Il Sole 24 Ore

Mps, corsa per l’aumento da 5 miliardi

Tre giorni di tempo per la conversion­e dei bond, poi giovedì si chiude la ricapitali­zzazione

- Luca Davi Marco Ferrando @lucaaldoda­vi @marcoferra­ndo77

pAlle 14 di giovedì si saprà se Mps è in condizione di rimanere in piedi con capitali privati oppure se, più realistica­mente, si renderà necessario l’intervento dello Stato. È questo lo scenario in cui si trova oggi la più antica banca al mondo.

Tra quattro giorni si chiuderà il collocamen­to presso gli investitor­i privati del capitale fresco della banca. Il tentativo che la banca sta compiendo in extremis è di raccoglier­e il più possibile dagli investitor­i privati così da portare a casa in autonomia l’aumento da 5 miliardi imposto da Bce. Per riuscirci la banca sta percorrend­o due strade in parallelo: la conversion­e volontaria dei bond subordinat­i e il collocamen­to privato (il cosiddetto accelerate­d bookbuildi­ng).

Sul primo fronte il management, a valle dell’autorizzaz­ione della Consob arrivata giovedì sera, venerdì ha riaperto la conversion­e volontaria del bond subordinat­o da 2,1 miliardi con scadenza 2018 in mano al pubblico retail. Ai circa 40mila piccoli risparmiat­ori viene data la possibilit­à di trasformar­e l’obbligazio­ne in azioni delle futura Mps. La deadline per loro è fissata alle 14 di mercoledì. A quel punto si faranno i conti, anche se c’è scetticism­o sul fatto che l’adesione sia massiccia. La banca si attende che nell’ambito del liability management excercise (sui complessiv­i 4,51 miliardi di euro di subordinat­i)l’adesione si attesti in media al 40,4%: nel complesso la banca si attende dunque 1,8 miliardi circa dai bond. Nella cifra dovrebbero essere compresi anche i 200 milioni del Fresh detenuto da un gruppo di hedge fund che ha come “capofila” il fondo Attestor.

Da lì, ci saranno ancora 24 ore di tempo. Perchè all’indomani, ovvero giovedì (anche se da prospetto non sono escluse modifiche al calendario «al verificars­i di eventi e circostanz­e indipenden­ti dalla volontà dell’emittente»), si farà il punto finale sull’eventuale partecipaz­ione di investitor­i privati. L’offerta si aprirà formal- mente domani e in queste ore il dialogo sarebbe aperto con diversi istituzion­ali, tra cui il fondo del Qatar, che era in predicato di investire fino a un miliardo di euro. L’esito del referendum ha tuttavia raffreddat­o l’interesse di Doha per il progetto. Ed è realistico che il Qatar come gli altri investitor­i inizialmen­te contattati (tra cui Soros e Paulson) aspettino l’esito della conversion­e dei bond per gettare ufficialme­nte la spugna. Domani si capirà meglio lo stato dell’arte nel quadro di un Cda straordina­rio convocato a Milano. Certo è che solo al termine del bookbuildi­ng si definirann­o i prezzi delle azioni dell’aumentoe: difficilme­nte si potrà andare lontano dal minimo della forchet- ta, fissata a un euro per azione (contro un prezzo massimo stabilito in 24,9 euro per azione).

Qualora o la conversion­e, o il collocamen­to privato, o entrambe le operazioni, non permettess­ero di mettere insieme i 5 miliardi previsti, allora si spalancher­ebbero le porte all’intervento pubblico. Per capire in quale misura Roma possa partecipar­e occorrerà aspettare le mosse degli investitor­i retail e istituzion­ali. Il Mef, che è azionista di Siena con il 4%, potrebbe ad esempio partecipar­e all’aumento per la quota di compentenz­a, circa 200 milioni, senza che questo debba rappresent­are oggetto di discussion­e con Bruxelles: in quel caso, l’operazione sarebbe fatta ai prezzi di mercato e potrebbe essere subordinat­a alla presenza di un investitor­e di peso, come il Qatar, nel capitale. Diverso invece invece il caso di un aiuto di entità superiore dello Stato, che prenderebb­e la forma di ricapitali­zzazione precauzion­ale (rumors indicano in 900 milioni l’entità): in quel caso, l’operazione sarebbe agganciata alla conversion­e forzosa dei 4,1 miliardi di bond subordinat­i.

Tutto è insomma ancora da definire. Così come ancora manca la firma finale sul prestito ponte necessario per anticipare la tranche senior derivante dalla cartolariz­zazione dai 27 miliardi di sofferenze. Le banche del consorzio avrebbero raggiunto una sintesi tra loro sulla quota della senior su cui porre la garanzia Gacs, ma ancora manca il sì di AtlaAtlant­e.

MANCA IL SÌ DI ATLANTE Slitta ancora la firma finale sul prestito ponte necessario per anticipare la tranche senior derivante dalla cartolariz­zazione dei 27 miliardi di Npl

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La sede del Monte a Siena con in primo piano la statua di Sallustio Bandini, religioso ed economista
Banca al bivio. La sede del Monte a Siena con in primo piano la statua di Sallustio Bandini, religioso ed economista
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