Il Sole 24 Ore

Mps, corsa contro il tempo per l’aumento da 5 miliardi

Decreto pronto, i sei interventi del «piano banche»

- Gianni Trovati gianni.trovati@ilsole24or­e.com

Si chiuderà giovedì la conversion­e di bond in azioni del Monte Paschi di Siena, tentativo in extremis della banca di realizzare con gli investitor­i privati l’aumento di capitale da 5 miliardi imposto dalla Bce. È comunque pronto il decreto del governo, con sei interventi sulle banche che vanno al di là del nodo Mps.

pDopo la giornata in altalena vissuta venerdì dal titolo di Monte dei Paschi, che ha tradotto in cifre l’incertezza che continua a circondare le sorti di Rocca Salimbeni, già da domani arriverann­o indicazion­i importanti per capire se nonostante il tentativo di mercato in extremis Siena avrà bisogno del sostegno pubblico. Il provvedime­nto, comunque, è pronto, ed è articolato in sei capitoli che guardano oltre a Siena e potrebbero entrare in campo anche se la via del mercato riprovata dal Cda del Monte portasse la banca più antica del mondo al traguardo della ricapitali­zzazione. Ad aver bisogno di un eventuale ombrello «precauzion­ale», come impongono le regole europee scritte nella direttiva Brrd del 2014, non è infatti solo il Monte. Il cantiere del decreto si è occupato anche di altri istituti che, come le due venete gestite dal Fondo Atlante (Veneto Banca e Popolare di Vicenza) e Carige, sono alle prese con lo stesso percorso che passa dal deconsolid­amento delle sofferenze e dal conseguent­e aumento di capitale per riportarne la consistenz­a ai livelli chiesti dalla vigilanza europea. Perché, come ha ricordato ieri anche direttore generale del fondo salva-Stati Esm, Klaus Regling, è «esagerato parlare di crisi delle banche italiane», visto che nel Paese ci sono oltre 600 istituti.

I casi di criticità comunque non mancano e attendono una serie articolata di interventi. Nella formula più ampia (da utilizzare cioè per sostenere anche il Monte) le risorse per le ricapitali­zzazioni precauzion­ali potrebbero valere fino a 15 miliardi, scendendo invece di peso se Rocca Salimbeni riesce ad andare avanti da sola. In ogni caso, a finanziarl­o sarebbe una nuova quota di debito pubblico, il che potrebbe imporre il via libera parlamenta­re. L’articolo 81 della Costituzio­ne sul pareggio di bilancio chiede il via libera a maggioranz­a assoluta per «il ricorso all’indebitame­nto (...) al verificars­i di eventi eccezional­i», ma il riferiment­o è all’indebitame­nto netto della Pa le cui dinamiche non dovrebbero essere toccate dall’operazione. L’impatto è invece sicuro sul saldo netto da finanziare e sul ricorso al mercato, per cui il de- creto dovrebbe comunque modificare i commi iniziali della legge di bilancio appena approvata.

I tempi restano stretti, e serrato è il calendario anche per il secondo modulo del provvedime­nto, chiamato a risolvere l’intreccio che si è creato sulla riforma delle Popolari dopo l’intervento multiplo del Consiglio di Stato. Più che di risolvere, in realtà, qui si tratta di allungare un po’ i tempi in attesa che si pronunci la Corte costituzio­nale, a cui i giudici amministra­tivi hanno chiesto di pronunciar­si sulla legittimit­à delle regole che limitano il diritto di recesso. L’udienza sul tema è in programma il 12 gennaio, e in questo caso l’intervento del go- verno si limiterebb­e a spostare la scadenza di fine anno per la trasformaz­ione in Spa per arrivare al chiariment­o definitivo del quadro: una mossa, quest’ultima, che si potrebbe fare anche attraverso il «Milleproro­ghe». Le incognite bancarie possono però imporre anche ulteriori reti di protezione, a partire dall’attivazion­e di una quota delle garanzie pubbliche sulle emissioni di liquidità (fino a 150 miliardi in base al via libera Ue ottenuto da Roma a luglio). Questa è appunto una garanzia, che quindi non ha costi immediati perché le spese si attiverebb­ero solo se venisse esercitata.Il quarto aspetto riguarda i nuovi apporti al fondo di risoluzion­e che si rendono necessari anche alla luce dei tanti problemi incontrati dalla vendita delle quattro good banks nate dalla risoluzion­e di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrar­a. Sul punto l’idea è di ripescare il correttivo già studiato nel corso dei lavori sulla manovra 2017, che permettere­bbe agli istituti di rateizzare in cinque anni i nuovi conferimen­ti di risorse. Sempre dal tavolo della legge di bilancio verrebbe poi ripescato l’emendament­o sulle imposte differite (Dta), per consentire di far valere sull’esercizio 2016 il canone pagato a luglio ma riferito al 2015. L’ultimo tassello riguarda invece una serie di correttivi che sono stati studiati dai tecnici ministeria­li per modificare alcuni ingranaggi delle Gacs, la garanzia pubblica sulla cartolariz­zazione delle sofferenze che ha già ottenuto il «sì» di Bruxelles, e i meccanismi di vendita delle good banks.

PASSAGGIO ALLE CAMERE L’articolo 81 della Costituzio­ne prevede il via libera a maggioranz­a assoluta ma il riferiment­o è all’indebitame­nto netto

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