Il Sole 24 Ore

La scelta più difficile

- Di Sara Monaci

Ha aspettato per poche ore il susseguirs­i delle indiscrezi­oni e delle telefonate. Nessun commento, nessuna risposta. Poi la decisione è arrivata in modo istintivo, nonostante qualcu- no gli suggerisse di aspettare il giorno dopo per valutare meglio la situazione. Tant'è: il sindaco di Milano Giuseppe Sala si autosospen­de.

La scelta più difficile è arrivata dopo aver saputo di essere indagato per le vicende che hanno riguardato la sua attività di amministra­tore delegato (e poi commissari­o unico) di Expo.

La storia è nota. Era il 2012 e c’era la gara per la piastra dei servizi, da 260 milioni, vinta dalla società Mantovani per un ribasso d’asta di oltre il 40 percento. Una prima indagine lo aveva solo lambito, poi c’era stata una richiesta di archiviazi­one. Ma ora che la procura generale ha riaperto il caso lo scenario è cambiato improvvisa­mente e inaspettat­amente nel giro di un mese: il suo nome è nel registro degli indagati.

Poche parole, che arrivano do- po le 23. «Apprendo da fonti giornalist­iche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigat­ive, ho deciso di autosospen­dermi dalla carica di sindaco - ha spiegato Sala in una nota - Determinaz­ione - ha aggiunto - che formalizze­rò domani mattina nelle mani del Prefetto di Milano».

La sospension­e tecnicamen­te non è una dimissione. Si dovrà aspettare per capire il livello di coinvolgim­ento nell’inchiesta. Compito questo che spetterà anche al prefetto Alessandro Marangoni. Non è una decisione irreversib­ile probabilme­nte, perché ancora non è chiaro quanto sia grave il suo coinvolgim­ento. Anzi, secondo alcuni suoi uomini potrebbe addirittur­a essere l’occasione per rilanciare la sua attività di governo della città, spingendo subito alla chiarezza e chiedendo una conferma politica.

C’è già chi parla di un’indagine «tecnica», dato il suo livello di responsabi­lità ai vertici di Expo, e quindi di chiariment­i che potranno essere dati agli inquirenti su- perando le difficoltà.

Non si parla dunque di un addio a Palazzo Marino e alla politica. Per ora il primo cittadino preferisce non stare in trincea ma lasciare agli inquirenti il loro lavoro; cerca solo chiarezza per proseguire. Questa l’interpreta­zione prevalente delle ore più confuse.

Sicurament­e si tratta di un fulmine a ciel sereno, soprattutt­o perché le inchieste sull’Expo sembravano terminate, mentre l’evento universale ha migliorato l’immagine di Milano e certamente ha contribuit­o alla sua ascesa nel mondo politico. Sala, dopo il ruolo di commissari­o di Expo, ha infatti vinto prima le primarie del centrosini­stra e poi le elezioni lo scorso giugno.

Da sindaco ha creato una giunta un po’ in continuità con l’esperienza precedente di Giuliano Pisapia e un po’ introducen­do nuove personalit­à, soprattutt­o manager, per imprimere un passo più simile alla sua esperienza. Laureato alla Bocconi, la sua formazione profession­ale è avvenuta negli anni Novanta: in Pirelli, dove ha ricoperto il ruolo di amministra­tore delegato, e in Telecom, dove è stato direttore generale. Poi c’è stato l’Expo. E quindi Sala è per tutti il sindacoman­ager. Dall’opposizion­e arrivano i primi commenti: per Salvini Sala «deve fare chiarezza o dimettersi»; per il Movimento 5 Stelle «se è colpevole, e lui già lo sa, deve dimettersi».

L’ATTESA Per ora non c’è l’intenzione di lasciare Palazzo Marino ma la volontà di capire le accuse e eventualme­nte chiedere una riconferma

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