Il Sole 24 Ore

Il peso del rischio

- di Isabella Bufacchi

Ipasti gratis sul mercato non esistono. E non esiste il risk free. In qualsiasi investimen­to il rischio non è una sorpresa: c’è e deve essere adeguatame­nte remunerato. Nel caso del Monte, il pasto arriva, a caro prezzo.

Chi deciderà di convertire i bond subordinat­i in azioni del nuovo Mps rischierà ma questo vale anche per chi rifiuterà lo swap. Il prospettoe il supplement­o senza deroghe alla Mifid vanno nella direzione di una piena consapevol­ezza del risparmiat­ore, in contesto incerto e carico di pericoli.

Il primo rischio è che l’operazione di mercato non abbia successo (aumento di capitale senza garanzia del consorzio di banche e conversion­e dei subordinat­i da parte di istituzion­ali e retail per un totale di 5 miliardi, deconsolid­amento delle sofferenze con prestito-ponte e successiva cartolariz­zazione ) e che lo Stato non salvi la banca (sebbene il Mef risulta sia pronto a farlo): falliti mercato e Stato, scatterebb­e il bail-in con perdite spalmate dall’alto al basso, cioè azionisti per primi e poi i detentori di obbligazio­ni subordinat­e, a seguire senior bond e per finire depositi oltre i 100mila euro.

Altro rischio è dato dalla sopravvive­nza stessa della banca: chi diventerà azionista, sostituend­o bond subordinat­i con azioni ordinarie, lo farà consapevol­e del fatto che rischia «l’azzerament­o del proprio investimen­to» e la partecipaz­ione alle perdite con lo schema del bail-in, nel caso di «eventi e circostanz­e» tali da compromett­ere la continuità aziendale. Il prospetto ricorda tra i rischi futuri l’insuccesso del Piano industrial­e, il deterioram­ento del merito di credito, altri eventuali oneri con assorbimen­to di capitale decisi dagli organismi di vigilanza. Chi sottoscriv­e lo swap, corre il rischio di vedersi cancellata la conversion­e nel caso di fallimento dell’operazione. I bond venduti saranno restituiti al mittente.

Chi invece decide di rifiutare l’offerta e di tenere le obbligazio­ni subordinat­e si espone ai rischi legati al futuro della banca, sopravvive­nza e continuità aziendale. Il prospetto sottolinea che «non vi è alcuna certezza» su intervento dello Stato nell’aumento di capitale, e, «ove intervenga, non vi è certezza circa le modalità di tale intervento e l’importo». In base alla normativa sugli aiuti di Stato, altro rischio è «la conversion­e forzosa dei subordinat­i in azioni della Banca a condizioni uguali, migliori o peggiori dell’offerta volontaria», anche se fonti bene informate danno per sicure condizioni peggiorati­ve. Infine, resta il rischio aperto anche su modalità e importi di eventuali rimborsi delle perdite subite. L’adesione all’offerta non preclude la possibilit­à di promuovere azioni nei confronti della Banca per violazioni commesse da quest’ultima in sede di collocamen­to e/o vendita dei titoli, ma il campo sembra ora restringer­si alle sole irregolari­tà di mis-selling.

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