cui la giunta si sta concentran­do per capire dove andare a reperirli (se si esclude l’aumento della pressione fiscale).

Per il periodo 2017-2019 ci saranno i primi 180 milioni, secondo quanto previsto dal sindaco Sala e dal suo assessore al bilancio Roberto Tasca. Di questi, 70 milioni arriverann­o con nuovi mutui, mentre altri 10 sono stati teoricamen­te inseriti nel Patto per Milano firmato dal sindaco e dal governo Renzi. Ora però il governo Renzi non c’è più e toccherà a quello guidato da Gentiloni mettere nero su bianco, in qualche provvedime­nto, la cifra promessa. Vedremo. I restanti 100, spera l’amministra­zione comunale, arriverann­o dalla cessazione delle quote della partecipat­a Serravalle, la società autostrada­le controllat­a dalla Regione Lombardia (tramite Finlombard­a). Il diritto di cessazione era stato avanzato già a fine 2015, dalla precedente giunta milanese, ma al momento il dibatti- to sul valore di questo 18,6% è ancora in corso e i pareri degli advisor sono contrastan­ti. Riassumend­o: Palazzo Marino vorrebbe 100 milioni, ma la società Serravalle, che dovrebbe liquidare le quote, non ha ancora dato l’ok, e probabilme­nte è più orientata a concedere 75 milio- ni. L’accordo insomma non c’è e Serravalle deve peraltro decidere come pagare, visto che un esborso di tali dimensioni ha un impatto oneroso sulle sue casse (soprattutt­o in previsione di un aumento di capitale per la sua controllat­a Pedemontan­a). Questo vuol dire che i primi 180 milioni, per quanto sicuri, non hanno comunque tempi certi.

Il resto è da vedere. Per gli anni successivi si parla di un mix di risorse, a cui dovrebbe contribuir­e parzialmen­te anche la Regione Lombardia che, per una quota minore, si occupa anch’essa di case popolari milanesi (quelle gestite dalla società regionale Aler). I vertici comunali fanno inoltre sapere che Palazzo Marino parteciper­à a bandi dell’Unione europea per il settore sociale; infine ci saranno possibili cessioni di quote azionarie, non meglio definite per il momento, e vendite di beni immobiliar­i.

Su quest’ultimo punto, i risultati saranno maggiormen­te garantiti dalla realizzazi­one di una cittadella dell’amministra­zione in alcune aree degli ex scali ferroviari (zone Farini e Romana), così da liberare alcuni immobili di pregio del centro. Intanto nel 2016 sono stati investiti nelle periferie i primi 80 milioni, non inseriti in questo maxi progetto, derivanti da risparmi e rinegoziaz­ione di mutui.

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