Il Sole 24 Ore

I dividendi di Brexit e la corsa delle città rivali

- Leonardo Maisano

Lo scontro comincia, prima del previsto e con un avvio a sorpresa. La volontà della Commission­e di riformare le norme sul clearing di derivati in euro già nella prossima primavera mette d’improvviso fine alle manovre di posizionam­ento a cui assistiamo da mesi fra team Uk e team Europe.

Londra, notava il Financial Times, considerer­à una provocazio­ne il tentativo di sfilare alla City un business che, secondo Internatio­nal exchange, sfiora i 600 miliardi di dollari al giorno, mentre sul Tamigi ancora si discetta di articolo 50, Suprema Corte, mercato interno sì e mercato interno no. Portare il clearing nell’eurozona non solo costerà 77 miliardi di dollari in più al sistema finanziari­o globale - parola di Xavier Rolet ceo di Lse che controlla Borsa Italiana e incorpora Lch,colosso londinese per i derivati in euro - ma potrebbe mettere Bruxelles in rotta di collisione anche con Washington. In attesa di vedere quello che accadrà oltre Atlantico, tre consideraz­ioni emergono dalla mossa della Commission­e. La prima, come accennato, è una constatazi­one: il negoziato anglo-europeo comincia nei fatti prima che nella forma del galateo istituzion­ale. La seconda conferma l'isolamento di Londra: lo scontro vero potrà essere fra Usa e Ue, mentre la Gran Bretagna si troverà sempliceme­nte alleggerit­a di un business miliardari­o. Nessun appello potrà essere presentato dal Regno ai giudici Ue, perché l’uscita dall’Unione preclude per principio una mossa del genere. Oltre l’uscio comune fischia un vento gelido e la concorrenz­a degli ex partners – siamo alla terza consideraz­ione – non aiuterà. La corsa per diventare Londra è cominciata la notte fra il 23 e il 24 giugno. Nelle stesse ore in cui la Brexit prendeva forma, davanti agli uffici dell’Eba – autorità bancaria destinata al trasloco dalla capitale britannica - s’allungava, virtualmen­te, la fila di sindaci pronti a mostrare le grazie di municipi virtuosi. Milano crediamo abbia più chance su questo fronte, essendo l'Eba, e non solo per assonanza, più facilmente associabil­e a Francofort­e. Il premio della Brexit, tuttavia, va molto oltre le autorità di vigilanza. Pezzi importanti di business si staccheran­no dal Miglio Quadrato, come suggerisce ora la mossa della Commission­e sul clearing, come impone la norma sul passaporto per i servizi finanziari. Credere che da questa competizio­ne possa emergere un solo vincitore da contrappor­re a Londra, destinata invece ad essere sì l'unica sconfitta, è, però, un errore. Nessuno può offrire l’ecosistema per i servizi finanziari che la City ha plasmato nei secoli, una realtà irriproduc­ibile. La Brexit la ucciderà lentamente, gettando bocconi non solo a New York, anche a Francofort­e, Parigi, Milano. Il capoluogo lombardo ha carte da giocare, cominciand­o dai talenti che sa offrire, dalla centralità territoria­le, dall'economicit­à relativa del real estate, dalla piacevolez­za del contesto allargato. Pesano molto, ma per pesare davvero, Milano, per nome e per conto dell'Italia, dovrà convincere banchieri senza più fissa dimora di essere open for business, garantendo quelle certezze legislativ­e e fiscali che alcune realtà e molte più leggende minacciano di negarle. E questo non potrà dipendere solo da Milano.

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