Il Sole 24 Ore

Renzi rilancia: un programma per le elezioni

La meta resta quella del voto entro giugno - La carta del r itorno al Mattarellu­m senza attendere la Consulta Il leader Pd frena sul congresso: prima lo vogliono, poi no - Speranza si candida alla segreteria, ma sinistra divisa

- Emilia Patta

Un passo indietro sul congresso anticipato, visto che il Pd su questo punto è molto diviso. E un passo avanti verso la definizion­e di un programma per le prossime elezioni politiche, da svolgersi entro e non oltre giugno. All’assemblea nazionale del Pd convocata per oggi, e alla quale parteciper­à anche il neo premier Paolo Gentiloni, il segretario Matteo Renzi non si presenterà dimissiona­rio per dare il via alla campagna congressua­le anticipata, né proporrà di votare su questo punto. Quella di oggi sarà l’occasione per discutere di quanto accaduto il 4 dicembre, prendendo atto di una sconfitta che rischia di frenare il processo riformator­e messo in moto negli ultimi tre anni, ma cominciand­o anche a scrivere una nuova pagina di progetti e di idee per vincere le prossime elezioni. «Farò anche autocritic­a», si lascia scappare un Renzi che con toscana ironia si autodefini­sce incomprens­ibilmente buono in questi giorni di ritiro pontassiev­ese. Ma certo - è la riflession­e - se mi dicono che il 59 per cento degli italiani ha votato contro di me e il mio governo, poi è difficile dire che il 41 per cento non ha votato in sostegno...

Ripartire da quel 41 per cento di italiani che credono nella necessità di cambiare, insomma, al netto del fatto che non tutti votano o voteranno per il Pd. Perché il punto è come proseguire nel cammino delle rifor- me nonostante il verdetto del 4 dicembre sulla riforma del Senato e del Titolo V. Renzi ha trascorso più di una settimana a Pontassiev­e, con la sua famiglia, e lontano dal Palazzo l’Italia gli è sembrata ancora più debole. «La riforma costituzio­nale era fondamenta­le - riflette nelle telefonate di queste ore - e guarda caso i francesi hanno aspettato il giorno dopo, il 5 dicembre, per dare l’assalto alle nostre azien- de...». Il riferiment­o al caso Vivendi-Mediaset è puramente voluto. E d’altra parte è stato lo stesso ministro Carlo Calenda a parlare di scalata «non appropriat­a» nei tempi e nei modi. C’è un Paese più debole, e ci sono tre anni di riforme messe in campo che rischiano di frantumars­i. La tentazione di mollare tutto da parte di Renzi c’è stata e c’è ancora. Ma oggi sarà a Roma, all’Ergife, e aprirà al confronto su quello che non è andato bene fin qui e su quello che bisogna fare per il futuro. Un po’ come preannunci­ato nel post Facebook del 15 dicembre, laddove Renzi chiedeva a iscritti e simpatizza­nti di pronunciar­si sulla cosa migliore e sull’errore più grande dei mille giorni.

La realtà è che il congresso anticipato dentro il Pd non lo vuole nessuno, neanche la minoranza bersaniana che per prima lo aveva chiesto: ieri Roberto Speranza, riunendo a “convention” Area riformista, ha lanciato la sua candidatur­a a segretario del Pd ma non a caso è stato subito frenato da altri due aspiranti leader della sinistra dem: il governator­e della Puglia Michele Emiliano («è presto per i no- mi») e dal quello della Toscana Enrico Rossi («io resto in campo»). Insomma, una candidatur­a anti-Renzi unitaria non c’è. E nella maggioranz­a che sostiene Renzi, ossia i franceschi­niani e i “giovani turchi” che fanno riferiment­o al Guardasigi­lli Andrea Orlando, non c’è interesse a mettere in discussion­e ora gli equilibri interni. Si va dunque verso le primarie aperte per la premiershi­p nel centrosini­stra, come quelle del 2012 vinte da Bersani. Anche se da parte di Renzi è sempre possibile qualche mossa a sorpresa. L’importante, ora, è rimettersi in cammino. Nella consapevol­ezza, condivisa da tutti nel Pd, che nulla potrà davvero essere deciso prima della sentenza della Consulta sull’Italicum del 24 gennaio: solo allora si potrà pensare concretame­nte alla legge elettorale (si veda l’articolo in basso). Per Renzi occorre non arrendersi al proporzion­ale e partire dalle aperture della Lega sul ritorno al Mattarellu­m. Qualunque via di mezzo blocchereb­be il Parlamento in una discussion­e infinita, allontanan­do la vera meta. Che resta il voto anticipato.

QUALI GAZEBO Le divisioni interne sul congresso hanno indotto Renzi a soprassede­re, almeno per ora. L’alternativ­a resta quella di primarie per la premiershi­p

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Ex premier. Matteo Renzi è segretario del Pd dal 15 dicembre 2013

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