La rinascita passa anche dalle imprese
Con Brunello Cucinelli si vola alto, un po’ come sorvolando con il parapendio il Pian grande e il Monte Vettore a Castelluccio di Norcia, una tavolozza di colori che in luglio digrada in tutte le sfumature di rosso, giallo e azzurro.
Cucinelli è un imprenditore-filosofo che appena coglie il nome di Castelluccio spalanca le cateratte di un trattatello di filosofia e teologia: dal profeta Geremia e del suo fedele servitore Baruc, al quale lascia in eredità un pezzo di terra per ricostruire Gerusalemme, è tutto un susseguirsi di citazioni, allegorie, rimandi. Un corpus a uso e consumo di un imprenditore che per anni ha letteralmente trascinato in cima al tetto dell’Appennino eserciti di clienti provenienti dai cinque continenti. «Un anno pubblicammo in un catalogo una foto di Castelluccio e una della Mongolia: erano praticamente la stessa cosa».
Le parole dell’imprenditore umbro so- no impastate di entusiasmo e spiritualità. «Norcia è cambiata sedici anni fa, quando ritornarono i frati benedettini guidati da padre Cassian». La spiritualità si espande per il paese con le note dei canti gregoriani e spinge i nursini ad abbassare la voce in segno di rispetto.
Cucinelli ha preso in consegna la ricostruzione del monastero dei benedettini, i suoi dipendenti sono pronti ad adottare un monumento.
«Anche i cataclismi hanno un’anima» dice l’imprenditore del cachemire citando Aristotele. Un’anima seppellita sotto la frattura del Monte Vettore, il bel mostro dal quale si è sprigionata la scossa che ha raso al suolo uno dei luoghi incantati dell’Umbria e dell’Italia. Cucinelli intende replicare il comportamento di Geremia nel Vecchio Testamento: «Comprerò un pezzo di terra a Castelluccio e parteciperò alla ricostruzione di questo borgo: un luogo speciale dove un giorno le mie figlie potranno godersi la valle e progettare il futuro».
Adesso la parola d’ordine è una sola: rico- struire. Roberto Pasqua, presidente della Comunanza agricola di Castelluccio, ieri mattina si è inerpicato per la strada disseminata di massi con i fuoristrada del soccorso alpino. Il quadro è desolante: delle oltre sessanta attività economiche - tutte decisamente floride - solo cinque sono in grado di ripartire. Il resto è fuori combattimento. Una prima stima dei danni, dice Pasqua, «ammonta a non meno di 50 milioni».
In cima alle priorità c’è la riapertura di almeno una delle quattro strade che collegano Castelluccio con Norcia e Visso. Dopo il terremoto del 24 agosto erano già stati affidati i primi due lotti dei 10 chilometri complessivi. «Un percorso di guerra» dice senza giri di parole il capo della Comunanza agricola.
L’altra priorità è ricostruire un villaggio di legno dove possano trovare ospitalità temporanea una parte consistente delle attività economiche, ristoranti, bar e magari qualche piccola locanda. Regione, ministero dell’Agricoltura e Nestlé-Perugina, che proprio a Castelluccio ha girato uno degli ultimi spot («dal cuore dell’Italia al cuore del cioccolato»), formalizzeranno nei prossimi giorni un’intesa in cui definiranno i singoli ruoli. «Il nostro sarà un intervento pro bono», dicono all’ufficio stampa della multinazionale svizzera. A correre in soccorso a Castelluccio ci sono pure i 500 dipendenti italiani della compagnia assicurativa americana Willis Towers Watson, che hanno devoluto a favore dei terremotati i 15 mila euro destinati a feste e cene aziendali.
Tutti sentono l’urgenza di restituire a Castelluccio di Norcia quel che questo borgo appollaiato in cima al Monte Vettore ha distribuito a piene mani per anni e anni. Piccole o grandi cifre non fa una gran differenza. E proprio insistendo sull’urgenza della ricostruzione, il presidente della Comunanza agricola ha invitato il neo presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a visitare Castelluccio durante le feste di Natale. Scrive Pasqua: «Il nostro paese ci manca come l’aria. Vogliamo rivedere un borgo sopra al nostro colle e non un cumulo di macerie; con il rosso dei papaveri e l’azzurro intenso delle viole, mentre i cavalli sfrecciano a testa alta».
Cucinelli, citando Sant’Agostino, direbbe: «Ogni anima segue la sorte di ciò ama». Nella distruzione come nella rinascita.