Il Sole 24 Ore

Turchia, un’autobomba uccide 13 militari

- Vittorio Da Rold © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

pNon si ferma la spirale di violenza in Turchia. Un autobus è esploso, con lo stesso esplosivo utilizzato nell’attacco avvenuto una settimana fa allo stadio di Istanbul, ieri mattina vicino alla fermata dell’Università di Erciyes nella provincia di Kayseri, Anatolia centrale. A bordo c’erano civili e militari in permesso. I morti, conferma il ministero della Difesa, sono 13, tutti soldati, i feriti almeno 55 (12 si trovano in terapia intensiva e 6 in gravi condizioni), tra questi ci sono anche civili. L’attentato è avvenuto a una settimana da quello dello stadio Besiktas a Istanbul rivendicat­o dagli estremisti curdi dei falchi del Kurdi- TRIBUTO DI SANGUE Dalla ripresa delle ostilità nelle regioni curde, nell’estate 2015, si calcolano 400 morti e 2mila feriti in una ventina di attentati in tutto il Paese stan, (Tak), che il 10 dicembre ha provocato 44 vittime. L’esplosione è stata causata alle 8,45 locali da un’autobomba parcheggia­ta alla fermata degli autobus vicino al campus universita­rio, in una via in cui si trova un complesso di basi militari. Kayseri, l’antica Cesarea romana, è la città natale di Abdullah Gul, l’ex presidente della Repubblica e uno dei fondatori dell’Akp, il partito filo islamico al potere dal 2002. Kayseri, ricca zona industrial­e, è la culla dei cosiddetti “calvinisti islamici”, liberisti in economia e fondamenta­listi in materia religiosa e di morale. Un mondo fatto di piccoli imprendito­ri usciti dalla classe media delle città di provincia anatoliche, dall’irreprensi­bile morale musulmana, che alcuni osservator­i hanno battezzato per il loro dinamismo economico “tigri anatoliche”, sostenitor­i in massa di Erdogan e del suo partito filo-islamico. Un mondo che si oppone ai grandi gruppi economici, laici e cosmopolit­i, che il presidente Erdogan non sopporta. Questo è l’obiettivo, mai colpito prima, che ieri i terroristi hanno deciso di mettere nel mi- rino, il cuore dell’Akp.

Il partito filo-curdo Hdp, travolto da oltre 500 arresti per presunti legami con il Pkk dopo l’attacco di Istanbul, ha nuovamente condannato l’uccisione di uomini delle forze di sicurezza. Ma nonostante la presa di distanza, un gruppo di fanatici nazionalis­ti ha assaltato la sua sede a Kayseri.

Con questo nuovo tributo di sangue, la Turchia si avvia verso la fine di un annus horribilis. Dalla ripresa delle ostilità nelle regioni curde, nell’estate 2015, si calcolano oltre 400 morti e 2mila feriti in una ventina di attentati in tutto il Paese, attribuiti a grup- pi curdi o all’Isis. Senza contare le 248 vittime riconosciu­te della notte del fallito golpe o le centinaia dello stesso conflitto nel sud-est. Nel frattempo, la lira ha perso il 16% rispetto al dollaro da inziio anno e l’esercito continua anche a perdere pezzi per mano della magistratu­ra. Un tribunale di Istanbul ha emesso ieri mandati d'arresto per altri 530 soldati di alto rango, accusati di legami con la presunta rete golpista di Gulen. Tra le oltre 40mila persone arrestate dal fallito putsch del 15 luglio, c’erano già 6.341 militari, tra cui anche 168 generali e ammragli.

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La polizia turca ispeziona il luogo dell’attentato a Kayseri
Escalation. La polizia turca ispeziona il luogo dell’attentato a Kayseri

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