La strategia del Biscione
Per ora il rischio è tutto sommato esclusivamente “emotivo”. Non trascurabile se l’affrontare l’emergenza prende il sopravvento. Ma questo si potrà vedere solo nelle prossime settimane.
Certo è che la contesa con Vivendi può ragionevolmente non impattare per ora sull’operatività di Mediaset. Altro discorso è sulla strategia che vedrà uno step importante nella prima parte del prossimo anno con le decisioni da prendere per le aste dei diritti del calcio (serie A e Champions League per il triennio 2018-2021). Partecipare o meno è questione di soldi, anche tanti. E, volendo banalizzare, prevedere questi soldi per i diritti del calcio o per far fronte a un avversario ostile – va ricordato che c’è la possibilità di buyback nei prossimi mesi (si veda altro articolo in pagina) – fa una certa differenza. Per l’immediato però, in casa Mediaset l’operatività non rischia ripercussioni a meno che non si ceda, come detto, all’emergenza del momento. Mediaset è un’azienda di grandi dimensioni, ma verticistica, da sempre. E le decisioni, dalle più piccole alle più grandi, vengono prese dal cosiddetto “Comitato” cui partecipano le prime linee ma anche l’ad Pier Silvio Berlusconi. Questa settimana gli appuntamenti di questo tipo, in cui si prendono decisioni sui programmi in onda o che si vedranno in tv, sono saltati. Magari da ora in avanti non sarà così. I palinsesti comunque sono tutto sommato completi fino a marzo. Dopo c’è da pensare qualche intervento in più. Se la battaglia si gioca sulla qualità, anche cedere sull’attenzione per il fronte prodotto sarebbe pericoloso.
Al netto di tutto ciò, senza l’ingresso in Cda di componenti legati a Vivendi, il colosso francese non può esercitare azioni di sbarramento. Volendo, l’assemblea potrebbe anche essere convocata. Ma l’entrata in Cda di nuovi membri (ora sono 17 e per statuto possono salire a 21) sarebbe tutta da vedere. A conti fatti, per ora la vera incertezza sta nel capire le reali intenzioni di Vivendi. Rilancia o aspetta?