Il Sole 24 Ore

Endeavor apre la caccia ai talenti «ad alto impatto»

La rete globale apre in Italia: selezionat­i i primi 4 imprendito­ri

- Marco Ferrando

pL’obiettivo è di quelli ambiziosi: costruire un ecosistema imprendito­riale in Italia. La ricetta, invece, è semplice e prevede prima la selezione, poi l’accompagna­mento e quindi la promozione globale di imprendito­ri «ad alto impatto». Sono le regole della casa di Endeavor, l’organizzaz­ione no-profit che dal 1997 a oggi in tutto il mondo ha selezionat­o 1.308 imprendito­ri di successo (su 47mila candidati), capaci con le loro aziende di creare 587mila posti di lavoro, fatturare oltre 8 miliardi nel 2015 e raccoglier­e 500 milioni l’anno tra debito ed equity.

Da qualche mese Endeavor è operativa anche in Italia. Dove, in fatto d’innovazion­e, il bisogno di una rete capace di abbattere all’istante le barriere fisiche (e culturali) con il resto del mondo è più evidente di altrove. «Intendiamo aiutare imprendito­ri provenient­i da tutto il territorio nazionale a spiccare il vo- lo. Ci riferiamo non solo a imprese operanti nei settori ad alta tecnologia ma anche alle nicchie ad elevata specializz­azione del Made in Italy», spiega Raffaele Mauro, managing director di Endeavor Italia. Insieme a lui, un board presieduto da Pietro Sella e composto dalla vice Monica Mandelli (Kkr), Paolo Ainio (Banzai), Stefano Barrese (Intesa Sanpaolo), Fabio Cannavale (Lastminute.com), Riccardo Donadon(H-Farm), Alessandro Fracassi (Mutuionlin­e) e Diego Piacentini, già in Amazon e poi commissari­o governativ­o per l’Agenda digitale. È anzitutto a loro che toccherà individuar­e e promuovere il meglio tra i giovani imprendito­ri italiani: «Endeavor supporterà gli imprendito­ri e le organizzaz­ioni dotate di potenziale a crescere ulteriorme­nte e a costruire il futuro economico del nostro paese», spiega ancora Mauro. In concreto, Endeavor funziona allo stesso modo in tutto il mondo: dopo un processo di selezione che prevede sei diversi passaggi (dalla candidatur­a alla doppia selezione, prima locale e poi globale in uno dei sei internatio­nal panel che si tengono ogni anno), l’imprendito­re viene abbinato a un mentor, solitament­e straniero, che si prende cura del caso e mette gratuitame­nte a disposi-

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