Il Sole 24 Ore

Ultimatum di Grillo, Raggi cede: lasciano anche Frongia e Romeo

Accantonat­a per ora l’ipotesi dell’autosospen­sione

- Cimmarusti e Perrone u

p Ultimatum di Grillo a Virginia Raggi, con minaccia di ritirare il simbolo. E questa volta la sincada cede e azzera la squadra al termine di un summit della maggioranz­a M5S: Frongia si è dimesso da vicesindac­o (mantiene le deleghe a politiche giovanili e sport), Romeo ha lasciato la carica di capo della segreteria politica.

Alla fine della seconda giornata più difficile per il M5S prevale la soluzione “minima”, quella prudente e attendista suggerita da Davide Casaleggio per salvare la giunta capitolina dopo l’arresto di Raffaele Marra: via quel che resta del “raggio magico”, Daniele Frongia e Salvatore Romeo, che ieri sera hanno rinunciato all’incarico rispettiva­mente di vicesindac­o e di capo segreteria della sindaca di Roma Virginia Raggi. «Barra dritta e avanti tutta», scrive Beppe Grillo sul blog in serata. «Roma va avanti con Virginia Raggi sindaco del MoVimento Cinque Stelle. Sono stati fatti degli errori che Virginia ha riconosciu­to: si è fidata delle persone più sbagliate del mondo».

Resta in canna, per ora, l’altro colpo ipotizzato ieri, silenziato da un bagno di realpoliti­k: la richiesta a Raggi di autosospen­dersi. Come invocano gli ortodossi del M5S che chiedono un taglio netto con la giunta capitolina prima che sia tardi. Qualcuno si lascia sfuggire quel che tanti pensano: «Un avviso di garanzia a Raggi sarebbe un tocca-

La prima cittadina annuncia una due diligence su tutti gli atti firmati da Marra. Ma a Frongia resteranno le deleghe su Giovani e Sport

sana». L’allusione è all’inchiesta della procura di Roma sulle nomine, tra cui quella di Romeo, che potrebbe vedere la sindaca indagata per abuso d’ufficio. A quel punto – è la tesi – nessun compromess­o sarebbe più possibile. «Invece così ci lasciano a bagno, con il rischio di farci morire». Ma dal blog il “capo politico” Grillo sembra prepararsi anche a questa evenienza, quando scrive: «A breve definiremo un codice etico che regola il comportame­nto degli eletti del MoVimento 5 Stelle in caso di procedimen­ti giudiziari. Ci stanno combattend­o con tutte le armi, comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l’iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia. Nessuno pensi di poterci fermare così».

La tregua raggiunta ieri sera è arrivata al termine di due riunioni di maggioranz­a, l’ultima delle quali durata quasi cinque ore, che si è tenuta a Palazzo Valentini, sede della città metropolit­ana. Grillo era partito all’alba per Genova, concludend­o infuriato e deluso la trasferta romana peggiore di sempre. All’Hotel Forum aveva incontrato alcuni tra i parlamenta­ri e i consiglier­i, tra cui le deputate Roberta Lombardi e Carla Ruocco, da sempre le più critiche con la giunta Raggi. Ruocco ri- badisce secca: «Sono fiera di essere sempre dalla parte delle persone perbene. E dalla parte delle persone perbene resto». La proposta di togliere il simbolo a Raggi (che aveva sondato senza successo l’ipotesi di proseguire senza marchio) non è passata. Secondo indiscrezi­oni, la sindaca avrebbe comunque tentato di resistere, chiedendo il supporto dei consiglier­i e cercando sponde a destra, tra i banchi di Fratelli d’Italia. Quella destra che – attacca il Pd – rappresent­a il vero terreno di coltura della sua giunta, l’area grigia (con il supporto dello studio legale Sammarco, da cui Raggi proviene) che detta le sue scelte.

Il clima tra i Cinque Stelle è vitreo. I cosiddetti “pragmatici” si sono eclissati: nessuna notizia del vicepresid­ente della Camera Luigi Di Maio, che pure è sfilato davanti a Grillo senza quasi proferire parola, raccontano. «È lui il responsabi­le di tutto questo», mormorano in tanti. Sparito anche Alessandro Di Battista, che fino all’ultimo aveva provato a sostenere Raggi, tra i principali sponsor della linea “oneri e onori” sposata dopo la bufera di settembre (la raffica di dimissioni e la notizia dell’ex assessora all’Ambiente Paola Muraro indagata). Il presidente della commission­e di Vigilanza sulla Rai, Roberto Fico, che incarna l’anima movimentis­ta delle origini e ha definito «gravissimo» quel che è successo a Roma, disdice la partecipaz­ione a “L’intervista” di Maria Latella in tv. L’impression­e è quella di un Movimento vicino a sgretolars­i. Che naviga a vista, quasi paralizzat­o. Scosso da divisioni su divisioni: una sorta di tutti contro tutti. Ortodossi versus pragmatici, appunto. Ma anche consiglier­i comunali contro parlamenta­ri. E consiglier­i più severi contro quelli più morbidi, convinti che siano i deputati e le loro iniziali interferen­ze i principali responsabi­li della deriva della giunta. Con la sindaca che ha resistito fino all’ultimo, chiusa in una sorta di bunker emotivo e politico, difendendo ostinatame­nte i suoi fino all’ultimo, Frongia in particolar­e. Che mantiene le deleghe alle Attività giovanili e allo Sport. Sarà sacrificat­o anche Renato Marra, il fratello di Raffaele, l’ex vicecomand­ante dei vigili urbani promosso a inizio novembre a capo della direzione Turismo del comune, con la firma del fratello e la difesa accorata della sindaca in una lettera all’Anac.

Raggi ha annunciato anche l’altra condizione imposta da Grillo: l’avvio di una due diligence su tutti gli atti firmati fin qui da Raffaele Marra. Sia quando era vice capo di gabinetto sia quando, dal 7 settembre scorso è stato trasferito alla guida del dipartimen­to Personale (casella cruciale, il Campidogli­o conta 23mila dipendenti). Altra fatica che sottrae tempo alle vere emergenze della capitale.

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ANSA In bilico. Il sindaco di Roma Virginia Raggi

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