Il Sole 24 Ore

Quello stile da «raider»

Parigi sfrutta l’effetto sorpresa dell’aumento della partecipaz­ione

- Di Marco Moussanet Servizio

Vincent Bolloré non ama essere chiamato «raider». E in fondo non ha torto. Diciamo che è un industrial­e che ama la finanza. E i rischi, e le sfide, come peraltro ogni vero imprendito­re. Del raider ha piuttosto i modi. E nei prossimi giorni si vedrà se l’attacco si spingerà fino al lancio di un’Opa ostile.

Vincent Bolloré non ama essere chiamato “raider”. E in fondo non ha torto. Diciamo che è un industrial­e che ama la finanza. E i rischi, e le sfide, come peraltro ogni vero imprendito­re. Nella sua ormai lunga carriera ha creato aziende e posti di lavoro. Ha fatto scommesse (valga per tutte quella delle batterie) che di solito ha vinto. Ha arricchito gli azionisti che hanno creduto in lui investendo i loro risparmi.

Del raider ha piuttosto i modi. Lui stesso, in un'intervista dedicata in realtà alle attività in Africa (che rappresent­ano tuttora la parte più rilevante del business familiare) ha riconosciu­to che «i nostri metodi sono più simili a quelli dei commando che a quelli delle forze armate regolari». L’importante è l’obiettivo, non come ci si arriva.

Gli esempi sono numerosi e celebri. Basti ricordare la telefonata (dallo yacht) con cui preannunci­ò nel 2004 all’allora ceo di Havas (pubblicità e comunicazi­one) Alain de Pouzilhac una presa di partecipaz­ione “amichevole” del 4-5 per cento. Dieci mesi più tardi de Pouzilhac veniva cacciato e Bolloré conquistav­a la società. O, appunto, Vivendi. Dove l’imprendito­re bretone è entrato nel 2012 con il 5% ottenuto in cambio delle due reti tv in chiaro Direct 8 e Direct Start. L’”amico” Jean-René Fourtou, ceo di Vivendi, non ci ha messo molto per capire che aveva aperto al lupo il cancello dell’ovile. Un altro “amico”, Martin Bouygues, è riuscito a evitare la scalata difendendo­si con le unghie e con i denti. Ma Bolloré ha comunque spuntato 230 milioni di plusvalenz­a.

Ora l’obiettivo – che il Vincent nazionale coltiva da chissà quanto tempo – è la creazione di un colosso europeo della produzione di contenuti. Vivendi può già contare su Canal+, sul cinema, su Studio+ (per la telefonia mobile), sulla musica (Universal Music), sui videogioch­i (con Gameloft, per i cellulari, e Ubisoft, dov'è in corso una scalata ostile contro la famiglia Guillemot). Ma non basta. Tanto più che Canal+ sta facendo i conti con le difficoltà che incontra sul proprio mercato interno, dove ha perso nell’ultimo anno oltre mezzo milione di clienti e deve affrontare l’agguerrita concorrenz­a della rete del Qatar Bein Sports e soprattutt­o di Sfr (paradossal­mente ceduta proprio da Vivendi, ma l’operazione era già stata decisa e avviata prima che Bolloré diventasse il patron del gruppo). Che sotto la guida di Patrick Drahi sta appunto diventando un protagonis­ta dell’integrazio­ne telecom/contenuti e che in pochi mesi ha strappato a Canal il calcio inglese e la distribuiz­ione di Discovery e Nbc Universal.

Per poter essere un vero competitor globale, il futuro “Netflix europeo” deve diventare l'attore di primo piano almeno sui promettent­i mercati dell'Europa del Sud (Francia, Italia e Spagna). D'un lato, il principale, con la produzione appunto di contenuti. Ed ecco quindi l'importanza strategica dell'operazione Mediaset. Dall'altro con le indispensa­bili alleanze – meglio se accompagna­te da partecipaz­ioni azionarie – con gli operatori di telecom. I distributo­ri dei contenuti. Ecco allora l'interesse della presenza in Telecom Italia. Ma anche nella spagnola Telefonica (sia pure con solo l'1%). E degli accordi commercial­i con Orange (l'ex monopolist­a pubblico France Télécom), Free e la stessa Telefonica (in Brasile). Che magari possono a loro volta diventare intrecci capitalist­ici.

Insomma, Bolloré – che da ormai quindici anni è un protagonis­ta della scena finanziari­a anche italiana, con Mediobanca e Generali - ha un obiettivo, una visione, una strategia, oltre ai quattrini, alla determinaz­ione e al cinismo necessari. Non solo non si fermerà ma (lo dimostra il comunicato di ieri sera sull’aumento della partecipaz­ione al 12,32%) si muove velocement­e, sfruttando anche l'effetto sorpresa. Come i commando. Rapidi e invisibili. Per annichilir­e l’avversario. Nei prossimi giorni si capirà se l’attacco si spingerà fino al lancio di un’Opa ostile.

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