Gentiloni: «Sui migranti Ue in ritardo fortissimo»
Bruxelles prepara regole per rimpatriare nell’Eurozona le attività di clearing in euro della City
Il neopremier Paolo Gentiloni al vertice di Bruxelles chiede risultati concreti sull’accoglienza dei migranti: «Ue ancora in fortissimo ritardo». Soddisfazione, comunque, per l’accordo economico raggiunto con il Niger. I 28 leader europei hanno esteso per altri sei mesi le sanzioni economiche contro la Russia per l’Ucraina.
I Ventotto hanno colto ieri sera l’occasione dell'ultimo vertice europeo dell’anno per esortare il Regno Unito ad avviare al più presto il negoziato in vista dell’uscita del Paese dall’Unione, in un contesto internazionale drammaticamente incerto, segnato da una crisi siriana che è diventata una nuova fonte di tensioni nazionali. Al tempo stesso, la stessa Brexit ha concorso alla decisione di rilanciare per quanto possibile la cooperazione militare.
Riuniti qui a Bruxelles, i capi di stato e di governo si sono accordati sull’iter da seguire nel negoziato con Londra. In una dichiarazione, i Ventotto hanno riaffermato la loro unità, ricordando ancora una volta che l’accesso al mercato unico da parte della Gran Bretagna sarà possibile solo con il pieno rispetto dei quat- tro principi comunitari: la libertà di movimento dei capitali, delle persone, dei servizi e dei prodotti.
I Ventotto si sono messi d’accordo perché il capo negoziatore sia l’ex commissario francese Michel Barnier, a nome della Commissione europea. Questi però dovrà negoziare seguendo le linee-guida del Consiglio. Sempre secondo la dichiarazione, alla squadra negoziale dovranno partecipare i rappresentanti della presidenza di turno dell’Unione e del presidente del Consiglio europeo. Ogni qualvolta si discuterà di Brexit i rappresentanti inglesi non potranno però partecipare alle riunioni degli organismi consigliari.
«Vogliamo conciliare efficienza e inclusività», dice un diplomatico, spiegando che i 27 vogliono sottolineare di avere un solo negoziatore, lo stesso Barnier a nome della Commissione europea, ma che la trattativa rimarrà sotto lo stretto controllo degli stati membri. I partner della Gran Bretagna hanno voluto ribadire a gran voce di essere pronti a negoziare, e di essere solo in attesa della notifica ufficiale da parte di Londra del desiderio di uscire dall’Unione.
Più complicato è stato definire il ruolo del Parlamento europeo. Il presidente dell’assemblea Martin Schulz aveva avvertito prima della vertice che se Strasburgo non fosse coinvolta nelle trattative, i deputati avrebbero bocciato l’accordo di uscita di Londra dall’Unione. Il Parlamento europeo deve approvare o respingere l’intesa. Non ha poteri di emendarla. I Ventotto hanno quindi deciso che i deputati «saranno associati al negoziato», secondo le parole del presidente francese François Hollande.
Come detto, l’obiettivo dei Ventisette è stato ieri sera di esortare Londra ad avviare le trattative al più presto, e non più tardi del mese di marzo, come annunciato dalla premier Theresa May. In questo senso, va probabilmente capita anche la fuga di notizie del Financial Times di ieri mattina secondo la quale Bruxelles vorrebbe fin dal 2017 adottare regole che introdurrebbero restrizioni territoriali sulle attività di clearing in alcune delle transazioni in euro. L’obiettivo è di evitare che queste attività siano in un Paese terzo, in questo caso il Regno Unito.
Nel vertice qui a Bruxelles, i Ventotto hanno anche fare il punto della situazione internazionale, avviando il rinnovo fino alla metà del 2017 delle sanzioni contro la Russia per il suo ruolo in Ucraina; approvando una proposta di creare corridoi umanitari per liberare la popolazione bloccata nella città sotto assedio di Aleppo; e infine dando il via libera alla richiesta dell’Olanda di poter associare all’accordo di associazione con l’Ucraina una dichiarazione che tranquilizzi gli olandesi sul fatto che il Paese non è prossimo a una adesione all’Unione.
Proprio l’incerta situazione internazionale nel Vicinato europeo, ha indotto i Ventotto a rilanciare la cooperazione militare, complice anche l’uscita di Londra dall’Unione, se è vero che in questi anni il Regno Unito ha sempre ostacolato l’integrazione in questo settore. La sfida sarà di rendere il rilancio della collaborazione nel settore della difesa compatibile con la partecipazione di 22 Paesi su 28 alla Nato. Ciò detto, entro il 2017 i governi vogliono rivedere il funzionamento del Meccanismo Athena, nato nel 2004 per finanziare missioni congiunte.