Il Sole 24 Ore

Il maxi-rosso Atac pesa sulle partecipat­e

- Manuela Perrone

pDa un lato i numeri del disastro: 42 società, oltre 24mila dipendenti, 823 milioni di deficit annuo a carico del comune, 440 milioni di perdite nel triennio 20132015, debiti verso le banche per 787 milioni. Dall’altro lato le prime azioni in cantiere, che per ora assomiglia­no a Davide contro Golia. In piena bufera per l’acquisizio­ne di documenti in Comune e a tre giorni dalle dimissioni di Paola Muraro, con il Dg della municipali­zzata dei rifiuti in uscita, la sindaca di Roma Virginia Raggi, l’assessore alle Partecipat­e Massimo Colomban e il titolare del Bilancio Andrea Mazzillo hanno sfornato «un’operazione verità» sulle partecipat­e di Roma Capitale.

«Stiamo cominciand­o a lavorare sulle macerie», ha esordito Raggi. «Ripartire è fondamenta­le per lavoratori e cittadini». Nel 2015 Il comune ha pagato 1,52 miliardi di contratti di servizio (più 58,8 milioni per quello con Acea). I ricavi delle società da altri enti o dal mercato (come la bigliettaz­ione) ammontano a 711 milioni. A guardare i risultati economici emerge tutta la zavorra Atac, la partecipat­a dei trasporti, che da sola ha cumulato 439 milioni di rosso in un triennio. «È la vera malata: risanata Atac si risana il bilancio delle partecipat­e», ha sottolinea­to Colomban. Che però ha escluso dismission­i degli immobili strumental­i, operazione cardine nel piano dell’ex Dg Rettighier­i: «Oggi sarebbe una svendita». L’indebitame­nto delle partecipat­e genera interessi annui per oltre 40 milioni. Con un peso che per Atac arriva all’8,3% e per Ama al 4,4%. «Assurdo», per l’assessore. Non stupisce che il consolidat­o 2016 potrebbe registrare un disallinea­mento delle partite debitorie e creditorie con le società del gruppo Roma Capitale di oltre un miliardo. E che Colomban abbia ventilato un «buco» , tra indebitame­nto e mancanza di mezzi, «vicino a tre miliardi».

Per sostituire impianti e vetture vecchie, dunque per erogare servizi degni di una capitale, ad Atac e Ama servirebbe­ro almeno 400 milioni. «È illusorio che in 3-6 mesi questa amministra­zione possa offrire un servizio come Milano, non avendo mezzi né risorse», ha chiarito Colomban. Il riordino sarà lento. In attuazione del decreto Madia, che comunque dovrà essere corretto per effetto della recente sentenza della Consulta sulla riforma della Pa, «si studierann­o accorpamen­ti delle partecipat­e che hanno un perimetro di operativit­à comune». Si porterà a compimento la liquidazio­ne di sette società. Ma di cessioni nessuno ha parlato, nonostante le dismission­i delle società di secondo livello siano previste dal piano triennale di rientro dal debito. «Stiamo rivalutand­o le voci con il Mef», ha garantito Colomban. Neppure l’attesa riforma della governance arriverà a breve. Mandata in soffitta la delibera targata Minenna-Raineri, che prevedeva l’addio ai Cda e l’amministra­tore unico, affiancato dal Dg se necessario, si scommette su altro, come ha chiarito Raggi: «Stiamo lavorando con i consiglier­i per creare una sorta di partecipaz­ione dei lavoratori». Modello Olivetti.

È stato Mazzillo a quantifica­re gli effetti delle misure in cantiere: razionaliz­zazione (10 milioni l’anno), riduzione degli interessi passivi dal 5,4% al 2%, recupero dell’evasione su Tari e biglietti Atac (50 milioni). E un pacchetto patrimonio, per digitalizz­are e accelerare le pratiche. In tutto, nei prossimi 3-5 anni si parla di risparmi per 70 milioni una tantum e di 90 milioni annui di maggiori entrate dal secondo anno.

Alle grane economiche si sommano quelle politiche, con il terremoto in Ama dopo le dimissioni di Muraro. Raggi ha provato a rassicurar­e: «C’è un’amministra­trice unica e il direttore generale Stefano Bina cesserà le sue funzioni il 31 dicembre. Abbiamo già pubblicato il bando per il nuovo Dg». Ma Bina, irritato dalle ingerenze di Muraro, è pronto ad andarsene prima. L’ennesima valigia in appena sei mesi, dopo la raffica di dimissioni alla testa di Atac e di Ama del 1° settembre. Una fuga dal Campidogli­o che fa tuonare le opposizion­i, dal Pd a Fi: «Politiche fallimenta­ri su aziende decisive per Roma».

LE CONTROMISU­RE Con riduzione interessi passivi, razionaliz­zazione e recupero evasione su Tari e biglietti, si punta a 70 milioni di risparmi e 90 di maggiori entrate

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