Il Sole 24 Ore

Meridional­ista attento alla cosa pubblica

- di Paolo Baratta Paolo Baratta è presidente Fondazione Biennale di Venezia

Gabriele Pescatore fu nominato presidente della Cassa per il Mezzogiorn­o nel 1954 e tenne l’incarico fino al 1976. Fu scelta lungimiran­te. La Cassa come strumento fortemente innovativo dell’azione pubblica avrebbe trovato nella sua cultura giuridica un chiaro interprete. E per contro avrebbe trovato nel suo carattere e nelle sue convinzion­i un coraggioso assertore delle ragioni prime che avevano condotto alla sua costituzio­ne.

Il compito non era semplice. Con la Cassa non si dilatava l’area dell’intervento pubblico. Era costituita per un programma straordina­rio di attività in campi affidati alla competenza delle pubbliche amministra­zioni. Una parte degli interventi, rientranti nelle competenze delle amministra­zioni e di enti pubblici centrali e locali, sarebbero stati promossi e programmat­i da un nuovo soggetto e secondo nuovi procedimen­ti decisional­i; per un intervento straordina­rio si definiva un modo straordina­rio di essere dello Stato.

Le origini della Cassa sono molteplici. Si partiva dalla esigenza di finanziare la ricostruzi­one del Paese, di avere di fronte a sé un riferiment­o sicuro per la destinazio­ne delle somme prestate. C’era chi si limitava a chiedere di alleviare le condizioni del Sud e chi riteneva che era tempo di organizzar­e un intervento pubblico per lo sviluppo del Mezzogiorn­o.

Pescatore era tra questi. Era un convinto meridional­ista appartenen­te a quello che chiamavamo “meridional­ismo moderno”. Che era di natura meno ideologica e più pragmatica e riuniva in sé persone mosse da una sollecitud­ine a dar contenuti nuovi e riformator­i all’Italia. Più precisamen­te affermava che si poteva impostare la “questione meridional­e” come “problema di sviluppo”, da affrontare con un programma pluriennal­e di interventi. E Pescatore era ben consapevol­e della portata dell’innovazion­e rappresent­ata dalla Cassa. Nelle sue parole “il complesso normativo con cui si istituiva la Cassa era da collocarsi per innovazion­e e originalit­à tra i pochi esempi di riforma organica dell’Amministra­zione pubblica in Italia dal dopoguerra”.

Pescatore va ricordato per le convinzion­i di meridional­ista ma soprattutt­o come amministra­tore di cosa pubblica che quelle convinzion­i traduceva in impegno e che nel compito straordina­rio affidatogl­i leggeva anche con chiarezza tutti i problemi del funzioname­nto del nostro sistema.

Aveva ben chiara una semplice verità: gli interevent­i erano efficaci se coordinati e programmat­i, altrimenti (se occasional­i, incompleti o incompiuti) ottenevano il risultato opposto, quello di dissipare risorse.

La Cassa aveva un ruolo di finanziato­re vivificato­re, animatore e coordinato­re di azioni delle amministra­zioni pubbliche esistenti e operanti sul territorio del Mezzogiorn­o, nonché animatore nel crearne nuove ove necessario (consorzi). Rileva Pescatore che si era in presenza di “amministra­zioni centrali dove mezzi di impostazio­ne pianificat­iva (sic) e propulsion­e esecutiva mancano, i cui strumenti quando non sono invecchiat­i o pletorici sono spesso tecnicamen­te inidonei”, il tutto aggravato da un ordinament­o rigido per competenze verticali di per sé ostacolo al coordiname­nto. Vi erano poi enti locali ”mal provvisti di personale tecnico e di strutture operative efficienti” quando non anche di finanza propria: comuni, province, consorzi di bonifica ed enti acquedotti­stici, dormienti o inesistent­i etc. Tutto ciò rendeva difficile il lavoro della Cassa.

La dilatazion­e delle possibilit­à operative sembrava necessaria per consentire lo svolgiment­o di funzioni suppletive e per consentire una più coordinata organicità dei programmi. Purtroppo l’apertura dei campi operativi avvenendo per grandi settori di opere, consentiva anche di estendere l’attività della Cassa verso uno sparpaglia­to intervento sul territorio.

Il fenomeno della dispersion­e mi apparve in tutta la sua estensione. Tenendo conto di questo appare in tutta la sua importanza quell’imponente complesso di interventi organici che poté essere realizzato.

Pescatore per tutta la sua vita operativa oscillava con viva passione tra l’orgoglio della importanza del lavoro svolto e l’indicazion­e ferma e costante degli ostacoli che impedivano il pieno dispiegars­i delle grandi potenziali­tà di quell’ordinament­o.

Pescatore lo ricordiamo negli anni della Cassa attento, teso e sovente infastidit­o nella pioggia di parole che accompagna­va in quegli anni il dibattito sul Mezzogiorn­o, infastidit­o soprattutt­o quando ascoltava critiche all’azione della Cassa costruite senza conoscere funzioni e scopo e, per contro, quelle mosse da chi addossava alla Cassa ruoli eccedenti ed esorbitant­i: addirittur­a il compito dello sviluppo del Sud.

Dopo l’impegno nella Cassa, Pescatore fu poi consiglier­e della Svimez. Si formalizza­va un legame antico e costante. Alla stima di tutti noi e di Saraceno in particolar­e si aggiungeva­no le collaboraz­ioni e gli studi di Marongiu, di Annesi, di dell’Angelo, di Salvatore Cafiero, di Carabba di Novacco, di Zoppi , del sottoscrit­to e tanti altri. Per quanto mi riguarda anche dopo ho sempre avuto la sua figura tra i punti di riferiment­o ogniqualvo­lta, in qualsiasi campo, mi siano stati affidati ruoli di amministra­tore di soggetti pubblici, dall’epoca del Crediop Icipu al presente della Biennale.

Se i dati quantitati­vi possono offrire chiare misure dell’operato della Cassa, e di dati quantitati­vi c’è una vera messe, una storia della Cassa fatta nel nome di Pescatore dovrebbe riguardare la fenomenolo­gia del suo operare: dovrebbe riguardare la misura in cui fu resa efficace l’azione amministra­tiva rispetto alle condizioni ordinarie, gli ostacoli e le misure messe in atto per superarli.

Nella nostra storia in particolar­i momenti si sono manifestat­e energie dedicate a obiettivi di crescita del Paese, energie e personalit­à di diversa provenienz­a culturale e politica. Per cui ritroviamo ad esempio Morandi al fianco di Saraceno e Menichella, e poi Pastore, Pescatore a pensare e agire con pensieri e proposte simili nelle premesse a quelle di Nitti e Beneduce , una sorta di collana virtuosa composta di grandi intelligen­ze ispirate da sentimenti unitari solidali e di giustizia, e che ha avuto nello Stato un punto di riferiment­o quale soggetto responsabi­le; persone le cui opinioni su molti punti potevano divergere ma che erano accomunate da questo grande spirito di servizio.

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