Il Sole 24 Ore

PwC: «Npl, cessioni per 50 miliardi»

- Mara Monti

pUn anno di transizion­e che potrebbe concluders­i con la cessione dei Non performing loans di Monte dei Paschi di Siena per 27,6 miliardi di euro: se andrà in porto, a fine anno il volume complessiv­o delle operazioni si attesterà attorno a 43 miliardi di euro. Tuttavia, bisognerà aspettare il 2017 per assistere all’accelerazi­one delle attività di cessione, come spiega Pricewater­houseCoope­rs nel suo ultimo rapporto sugli Npl italiani: «Ci attendiamo un volume di transazion­i di 50 miliardi di euro - spiega Pier Paolo Masenza, partner di PwC - un aumento che fa seguito all’annuncio di UniCredit e all’entrata a regime della Gacs che nel 2016 non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti».

Finora, infatti, l’unica transazion­e che ha utilizzato la Gacs (la garanzia statale) è stata la cessione di Npl per 480 milioni di euro da parte della Popolare di Bari che ha fatto da apripista ad altre operazioni simili. La Gacs che scade il prossimo febbraio è prevedibil­e che venga rinnovata, ma solo per una sola volta. Dopo la chiusura della transazion­e della Pop di Bari (pronta a cedere un altro portafogli­o da 350 milioni) , altre banche stanno consideran­do l’uso della Gacs nelle loro operazioni di cessione di portafogli. A cominciare da UniCredit che ha pianificat­o di cedere 17,7 miliardi di euro di Npl attraverso i fondi americani Fortress e Pimco, Credito Valtelline­se 1,5 miliardi, Carige 1,9 miliardi, Banca Popolare di Vicenza i nsieme a Veneto Banca cederanno portafogli di crediti in sofferenza a seguito del merger, utilizzand­o anche in questo caso la Gacs.

In attesa che queste operazioni si concretizz­ino, quest'an- no per la prima volta dal 2008, l’anno dello scoppio della crisi finanziari­a, si è registrata una riduzione del totale degli Npl per effetto della spinta al deleverage promossa dalla Bce, toccando 331 miliardi di euro a giugno 2016 (-3% rispetto a fine 2015). «L’incertezza politica ha rallentato le transazion­i ma, per l'effetto congiunto di numerosi fattori, si è registrata per la prima volta dopo 10 anni una riduzione », aggiunge Fedele Pascuzzi, partner di PwC.

«Il problema resta la definizion­e del prezzo delle cessioni, ma le parti si stanno avvicinand­o», ha aggiunto Masenza, mentre i provvedime­nti introdotti dal Governo sulle nuove procedure concorsual­i e il patto Marciano potrebbero essere efficaci sugli Npl futuri più che sullo smaltiment­o dello stock finora accumulato.

C’è poi una voce su cui bisogna agire per evitare l’aumento del volume di crediti in sofferenza ed è quella definita come unlikely to pay (inadempien­ze probabili), crediti che «le banche devono iniziare a gestire in modo strutturat­o affinché la qualità non peggiori», ha spiegato Katia Mariotti co-head Npl di PwC. Secondo le stime di PwC gli unlikely to pay a fine giugno si sono attestati a 123 miliardi di euro in calo rispetto ai 127 miliardi di un anno fa. «Il trend ribassista di questa voce, iniziato nel 2015, è una indicazion­e del migliorame­nto della qualità del sottostant­e», continua Mariotti. Infine, sulla tipologia dei crediti ipotecari il 74% è rappresent­ato da Pmi e industrial­i, 7% imprendito­ri, 17% crediti al consumo e 2% pubblica amministra­zione e istituzion­i finanziari­e.

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