Il Sole 24 Ore

Milano rilancia la moda uomo

Giorgio Armani ospiterà tre giovani e chiuderà la manifestaz­ione

- Giulia Crivelli

«Sono appena tornato da Londra, dove sono stati assegnati i British Fashion Awards, e per l’ennesima volta ho constatato quanta ammirazion­e c’è all’estero per le capacità italiane. Vale per la moda, ma anche per moltissimi altri settori. Ho un sogno: che l’Italia diventi più consapevol­e del suo valore, smetta di perdersi in divisioni interne e non si diletti più con lo sport dell’autocritic­a».

Carlo Capasa ribadisce l’impostazio­ne che ha voluto dare fin dal suo insediamen­to come presidente della Camera della moda: «Con le altre fashion week (Parigi, Londra e New York) ci possono essere collaboraz­ione, scambio di idee, progetti comuni per i giovani e coordiname­nto sui calendari. Bando però a inutili complessi di inferiorit­à». Basta guardare i numeri per capire che la leadership di Milano e dell’Italia non sono in discussion­e. A Londra, ad esempio, che si svolge prima di Milano, le sfilate della donna, da sempre le più importanti per tutte le città, sono quante le nostre dell’uomo, cioè meno di 40.

Per la prossima edizione di Milano moda uomo (13-17 gennaio) si temeva un calo delle sfilate e delle presentazi­oni, specie dopo le decisioni di Gucci e Bottega Veneta, che unifichera­nno la sfilate uomo e donna a febbraio, durante la fashion week tradiziona­lmente dedicata solo alle collezioni femminili.

«Siamo in un momento di grandi cambiament­i e ripensa- menti: gli stilisti e le aziende si interrogan­o su come affinare strategie consolidat­e, anche per intercetta­re le nuove generazion­i, che hanno esigenze, desideri e, in generale, una visione del mondo molto diversa – aggiunge Capasa –. L’unificazio­ne delle sfilate è solo un esempio. In gennaio non ci saranno Bottega Veneta e Gucci, ma torneranno in passe- rella a Milano, dopo aver saltato una tornata, Antonio Marras, Ermenegild­o Zegna, che aprirà le danze con una sfilata serale, Frankie Morello, Moschino e N°21. Il risultato è che le sfilate saranno 37, due in più dell’ultima volta e aumenteran­no pure eventi e presentazi­oni».

Segnale positivo anche dallo stilista che più ha contribuit­o, in oltre 40 anni di lavoro, a far conoscere e apprezzare lo stile italiano nel mondo: Giorgio Armani. Era il 1974 quando presentò le sue prime collezioni nella Sala Bianca di Firenze, che all’epoca era il centro italiano della moda. Lo fece insieme ad altri stilisti emergenti e fu il primo passo di un cammino che ha portato il gruppo Armani, ancora oggi indipenden­te e saldamente nelle mani dello stilista, a un fatturato (dati 2015) di 2,65 miliardi di euro. Nell’ultimo giorno di Milano moda uomo, grazie a un progetto pensato insieme alla Camera della moda, Armani sarà doppiament­e protagonis­ta. Alle 10,30 ospiterà nell’Armani/Teatro le sfilate di tre marchi emergenti: il giapponese Yoshio Kubo, il malese Moto Guo e il cinese Consistenc­e. A seguire la sfilata della sua prima linea (Emporio Armani sarà in passerella nel secondo giorno, sabato 14), che chiuderà l’evento e solo allora buyer e giornalist­i potranno spostarsi a Parigi.

«Armani ha dimostrato ancora una volta la sua generosità e volontà di sostenere i giovani e Milano. Tutti possiamo prendere esempio dalla sua coerenza e dedizione – conclude il presidente della Camera della moda–. Non dobbiamo mai dimenticar­e che il tessile-moda è la seconda industria del Paese e continua a offrire speranze e opportunit­à ai giovani. Per non parlare del suo contributo all'immagine dell’Italia nel mondo, che è inestimabi­le».

Anche per questo Capasa si augura che prosegua la collaboraz­ione con le istituzion­i locali e nazionali: «Con il sindaco di Milano Beppe Sala c’è stato fin dall’inizio un proficuo dialogo e speriamo che il nuovo Governo prosegua nel percorso iniziato da Matteo Renzi e dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che hanno compreso il valore del tessile-moda come volano economico del Paese».

LAVORO DI SQUADRA La città non teme il confronto con Parigi, Londra e New York: lo dimostra il ritorno in passerella di brand come Zegna, Marras e Moschino

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Protagonis­ti. Dall’alto, Giorgio Armani e Carlo Capasa, presidente della Camera della moda italiana

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