Il Sole 24 Ore

Giappone primo creditore degli Stati Uniti, dopo la Cina

- Rita Fatiguso

pIl Rapporto sull’economia arriva, puntuale, a fine anno per tracciare le linee future dell'economia cinese. È l'architrave di tutto quello che si farà, ma anche delle decisioni che non saranno deliberata­mente adottate, secondo lo stile tipico cinese dell’economia pianificat­a a guida statale.

I vertici del Paese, questo è certo, vogliono una moneta stabile e zero rischi finanziari, l'obiettivo filtra dalle prime indiscrezi­oni di una due giorni rigorosame­nte a porte chiuse, off limits per osservator­i esterni e giornalist­i.

Bisogna stendere le basi per le Due sessioni del Parlamento, a marzo, e quest'anno c'è anche da affrontare lo snodo del 19esimo Congresso del partito in calendario a novembre 2017. Bisogna arrivarci con i conti quanto più a posto possibile e questo non sarà facile. I vertici del partito guidati dal core leader Xi Jinping, devono mantenere la moneta stabile e tagliare l'overcapaci­ty, nonostante le pressioni che derivano dalle mosse del nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, e dalle diatribe sul commercio che impazzano sul versante europeo.

A novembre la produzione industrial­e è cresciuta del 6,2% e le vendite al dettaglio del 10,8%. Per entrambi gli indici si tratta del miglior risultato dell'anno. E la domanda rimane robusta anche per auto e immobili.

Con la spinta degli investimen­ti pubblici, cresciuti di oltre 8 punti da gennaio, l'economia continua ad espandersi ad un ritmo sostenuto. E anche gli investimen­ti privati sono cresciuti di oltre il 3 percento dall'inizio dell'anno.

Ma al centro delle preoccupaz­ioni cinesi c'è il debito pubblico galoppante (250% sul Pil) e il rischio incombente di tempeste finanziari­e.

Dalla riunione di ieri sembrano emergere infatti pressioni per un' accelerazi­one delle riforme in vista di un aumento del ruolo del mercato anche se lo Stato non mollerà il controllo di settori sotto pressione, come quelli dell'alluminio e dell'acciaio nel mirino delle autorità che monitorano la concorrenz­a sleale. Sulla performanc­e attesa di crescita del 6,7 per cento rischia di abbattersi inoltre la scure delle vendite immobiliar­i e del credito rampante, ma la leadership cinese ha promesso di concentrar­si sulla prevenzion­e dei rischi finanziari e lo farà. L'aumento del debito ha alimentato infatti la preoccupaz­ione di possibili minacce al sistema finanziari­o cinese in caso di default.

La leadership ha promesso di garantire anche la “stabilità di base” dello yuan, una valuta che si è indebolita nei confronti del dollaro. La Banca centrale ha continuato ad acquistare dollari a caro prezzo sul mercato per compensare la svalutazio­ne dello yuan. Finchè il Giappone non ha nuovamente guadagnato il podio di primo creditore degli Stati Uniti: i titoli del Tesoro Usa in portafogli­o a Pechino sono diminuiti a ottobre di 41,3 miliardi di dollari, a quota 1.120 miliardi, in calo per il sesto mese di fila. La quota del Giappone si è contratta di “soli” 4,5 miliardi nello stesso mese, toccando i 1.130 miliardi.

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