UniCredit, Mustier svela il suo piano
Focus su Npl e costi, c’è il maxi-aumento
p UniCredit alza il velo sul piano industriale. I crediti deteriorati rappresentano uno dei pilastri della strategia del ceo JeanPierre Mustier, che con ogni probabilità prevederà un aumento degli accantonamenti a copertura stimato in 7-8 miliardi, sufficiente a portare gli Npl a valori di pronto realizzo e quindi a smaltirli senza ulteriori oneri nel corso del triennio. La cura dovrebbe riguardare l’intero portafoglio di Npl che al 30 settembre contava 51,3 miliardi di sofferenze lorde, coperte al 61,9% e quindi svalutate al 38,1 per cento.
Le cifre verranno svelate oggi dal manager francese. La più attesa, ovviamente, è quella relativa all’aumento di capitale: nonostante le cessioni di Pekao, Pioneer e di una doppia quota di Fineco, il mercato si attende un’operazione da 13 miliardi, destinata a essere lanciata a febbraio dopo il necessario passaggio assembleare di gennaio. In totale, tra dismissioni e aumento, la manovra sfiorerebbe i 20 miliardi di valore, una cifra monstre con cui la banca conta di coprire gli accantonamenti sui crediti, ulteriori svalutazioni e costi straordinari.
pNon è probabilmente un caso che nella densa vigilia del nuovo piano UniCredit l’ultima partita in fase di definizione sia stata quella relativa alla cessione (futura) di 17 miliardi di sofferenze. Alla chiusura dell’accordo con il partner finanziario - in corsa Fortress, Cerberus e Pimco, e potrebbero spuntarla i primi due - si è lavorato nella notte, ma poco cambia ai fini della revisione strategica che oggi a Londra presenta il ceo Jean Pierre Mustier: i crediti deteriorati rappresentano uno dei pilastri del nuovo piano, che con ogni probabilità prevederà un aumento degli accantonamenti a copertura stimato in 7-8 miliardi, sufficiente a portare gli Npl a valori di pronto realizzo e quindi a smaltirli senza ulteriori oneri nel corso del triennio. La cura dovrebbe riguardare l’intero portafoglio di Npl che al 30 settembre contava 51,3 miliardi di sofferenze lorde, coperte al 61,9% e quindi svalutate al 38,1 per cento.
Le cifre verranno svelate oggi dal manager francese. La più attesa, ovviamente, è quella relativa all’aumento di capitale: nonostante le cessioni di Pekao, Pioneer e di una doppia quota di Fineco, il mercato si attende un’operazione da 13 miliardi, destinata a esse- re lanciata a febbraio dopo il necessario passaggio assembleare di gennaio. In totale, tra dismissioni e aumento, la manovra sfiorerebbe i 20 miliardi di valore, una cifra monstre con cui la banca conta di coprire gli accantonamenti sui crediti, ulteriori svalutazioni e costi straordinari e di presentarsi alla fine della cura con un Cet1 ben più solido dell’attuale 10,82%. Saldati i conti con il passato, spiegherà Mustier, la banca potrà ritornare sulla via di una redditività sostenibile e in crescita, pur a fronte di un contesto di mercato (tassi bassi e requisiti di capitale sempre più alti) tutt’altro che agevole: è così che il ceo proverà a convincere azionisti vecchi e nuovi a investire sulla banca, con un occhio di riguardo per il mondo degli istituzionali long term da cui qualche mese fa è spuntata una presenza gradita come Capital Research con il 6,75%, considerata di buon auspicio proprio in vista dell’aumento.
A cinque mesi dal suo rientro nel gruppo, Mustier si è confermato manager più pragmatico che creativo, dunque per oggi non si prevedono colpi di scena: il capitolo cessioni dovrebbe essere chiuso con Pioneer e il perimetro del gruppo rimanere quello di oggi, anche per valorizzare al meglio la rete paneuropea della banca.
Molta attenzione sul capitolo risorse umane, con la probabile accelerazione delle uscite volontarie rispetto al piano in essere concordato da Federico Ghizzoni con i sindacati: per oggi all’alba è previsto un incontro con i rappresentanti dei lavoratori per presentare il nuovo piano e avviare il tavolo negoziale. Quasi certo, invece, che oggi non si parlerà di governance: il tema, di spettanza del consiglio, non verrà trattato dal consigliere delegato ma sarà definito nei mesi futuri; in modo da arrivare al rinnovo degli organi, previsto per il 2018, con un consiglio verosimilmente alleggerito a 15 componenti (contro gli attuali 17) e un solo vice presidente: un pezzo in più da raccontare ai mercati per convincerli della maggiore efficienza e semplicità della nuova UniCredit.
Per la cronaca, ieri il titolo di Piazza Gae Aulenti ha chiuso in calo del 3,04%.
GLI ASSI PORTANTI Il gruppo prepara 7-8 miliardi di accantonamenti sulle sofferenze e una riduzione extra della rete di filiali Il cda si occuperà di governance