È scontro istituzionale Cia-Trump
Intanto il presidente eletto twitta: costi F-35 fuori controllo, ridurre acquisti all’estero
pDonald Trump, come pochi prima di lui, scuote alle radici l’apparato di sicurezza e della difesa americano. Il futuro presidente, difendendo a spada tratta la possibile nomina a segretario di Stato dell’amministratore delegato di Exxon Mobil e scendendo sul piede di guerra contro la Cia che ha accusato la Russia di aver aiutato la sua elezione, ha scatenato un vero e proprio terremoto nei centri nevralgici del governo e delle istituzioni. E ieri ha aperto anche altri fronti della sua offensiva: al Pentagono ha fatto sapere che il programma per i caccia inter-forze F-35 e i suoi costi sono «fuori controllo».
Miliardi di dollari, ha promesso con un tweet, possono e saranno risparmiati su commesse militari e di altro genere dopo il suo insediamento il 20 gennaio. Le forze armate hanno previsto finora ordini per 2.400 F-35, ma i ritardi nel programma hanno raddoppiato il budget originale a 400 miliardi.
Il nuovo affondo è partito dopo che il presidente eletto aveva già assalito Boeing - colpevole tra l’altro di velate critiche al suo protezionismo commerciale - per presunti eccessi nel contratto di for- nitura di due rinnovati Air Force One, gli aerei presidenziali. E che le sue offensive siano prese sul serio lo ha mostrato Wall Street: le azioni di Boeing prima e poi di Lockheed Martin e di fornitori dell’F-35 quali Northrop Grumman, United Technologies e Bae Systems hanno ceduto terreno. United Technologies, che consegna i motori Pratt & Whitney, fi- nisce nel mirino a soli pochi giorni di distanza dal premio ricevuto invece per la decisione di tenere in Ohio 800 posti di lavoro della controllata in condizionatori e caldaie Carrier che dovevano essere trasferiti in Messico.
Ieri è stata confermata la scelta di Gary Cohn, direttore generale di Goldma Sachs, come capo della squadra dei consiglieri economici (Unites States National Economic Council) alla Casa Bianca e consigliere speciale per la politi- ca economica.
Ma i riflettori sono rimasti puntati sul pesante scontro di Trump con il mondo dell’intelligence, per i rischi che comporta nella sicurezza nazionale e in politica estera. Le informazioni delle 17 agenzie dei servizi segreti e un rapporto di fiducia con loro - che dalla crisi irachena hanno faticosamente cercato di ricostruire una credibilità - sono cruciali per le scelte della Casa Bianca. Trump ha invece già oggi snobbato i rapporti, chiedendo solo un briefing alla settimana, molto meno dei suoi predecessori.
L’escalation dello scontro è indicativa della gravità della crisi. La squadra di transizione di Trump aveva inizialmente emesso un terzo comunicato per sottolineare che i servizi segreti che denunciano l’influenza degli hacker del Cremlino sono gli stessi che avevano scoperto le inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Trump si è poi spinto oltre: ha definito personalmente «ridicole» le accuse, aggiungendo di «non crederci».
Venerdì era filtrato il giudizio dell’intelligence che, sulla base di ampie prove circostanziali, Mosca aveva orchestrato furti informatici ai danni sia dei democrati- ci che dei repubblicani per screditare il processo elettorale e favorire la vittoria del costruttore divenuto leader politico. E l’inquietudine è tale che ha ormai contagiato entrambi i partiti: lo stesso leader conservatore del Senato Mitch McConnell ha rotto ieri con Trump invocando un’inchiesta sul ruolo di Mosca e esprimendo piena fiducia nell’intelligence, come ha fatto più tardi anche lo speaker repubblicano della Camera Paul Ryan.
La conclusione della Cia ha anche complicato per Trump la scelta del Ceo di Exxon, il 64enne Rex Tillerson, alla guida della diplomazia americana. Tillerson ha stretti legami con Vladimir Putin, frutto di anni di intese sui giacimenti energetici russi, anche se ha mostrato posizioni più aperte di Trump su una tematica quale l’effetto serra definita «una sfida globale da affrontare». Il suo nome, con una decisione per Foggy Bottom preannunciata in settimana, ha sollevato un vespaio in Congresso. «Sono un elemento di preoccupazione - ha detto il senatore repubblicano John McCain riferendosi ai legami con Mosca -. Dovrò esaminarli. Putin è un bandito, un bullo e un assassino».
LE RICADUTE SULLA SQUADRA I legami con Putin complicano la designazione di Rex Tillerson (Exxon) a segretario di Stato Gary Cohn (Goldman Sachs) capo dei consiglieri economici