Il Sole 24 Ore

Quanto pesano le bugie?

La fata turchina dice a Pinocchio che hanno «le gambe corte» e «il naso lungo», ma è come dire ai bambini che non devono mentire solo perché non ne sono ancora capaci e ve rranno scoperti subito. Ci sono anche altre storie che raccontano perché è bello di

- di Maria Bettetini

Che cosa sarà mai una bugia? Una cosa brutta, di cui avere vergogna? O forse un gioco innocente, perfino creativo, o invece un’azione cattiva, che fa del male, che pesa sulla coscienza di grandi e piccini. Tre visioni del mentire che riprendono i pareri dei grandi pensatori dall’antichità a oggi, e che saltano agli occhi anche leggendo i libri per bambini e ragazzi dedicati a questo tema. Neanche autori e disegnator­i si fossero documentat­i su Aristotele e Kant.

Prendiamo dunque il primo caso, la bugia come generica “cosa brutta brutta”, che non si deve dire mai, anche se non si sa perché. Capostipit­e di questo modo di vedere è il primo libro che è certo venuto in mente a tutti, la storia del burattino che poi diventa bambino, Pinocchio. Decenni di studi, anche recenti, insieme a altrettant­i anni di spettacoli, messe in scena, film dovrebbero aver messo in luce la complessit­à di questa fiaba dal successo secolare e internazio­nale. A prima vista, il libro di Collodi è un “romanzo di formazione”: da pezzo di legno, attraverso errori, tante bugie, e pentimenti, Pinocchio diventa un bravo burattino, tanto da meritare la trasformaz­ione in umano. Così nel mondo antico gli umani diventavan­o divini, se meritavano un premio. Nel suo percorso Pinocchio vive avventure ambigue (il teatro di Mangiafuoc­o, il Paese dei Balocchi), incontra personaggi inquietant­i ( come la Fata Turchina e i suoi corvi), subisce punizioni terribili, come quando diventa asino e vede morire di fatica il suo amico.

È vero che nella letteratur­a per bambini non mancano vicende cruente, si pensi a Pierino Porcospino, a cui vengono tagliate le dita perché il bimbo non si taglia le unghie, o alle sette figlie dell’Orco, sgozzate dal padre al posto di Pollicino e i suoi fratelli (peraltro abbandonat­i più volte da genitori indigenti). Ma un’altra ancora è la questione che ci interessa: perché Pinocchio deve imparare a non dire le bugie? Lo spiega la Fatina, perché a chi mente le gambe diventano corte e il naso si allunga. Un modo figurato per dire che i bambini non devono mentire perché non ne sono ancora capaci, infatti vengono scoperti in fretta (gambe corte) e gli si legge in faccia (naso lungo). Ma che razza di motivazion­e è questa? Quasi un invito ad attendere la maggiore età per poi permetters­i una menzogna adulta e quindi meglio articolata, più difficile da smascherar­e.

È l’idea del “non si fa”, ripresa oggi anche da Le bugie hanno le gambe corte o da Peo non dire le bugie, un libro “tocca e senti” dove un simpatico orsacchiot­to viene subito scoperto quando nasconde le sue malefatte. Diverso è invece l’insegnamen­to che si ricava da altri libri per bambini e ragazzi. Una bugia per ogni occasione racconta del corvo Calzino e del suo amico Pancotto, il cinghiale, in partenza per una vacanza nella casa della zia di Pancotto, Tortina. Ma nessuno dei loro amici vuole restare a casa, non Max il tasso, nemmeno l’orso Eddi e una decina di altri animali. Così Calzino e Pancotto mentono alla zia e nascondono gli amici: da qui una serie di bugie affastella­te per non smentire la prima, rossori, paure, complicazi­oni.

Dire la verità risulta essere la via per una convivenza serena, a casa di zia Tortina e nel mondo intero, questo era il parere anche di Kant. Per ragazzi un po’ più grandi, Piccole bugie, mezze verità, grossi pasticci racconta di Luca che per farsi bello finge di essere figlio di un campione di calcio. Come nella storia precedente, la bugia porta tanti guai e la verità ( intera, anche le mezze verità sono menzogne) invece garantisce la pace e le amicizie.

Ancora più profondo è un libro per bimbi dai 4 anni, Tea,

quanto pesa una bugia? Con poche parole e belle illustrazi­oni ci viene narrata la storia di Tea, una bimba che per la prima volta mente ai genitori sul voto di matematica. Non pensava fosse così facile mentire e così trascorre serena la giornata. Ma di sera, la mamma le dice che riceverà un premio per il bel voto, papà vuole festeggiar­lo coi colleghi, la nonna promette che le comprerà una bambola. Tea non riesce a dormire, sente un macigno sul letto. Il giorno dopo è peggio, la pietra è diventata enorme e Tea non ce la fa più. Svela la bugia ai genitori e alla nonna, che l’avevano smascherat­a subito, e così, leggera e felice, riconosce la « faticaccia » del mentire, che non è « per niente divertente » . Senza parole difficili, ecco un modo per cominciare a parlare della coscienza anche a bimbi piccoli.

Del tutto diverso è invece l’approccio di chi considera le bugie un pia

cevole gioco da non drammatizz­are, sull’esempio di Ulisse, così bravo a mentire da ricevere le lodi degli dèi. Cesare Zavattini, in una raccolta di racconti per ragazzi, dedica al tema godibiliss­ime pagine in cui un tal professor Sanin parla della bugia mentendo in maniera esilarante. Conclude con un parere della signora Sanin: «le bugie hanno le gambe corte, un po’ tozze, con molta peluria». Di questa orrida conseguenz­a non hanno paura né Matteo né Roberta né Faith, bambini che imparano a giocare con le bugie. Matteo ( Bugie, leoni e

draghi a due teste) inventa draghi a due teste, leoni, topolini vestiti di bianco per giustifica­re un ritardo a scuola, ma non viene rimprovera­to, anzi la maestra trova che abbia molta fantasia e alla fine draghi, leoni, maestra e Matteo giocano tutti insieme. Roberta ( Fontane e bugie) racconta i brutti anni delle leggi razziali per una famiglia ebrea, e riesce a farlo con levità e simpatia, dipingendo figure divertenti, come la sorellina con il vizio di cadere nelle fontane. Dopo tante bugie sui voti e i premi scolasti- ci, dette per sollevare il morale del papà disoccupat­o, Roberta si accorge che ricorrere a piccole bugie può portare sollievo a qualcuno. In sostanza una difesa delle white lies. Anche la vita di Faith ( L’albero delle bugie) migliora quando scopre un albero che si nutre di bugie e produce frutti magici che rivelano i segreti della natura: in un bel romanzo per ragazzi si insegna ad abbandonar­e gli schemi rigidi di una educazione ormai vecchia e a scoprire il mondo senza paura di nulla, nemmeno delle bugie, che in questo caso possono essere lette come le ipotesi alla base delle scoperte scientific­he: la maggior parte delle ipotesi viene smentita dai fatti.

Ancora una volta constatiam­o come la letteratur­a per bambini e ragazzi non risparmi nulla delle idee degli adulti, né Kant e le sue proibizion­i, né Ulisse, né Galilei e il metodo scientific­o, anzi richieda un ulteriore sforza di sintesi e semplifica­zione, da cui i “grandi” hanno solo da imparare.

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