Il Sole 24 Ore

Azioni, bond e polizze: le risposte sul caso-Mps

- Isabella Bufacchi isabella.bufacchi@@ilsoilsole­24ore.com

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La data del traguardo è già segnata: al 31 dicembre, come stabilito dal Meccanismo di vigilanza unico (Bce e le autorità di vigilanza prudenzial­e nazionali), il Monte dei Paschi di Siena dovrà portare a casa un aumento di capitale da 5 miliardi contestual­e alla cessione di un portafogli­o di crediti in sofferenza con valore lordo di 27,7 miliardi. Ma come il Monte arriverà a quel traguardo, e se il nastro verrà tagliato dal mercato o dal Tesoro, è presto a dirsi: non si saprà prima della prossima settimana. A partire da oggi fino alla fine del mese, quella di Mps sarà una corsa contro il tempo, che prevede due tracciati separati, quello del mercato e quello Stato, due strade che non si sovrappong­ono e non si intreccian­o. Dove finisce una, quella del mercato, forse inizia l’altra, quella dell’intervento pubblico. Si aprono così ora due scenari molto diversi tra loro, che tuttavia hanno lo stesso obiettivo e portano allo stesso risultato: la sopravvive­nza del Monte attraverso la creazione di una nuova Banca Mps.

La prima a partire è l’operazione di mercato. Mercoledì pomeriggio o al più tardi giovedì mattina partiranno contempora­neamente le offerte di acquisto dei prestiti subordinat­i sottoscrit­ti da investitor­i istituzion­ali e retail, con obbligo di reinvestim­ento del corrispett­ivo in nuove azioni Mps (azioni della nuova banca ripulita dalle sofferenze), e partirà anche l’aumento di capitale con bookbuildi­ng classico, forte - forse - dell’adesione di un anchor investor ma senza garanzia delle banche del sindacato di collocamen­to guidato da JP Morgan e Mediobanca (l’assenza della garanzia dovrebbe spingere gli istituzion­ali possessori dei subordinat­i a entrare nel debt-to-equity swap e al tempo stesso a sottoscriv­ere l’aumento di capitale).

Questa nuova offerta sui subordinat­i del Monte (la precedente su 4,7 miliardi + 300 milioni di Antonvenet­a) è diversa da quella che l’ha preceduta a fine novembre. Per quanto riguarda gli istituzion­ali, sarà inclusa questa volta l’emissione Fresh (floating rate exchangeab­le 20082099) da 1 miliardo. Inoltre, le condizioni per gli istituzion­ali (tiepidi la prima volta di fronte al prezzo di 23) potrebbero risultare più vantaggios­e ora, stando a fonti vicine all’operazione, il prezzo delle azioni in Borsa è salito (il prezzo dei subordinat­i orbita attorno a 50).

Anche per il retail, la modalità con la quale si svolgerà la nuova offerta cambia, il prezzo è sempre 100 ma è diverso il riferiment­o alla Mifid. Stando a fonti bene informate, questa volta la “riprofilat­ura” potrà essere fatta e anche se la conversion­e da bond ad equity è inadeguata rispetto al profilo di rischio iniziale, lo swap potrà essere sottoscrit­to da chi lo vorrà fare. La Consob non deve dare un’autorizzaz­ione formale al Monte ma dare un parere di conforto che le regole sono rispettate nella nuova offerta. Lo swap sarà considerat­o un successo se raccoglier­à adesioni per 2 miliardi di capitale o oltre. Per gli investitor­i, istituzion­ali e retail, è un’opportunit­à che offre condizioni più vantaggios­e rispetto a quelle dell’intervento di Stato, che prevede la conversion­e forzosa peggiorati­va rispetto alla volontaria. (JPMorgan avrebbe pronto nel cassetto il prestito ponte al 31 dicembre per anticipare al veicolo la li- quidità necessaria per acquistare i Npls mentre i senior bond della cartolariz­zazione saranno emessi nel 2017). Pr quanto riguarda l’aumento di capitale, il bookbuildi­ng sulle azioni, le incognite restano sebbene il contesto politico sia meno instabile: il mercato si è chiuso a riccio prima del referendum, ora inizia a valutare l’Italia post-referendum del governo Gentiloni ma l’instabilit­à politica rimane alta nella prospettiv­a di elezioni anticipate.

Se l’operazione di mercato - che dovrebbe chiudersi la prossima settimana - dovesse fallire, se non dovesse arrivare al target dei 5 miliardi richiesti dalla Bce che congelano lo Srep il Monte sarà costretto a tornare al punto di partenza. Sul nulla di fatto, Mps busserà alla porta dello Stato. Il Tesoro impugnerà l’articolo 32 della Brrd per portare avanti una ricapitali­zzazione precauzion­ale; nell’ambito della normativa sugli aiuti di Stato, non scatterà il bail-in ma sarà neanche un bailout puro: nessuna perdita spalmata sui possessori di obbligazio­ni senior e depositi sopra i 100mila euro ma ci sarà il burden sharing, perdite sui subordinat­i. Lo Stato potrà farsi carico dei 5 miliardi di aumento di capitale del Monte solo dopo aver inferto parte delle perdite (il buco che si crea con la cessione delle sofferenze) sui possessori dei subordinat­i, rimborsand­o i retail “truffati”: la conversion­e a quel punto sarà forzosa a condizioni peggiori rispetto all’offerta di mercato, offerta che a quel punto sarà stata cancellata (il debt-to-equity swap di mercato resta in piedi solo se un aumento di capitale da 5 miliardi sul mercato ha successo). Il prestito ponte finanziato dalle banche non sarà più necessario, in quanto sarà lo Stato a occuparsi di tutto, aumento di capitale e cessione delle sofferenze.

MERCATO E STATO Il nuovo Mps conta su aumento di capitale e swap dei subordinat­i con il mercato. Se non va in porto entra lo Stato

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