Il giallo del «bridge» arrivato all’ultimo minuto
Gli occhi, comprensibilmente, sono tutti puntati sulla ricapitalizzazione da cinque miliardi: senza le risorse fresche, il salvataggio di Siena non andrà mai in porto. Ma l’aumento è solo l’ultimo passaggio di un’operazione che prima deve transitare per la cartolarizzazione dei 27 miliardi di sofferenze e poi per il prestito ponte da quasi cinque miliardi necessari per anticipare la tranche senior, nell’attesa che fini- sca sul mercato. E proprio la quadra sul prestito ponte, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, dopo mesi di lavoro sarebbe sarebbe arrivata solo nella tarda serata di ieri.
Tanto è vero che ancora nella giornata di ieri sono proseguite le trattative tra Quaestio, pivot della cartolarizzazione attraverso il fondo Atlante, il Monte dei Paschi e Jp Morgan, capofila insieme a Mediobanca del (vecchio) consorzio di garanzia, ini- zialmente candidata a coprire il prestito ponte insieme a Citi. Così prevedevano gli accordi, avallati dalla politica, nell’estate. Erano altri tempi, però. Da allora, complici le perturbazioni sui mercati, il clima intorno all’operazione si è fatto molto più cupo, Citi si è sfilata e nei diversi ritocchi al piano anche il prestito ponte ha cambiato più volte fisionomia: l’ultima versione prevedeva un importo limitato a 4,65 miliardi, di cui però Jp Morgan sarebbe in grado di coprire solo una parte - si vocifera circa la metà - e pertanto la banca americana ha deciso di sindacare la linea con altri partner del consorzio di garanzia, che nel frattempo si è trasformato in un consorzio di collocamento.
A inizio settimana, secondo quanto trapela da diverse fonti vicine al dossier, si è rischiata la rottura. Ieri sera, invece, l’accordo tra Jp Morgan, Mediobanca, Credit Suisse e Hsbc rag- giunto veramente in zona Cesarini: senza questo pezzo non si sarebbe potuti procedere nè con la nuova fase di conversione nè soprattutto con il tentativo di collocamento.
Le discussioni non sono state facili perché chiamavano i n causa la qualità del sottostante (cio è i 27 miliardi di Npl), i tempi e le modalità di eventuale escussione delle garanzie, la suddivisione in tranche e in particolare alla quota “gacsabile” della senior. In particolare, dalle banche d’affari sarebbe giunta la richiesta - rivolta al Monte e a Quaestio - di non accollarsi il rischio derivante dall’impossibilità di coprire con garanzia statale, cioè la Gacs, tutta la tranche senior e di poter gestire direttamente - anche attraverso la cessione sul mercato - la quota di sottostante in caso di mancato collocamento. Ipotesi, queste, con un impatto sul prezzo di tutte le tranche (in particolare la mezzanina) e sulla relativa rischiosità: di qui il necessario avallo di Atlante.