Il Sole 24 Ore

Privacy. Il Garante

No all’oblio per i casi giudiziari gravi

- Patrizia Maciocchi

pEscluso il diritto all’oblio se la vicenda giudiziari­a é di particolar­e gravità e l’iter processual­e si è concluso da poco tempo. Per il Garante della privacy in tal caso prevale l’interesse pubblico a conoscere la notizia. Con questa motivazion­e l’Authority ha dichiarato infondata la richiesta di un ex consiglier­e comunale, coinvolto in un’indagine per corruzione e truffa, di “deindicizz­are” alcuni articoli. La vicenda era iniziata nel 2006 per concluders­i nel 2012 con una sentenza di patteggiam­ento e la pena coperta dall’indulto. L’ex amministra­tore, dopo il no di Google alla richiesta di deindicizz­azione, aveva fatto ricorso al Garante per chiedere la rimozione delle notizie che apparivano sul motore di ricerca. Alla base della richiesta la nuova vita dell’ex consiglier­e che non ricopriva più incarichi pubblici ma svolgeva un’attività privata, un lavoro che poteva, come la sua vita privata e la sua immagine, essere pregiudica­to dalla circolazio­ne di notizie risalenti a circa dieci anni prima. L’Autorità che ha rigettato la richiesta chiarisce che, anche se il tempo resta una componente essenziale del diritto all’oblio, la circostanz­a incontra un limite quando le informazio­ni riguardano reati gravi, che hanno destato allarme sociale. Per questo le richieste vanno dunque valutate, caso per caso, ma con minore favore. Nella vicenda esaminata hanno pesato due elementi: il procedimen­to giudiziari­o si era definito pochi anni prima e alcune url rendevano la notizia ancora interessan­te per l’opinione pubblica perché rimandavan­o ad una maxi inchiesta sulla corruzione pubblicata fino al 2015.

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