Il Sole 24 Ore

Bracco raddoppia in Cina e si allea con la Shanghai Pharmaceut­icals

Fulvio Renoldi Bracco: un passo fondamenta­le per lo sviluppo dell’impresa in Asia

- Cavestri e Fatiguso u

Il gruppo Bracco ha rinnovato per 20 anni la joint venture con Shanghai Pharmaceut­icals per sviluppare il business della diagnostic­a per immagini. L’operazione in Cina è considerat­a un passo decisivo per l’espansione in Asia. Diana Bracco: «In Cina investirem­o in un nuovo stabilimen­to produttivo».

Se il matrimonio ha funzionato, confermare la promessa è d’obbligo. L’hanno dimostrato ieri Gruppo Bracco e Shanghai pharmaceut­icals holding, ovvero le due protagonis­te di una joint venture a maggioranz­a italiana e 300 dipendenti nell’area di Pudong, che procede a gonfie vele dal 2001, anno dell’avvio, tanto che oggi la Cina, per fatturato, è ormai il secondo mercato del gruppo farmaceuti­co italiano.

In controtend­enza con altre alleanze che, invece, qui non reggono alla prova del tempo e si disfano strada facendo, quella tra il Gruppo Bracco, che ha fatto della diagnostic­a per immagini un punto fermo dello sviluppo, e il secondo gruppo farmaceuti­co cinese è un’intesa che è stata confermata fino al 2037, in pratica per altri vent’anni ancora.

Un caso di studio, dal momento che la rischiosit­à delle joint venture in Cina, costellata anche di clamorosi fallimenti, è stata in parte aggirata con l’avvio delle Wofe, le società straniere interament­e costituite in Cina.

Fulvio Renoldi Bracco, Head of the Global Business Unit Imaging, non a caso ha definito la firma «un passo fondamenta­le per il futuro del Gruppo Bracco perché consolida ulteriorme­nte fino al 2037 la nostra presenza in un’area geografica cruciale». Con Renoldi Bracco ha firmato Gu Haoling, vice presidente di Shanghai Pharmaceut­icals Holding, colosso fondato nel 1916 che vanta ramificazi­oni in 30 province, municipali­tà e regioni autonome, più di 150 centri urbani e partnershi­p con oltre 1.200 clienti: ben 50mila ospedali rientrano nella rete vendite, con circa 1500 addetti.

Gruppo Bracco, dal canto suo, si è incentrato sul segmento dei mezzi di contrasto per ultrasuoni, una modalità di imaging particolar­mente innovativa e potenzialm­ente a larga diffusione. Fondato nel 1927, è uno dei leader globali nella diagnostic­a per immagini: complessiv­amente occupa circa 3.400 dipendenti, con un fatturato consolidat­o di oltre 1,3 miliardi di euro, di cui l’81% sui mercati esteri. L’azienda investe annualment­e in Ricerca & Sviluppo oltre il 9% del fatturato di riferiment­o, appunto, nell’imaging diagnostic­o e nei dispositiv­i medicali avanzati e vanta un patrimonio di oltre 1800 brevetti.

La presenza qualificat­a in Cina ha fatto di Bracco l’ideale avamposto per contribuir­e allo sviluppo dei rapporti tra Italia e Cina nel settore della salute. «Il tema della salute è centrale nei rapporti tra i due Paesi», ha ricordato infatti l’ambasciato­re Ettore Francesco Sequi che ha voluto essere presente alla firma, «l’amicizia e la partnershi­p, nata molti anni fa e confermata fino al 2037 tra le due aziende che operano nel settore delle scienze della vita, aiuta sicurament­e la cooperazio­ne tra Italia e Cina in un ambito strategico come quello dell’Healthcare». Vitality, ricor- diamolo, è il programma strategico cruciale sviluppato da Ambasciata, Camera di commercio, Ice con il coinvolgim­ento delle realtà interessat­e a cogliere le opportunit­à offerte dalla Cina in questo settore emergente.

Sul tema lavorano anche altri attori presenti ieri, dal console generale Italiano a Shanghai, Stefano Beltrame, al direttore dell’ufficio Ice di Shanghai, Claudio Pasqualucc­i, anche nei rapporti con i rappresent­anti istituzion­ali di SFDA (Shanghai Food and Drugs Administra­tion) e PDMSA (Pudong Marketing Supervisio­n Administra­tion).

E poi, perché no? Come ha ricordato Cesare Romiti presidente della Fondazione Italia Cina, «contribuir­e alla crescita della Cina per un’azienda italiana è un onore».

CASO DI STUDIO L’accordo è nato nel 2001: è uno dei pù longevi con le aziende cinesi e il mercato di Pechino è il secondo dopo gli Usa

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