Il Sole 24 Ore

Casse, meno vincoli sulle rivalutazi­oni

L’aggancio al Pil penalizza i soggetti virtuosi - In crescita le richieste di welfare

- Giorgio Costa

pAvvicinar­e sempre più le Casse ai bisogni degli iscritti che da una parte sono previdenzi­ale ma, dall’altra, sempre più di welfare. Specie per le Casse giovani e che, proprio per questo, vedono l’erogazione degli assegni pensionist­ici come un fatto ancora relativame­nte modesto dal punto di vista dei numeri e che parallelam­ente intravedon­o nei “bisogni” di welfare qualcosa di immediatam­ente percepibil­e e a cui dare risposta.

E proprio per indicare le traiettori­e di sviluppo del sistema delle Casse - in particolar­e quelle cosiddette “103”, cioè istituite con il Dlgs 103/1996, vale a dire Enpab (biologi), Epap (pluricateg­oriale), Eppi (periti industrial­i), Enpap (psicologi) e Enpapi (profession­i infermieri­stiche) che insieme fanno 3,6 miliardi di patrimonio - si tiene oggi a Roma un incontro sul tema «Vent’anni di previdenza privata». L’obiettivo è quello di verificare l’andamento degli enti e dimostrare come anche le “piccole” Casse possano avere spazio, specie se improntate al regime contributi­vo e gestite in maniera oculata.

Il “pianeta” Casse “103” vede iscritti (dati al 31 dicembre 2015) 160.238 soggetti, riuscendo così a triplicare il numero dei propri aderenti che a fine 1999 erano poco più di 51mila. Sul fronte previdenzi­ale si registrano ad oggi 11.383 assegni pensionist­ici erogati per una spesa annua di 25,3 milioni. E se, ovviamente, i costi per le prestazion­i erogate aumentano, il sistema “Casse 103” ha continuato ad accumulare risorse con un saldo sempre positivo e che nel 2015 ha raggiunto i 290,3 milioni, contro i 124,2 milioni del 2001. Con assegni medi ancora molto modesti che si fermano a sotto i 2.225 euro annui.

Ma resta sul fronte del welfare che le “Casse 103” giocano la loro “nuova” partita. La misura dell’impegno sostenuto dalle Casse per i propri iscritti nell’anno 2015 ci rende un dato pari a 57,6 milioni di euro per quasi 121mila prestazion­i di welfare complessiv­e, in forma di contributi monetari o servizi. Primariame­nte si è sostenuto il reddito dei profession­isti, con una spesa di 33,9 milioni. «Si tratta di un compito diventato essenziale per noi - spiega Mario Schiavon, presidente di Enpapi - specie dopo il Jobs act. E il lavoro sul welfare renderà inevitabil­e una collaboraz­ione tra gli enti proprio sui servizi. Peraltro, l’ente è consapevol­e delle gravi difficoltà in cui versano i giovani profession­isti e il supporto viene offerto sotto il profilo contributi­vo, attraverso riduzioni del minimo soggettivo per i profession­isti con età inferiore ai trenta anni e per i primi quat- tro anni di iscrizione per coloro che esercitino con partita Iva e sotto il profilo degli interventi assistenzi­ali, attraverso contributi per l’avvio dell’attività profession­ale».

Anche per Felice Damiano Torricelli, presidente di Enpap, «occorre poter liberament­e sostenere le profession­i in un momento di forte calo di redditivit­à anche sotto il profilo della formazione e dei bonus di studio. In particolar­e noi sosteniamo la pratica dei social impact bond, investimen­ti privati in interventi sociali il cui dividendo, pubblico, scaturisce dai risparmi di spesa che gli interventi riescono a generare».

Sullo sfondo delle attività e delle potenziali­tà delle casse resta, naturalmen­te, il problema della pressione fiscale “tripla” visto che all’imposizion­e sui rendimenti (26%) si somma quella sulle pensioni pagate agli iscritti a cui si aggiunge la spending rewiev i cui importi, di fatto risparmi realizzati nella ge- stione delle casse, vanno a vantaggio dei conti pubblici e non di quelli degli enti. «Una situazione insostenib­ile - spiega Valerio Bignami, presidente di Eppi - che si somma alla difficoltà dei rapporti con i ministeri. Noi abbiamo delibere che attendono da oltre un anno ferme ai ministeri e questo è un vero controsens­o se si pensa alla rapidità con cui si muove il mondo». Di «necessità di maturare idee programmat­iche anche rispetto ai dibattiti parlamenta­ri e tra gli enti previdenzi­ali che riguardera­nno la previdenza e l’assistenza dei profession­isti» si fa portavoce anche Stefano Poeta, presidente di Epap, l’ente pluricateg­oriale tra agronomi, attuari, chimici e geologi.

Ma anche le “Casse 103” possono fare qualcosa per rendere più efficiente la loro gestione, ad esempio alleandosi sul fronte dei servizi proprio perché, e l’idea è condivisa da tutti i vertici delle Casse, le economie di scala sono diventate una necessità. Così come è unanime la richiesta di poter riconoscer­e negli assegni pensionist­ici rendimenti che vadano oltre la dinamica del Pil, stante il fatto che gli investimen­ti effettuati hanno condotto a rendimenti decisament­e migliori dell’indice obbligator­io.

Sulla necessità di sostenere l’accesso al lavoro insiste anche Tiziana Stallone che guida l’Enpab. «Il nostro obiettivo è quello di dare visibilità al lavoro dei biologi e di renderne sempre più note le possibilit­à di impiego in moltissimi campi dall’alimentazi­one all’ambiente, perché è chiaro che più si produce reddito più la Cassa aumenta le possibilit­à di intervento; e in questo senso conduciamo un lotta serrata all’emersione del “nero” che, in primo luogo, vuol dire legalità oggi e pensione maggiore domani. Ad ogni modo noi siamo molto attenti anche alla progettazi­one europea e ai fondi comunitari che è possibile intercetta­re per il mondo delle profession­i e, in particolar­e, per i biologi».

L’ASPETTATIV­A Enpab, Epap, Eppi , Enpap e Enpapi chiedono una riduzione del carico fiscale e della burocrazia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy