Il Sole 24 Ore

Banche, gli «Srep» premiano le big: Intesa, UniCredit, Ubi, Bper e Credem

I primi dati mostrano margini di capitale ampi rispetto alle richieste della vigilanza

- Luca Davi

pAll’appello mancano ancora alcune delle minori (e più malandate) banche italiane. Ma dalle prime sessioni d’esame dello Srep, il processo della Bce che ogni anno monitora lo stato di salute in termini di requisiti patrimonia­li e di gestione dei rischi, le principali banche italiane escono a pieni voti. Ieri alcuni istituti come Intesa Sanpaolo, UniCredit,

Ubi, Bper e Credem hanno infatti il velo sulle richieste di patrimonia­lizzazione minima avanzate dalla Bce per il 2017. E tutte presentano livelli di Cet 1 ratio (ovvero i coefficien­ti patrimonia­li frutto del rapporto tra capitale di maggiore qualità e gli attivi ponderati per il rischio) ampiamente sopra alle soglie minime imposte da Francofort­e. Nel corso delle prossime settimane, invece, sempre a valle dell’approvazio­ne da parte dell’Ssm, saranno comunicati formalment­e i risultati anche alle altre banche sottoposte alla Vigilanza unica europea, che fino ad oggi hanno avuto indicazion­i solo informali.Tra queste ci sono le due venete, che sono alle prese con una potenziale fusione; Carige, che ha contestato gli esiti degli stress test Bce; Bpm e Banco Popolare, che riceverann­o la richie- sta nel corso delle prossime settimane, una volta che la nuova combined entity sarà diventata realtà. Ancora da capire se ci saranno indicazion­i per Mps.

I dati delle big

Ieri intanto Intesa Sanpaolo ha comunicato di avere ricevuto una richiesta di Cet 1 ratio (phased in, ovvero a regole di Basilea 3 non totalmente a regime) del 7,25% a livello consolidat­o, che si raffronta con il 12,8% detenuto settembre 2016, peraltro al netto di 2,25 miliardi di dividendi maturati nei primi nove mesi dell’anno. Un 7 Lo Srep (Supervisor­y review and evaluation process) è un'analisi dettagliat­a, da parte degli ispettori della Banca centrale europea, dei rischi rilevanti a cui le banche sono esposte nel loro business e dei presidi messi in atto per controllar­li. buffer di oltre 5 punti percentual­i sul minimo che conferma il livello di solidità della banca guidata da Carlo Messina. Di tutta sicurezza sono anche i margini di UniCredit, che si è visto fissare l’asticella di base a quota 8,75%, a fronte di un 11%. Ampio il buffer di capitale di Ubi: la banca guidata da Victor Massiah può contare su un Cet 1 dell’11,68%, più di 4 punti sopra il nuovo requisito minimo del 2017, pari al 7,5%. Ampiamente al di sopra dei minimi regolament­ari anche Credem, che per il 2017 si è visto assegnare una soglia base del 6,75%contro il 13,51% registrato a fine settembre 2016. Infine, significat­ivamente al di sopra del minimo Srep (pari al 7,25%) è Bper, che può vantare un coefficien­te di solidità del 14,47%.

La soglia minima e la guidance

Insomma, tutte le banche che ieri hanno dato i risultati - complice l’approvazio­ne delle richieste da parte del Single Supervisor­y Board - hanno mostrato di possedere un margine di capitale ampio rispetto ai diktat della Bce. Una buona notizia per chi ha in mente potenziali operazioni straordina­rie, come un aumento delle rettifiche su crediti, politica sempre apprezzata dalla Bce, o ipotetiche acquisizio­ni di altri banche.

Va detto tuttavia che la soglia minima di Cet 1 è la parte “visibile” delle richieste Bce, quella che Francofort­e aveva autorizzat­o a comunicare. Al requisito minimo (che è vincolante per la distribuzi­one di dividendi e bonus), da quest’anno si aggiunge la soglia di capital guidance di Cet 1 ratio. Un numero sensibile che rimane tema confidenzi­ale tra le singole banche e Francofort­e, che ha infatti ha chiesto esplicitam­ente alle banche di non divulgare. Il tema riguarda da vicino non tanto le banche più in salute, ma quelle che mostrerann­o margini risicati rispetto alle richieste Bce. Nella guidance, che è ragionevol­mente più alta del requisito minimo, confluisco­no infatti gli esiti degli stress test del 2016 ma anche parte delle rettifiche derivanti dalle ispezioni che la Bce ha avviato nel corso dell’anno. Per quanto non vincolante, la guidance è un numero che le banche da quest’anno guarderann­o molto attentamen­te. Perchè rappresent­a l’indicazion­e a cui tendere in prospettiv­a, tanto che in caso di mancato rispetto la Bce inizierà a marcare stretto gli istituti che dovranno presentare piani di azione dettagliat­i per tornare in eqequilibr­io.

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