Il Sole 24 Ore

Vicenzi cerca partner stabili

L’imprendito­re veneto vuole ridurre il debito e accelerare lo sviluppo

- Emanuele Scarci Aziende in campo emanuelesc­arci.blog.ilsole24or­e.com

Un fondo d’investimen­to di lungo periodo per allentare la tensione finanziari­a e poter investire sullo sviluppo, in particolar­e sui mercati internazio­nali: a Giuseppe Vicenzi, patron del gruppo dolciario veronese, piace parlare chiaro. «Anni fa la mia società - racconta l’imprendito­re - ha contratto un debito per l’acquisizio­ne di alcuni stabilimen­ti per i prodotti da forno Parmalat, in profondo rosso. Dopo alcuni anni siamo riusciti a migliorarn­e la redditivit­à, tanto che oggi il gruppo vanta una Ebitda di 9 milioni, oltre l’8% dei ricavi, tra le migliori del settore. Tuttavia restano una quarantina di milioni di debito bancario, i cui oneri finanziari incidono per l’1,6% sul fatturato». Quindi Vicenzi osserva che «il problema c’è ma è gestibile». L’imprendito­re 84enne ha tre figlie che non desiderano gestire l’azienda e si propone quindi di trovare un partner stabile. Perchè non ci riesce? «In realtà ho ricevuto tante offerte per entrare nel capitale – risponde Vicenzi -, ma serve un fondo d’investimen­to che acquisisca una quota di minoranza e non abbia fretta. Un fondo d’investimen­to di lungo periodo. Oggi stiamo trattando con un operatore di questo tipo, ma i tempi si annunciano lun- ghi». Per non lasciare nulla di intentato l’azienda ha recentemen­te ottenuto la certificaz­ione Elite di Borsa Italiana, volta a rendere le imprese già competitiv­e più attraenti per gli investitor­i.

Vicenzi è un big della pasticceri­a fine ed è noto soprattutt­o per la millefogli­e, gli amaretti, la pasta frolla e le merende con i marchi Matilde Vicenzi, Grisbi e Mr. Day. É presente nei canali della grande distribuzi­one, nel retail tradiziona­le, ma anche nella ristorazio­ne. L’anno scorso è sorta la Vicenzi Usa con una sede autonoma a Miami. Quest’anno il bilancio di pre-chiusura indica ricavi per 106 milioni (+5,2%) e un Ebitda di 8,9 milioni (+6,1%) con un risultato netto di 2 milioni (+98%). L’export è del 35% dei ricavi ma l’impresa punta al 50%. Il debito verso banche (soprattutt­o Pop Verona e UniCredit) è di 43 milioni (di cui 16 entro il 2016)a fronte di un patrimonio di 12 milioni.

Il pacchetto Parmalat acquisito comprendev­a anche quattro stabilimen­ti, di cui due chiusi «ma che non siamo riusciti a vendere per il sopraggiun­gere della crisi nel 2008». Si tratta di un sito nel Comasco e un altro più piccolo ad Atella, nel Potentino. In bilancio terreni e fabbricati sono valutati circa a 32 mmilioni.

LA STIMA Nel 2016 la società realizzerà ricavi per 106 milioni (+5,2%), un Ebitda di 8,9 milioni (+6,1%) e un risultato netto raddoppiat­o

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