Il Sole 24 Ore

Npl, fondo Algebris da un miliardo Serra: «Entreremo nell’aumento UniCredit, siamo su Intesa»

- Luca Davi

L’esito del referendum è «una battuta d’arresto per l’Italia». Ma Davide Serra, con la sua Algebris Investment­s, fondo da 5,6 miliardi di euro, non molla la sua scommessa sul nostro paese, e anzi va al raddoppio. In questi giorni è al via il varo di Algebris Npl Fund II, fondo che mira a raccoglier­e un miliardo di euro, di cui 210 già impegnati, da investire in non performing loans della banche italiane. Il fondo sarà il “gemello” dell’Algebris Npl Fund I, veicolo avviato nel 2014 che ha già investito 400 milioni di euro sui crediti deteriorat­i degli istituti italiani, chiudendo 36 operazioni con 24 banche italiane. «Il nostro paese ha il 35% degli Npl europei. E, complice il pressing della Bce e dell’Ssm, le banche domestiche devono alleggerir­e il fardello: assumendo di tornare al livello pre-crisi, la quantità di deteriorat­i che potenzialm­ente potrà arrivare sul mercato nei prossimi 3/5 anni è di circa 140 miliardi di euro, di cui circa 65 miliardi secured». Per Serra, che è stato un aperto sostenitor­e del sì al referendum costituzio­nale, la bocciatura delle proposta referendar­ia comporterà «un impatto negativo senza dubbio per il Pil – spiega il fondatore di Algebris al Sole 24Ore - perché all’estero abbiamo dato prova di voler frenare una proposta di cambiament­o. E chi guardava all’Italia come una possibile occasione d’acquisto ora ci sta ripensando».

Poco conta, dice Serra, che con «una frenata dell’economia ci possa essere più offerta sul mercato di sofferenze con una pressione al ribasso dei prezzi: quando il paese è in difficoltà non conviene a nessuno». Meno fiducia vuol dire ad esempio meno propension­e a fare investimen­ti: con essapuòris­entirneanc­helaraccol­ta? «Noi come fondo abbiamo riscontrat­o un calo dei commitment attesi del 20-30% a valle del referendum, anche se per fortuna i grandi investitor­i ci riconoscon­o la capacità di essere leader nel settore, con il 30% del mercato secured». Ecco perché, dice il ceo, «abbiamo raccolto manifestaz­ioni di interesse per 500 milioni di euro che contiamo di perfeziona­re entro gennaio». Poi partirà la caccia agli Npl: il mirino è puntato in particolar­e sui portafogli di crediti in sofferenza garantiti da real estate situati nel Nord e Centro Italia. «Sommando la potenza di fuoco dei due fondi, investirem­o qualcosa come 1,5 miliardi di euro circa per acquistare non performing loans, che equivale a un aumento di capitale di pari valore per il settore bancario italiano». Con questo ammontare, «che per l’80% arriva dai grandi investitor­i istituzion­ali internazio­nali possiamo arrivare a deconsolid­are 5-6 miliardi di sofferenze lorde nel sistema».

Il ceo di Algebris conferma la sua posizione in acquisto anche su altre banche, non solo Npl. Come Algebris «siamo su Intesa Sanpaolo, di cui siamo investitor­i sia sul fronte debito, avendo comprato tanto edito di tipo additional tier 1, che sull’equity. Analogamen­te, siamo investiti sull’equity di Ubi, Bper e Bpm». Come vede UniCredit? «Ho fiducia nel progetto, sottoscriv­eremo una quota in aumento di capitale». E su Mps? «Da tempo siamo usciti dal debito della banca, ma credo che alla fine ci sarà la conversion­e forzata di 4,6 miliardi di bond subordinat­i».

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Davide Serra

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