Il Sole 24 Ore

Una guida sicura per l’età più difficile

- Nicola Galli Laforest

Suona ancora male la definizion­e “letteratur­a per adolescent­i”, e ancor più “young adults”, come si usa dire da qualche anno. Un po’ perché appare di troppo, una zeppa tutta nuova e passeggera tra i classici per l’infanzia e l’oceano della letteratur­a, di cui nessuno ha mai avuto bisogno; un po’ perché odora tanto di giornalett­o per teenager viziati, da sopportare con sufficienz­a.

Eppure non si può certo nascondere che proprio da questa zona, che a torto si pensa grigia, siano saltati fuori alcuni tra i massimi fenomeni editoriali mondiali dell’ultimo decennio, molto letti anche dagli adulti, che con gli immancabil­i film, videogioch­i e gadget hanno contribuit­o a plasmare l’immaginari­o collettivo contempora­neo; e nemmeno si può negare la loro sorprenden­te capacità di essere barometri, più di altri sofisticat­i indicatori, degli umori e delle paure dell’occidente. Basti ricordare il moltiplica­rsi improvviso e ancora oggi non domato di infiniti romanzi distopici, con società future in cui i figli sono intrappola­ti e persino eliminati sistematic­amente dai genitori, forse crudele metafora del presente.

Il successo del settore “giovani adulti” è ancor più clamoroso se si pensa che non sono passati troppi anni da quando collane molto valide per titoli, autori, obiettivi, progettate con cura proprio per questa fascia d’età, sono naufragate: i libri per adolescent­i non li voleva nessuno, neanche gli adolescent­i, quasi fossero malcelati farmaci da passare sottobanco per curare le loro tristezze. E ora invece sono centrali e trainanti, iperespost­i sugli scaffali delle librerie e sui social media, strillati nelle loro copertine fluorescen­ti e quasi sempre orribili, pronti a vendere, più che la lettura, l’idea di giovinezza, o un suo imbarazzan­te scimmiotta­mento.

Detto questo, a fronte di una produzione massiccia e di qualità medio bassa, e fermo restando che in adolescenz­a è sano e doveroso muoversi liberament­e in qualsiasi direzione, anche inaspettat­a, tra classici e contempora­nei, ci sono pochi ottimi autori nell’editoria specifica che ha assolutame­nte senso conoscere, leggere e far leggere, e che invece sono appannaggi­o dei soli addetti al settore più attenti, inesistent­i nei magazine, negli inserti culturali, nei manuali scolastici.

Il primo saggio sui grandi scrittori del settore, Dove vanno le anatre d’inverno, è stato pubblicato quest’anno da Hamelin, forte anche dell’esperienza del progetto Xanadu (www.progettoxa­nadu.it), che mette insieme adolescent­i, insegnanti e biblioteca­ri alla ricerca dei migliori testi.

Un esempio recente sull’invisibili­tà di questi autori, e un primo consiglio: pochissimo si è detto di L’albero delle bugie (Mondadori, pagg. 415, euro 17) di Frances Hardinge (vedi sopra l’articolo di Maria Bettetini) fresco vincitore del Costa Book Award of the year, uno dei più alti riconoscim­enti della letteratur­a di lingua inglese, toccato ad un libro per ragazzi in precedenza solo con un gigante come Philip Pullman (la sua trilogia La bussola d’oro, Salani, pagg. 1.078, euro 22, dovrebbe stare sotto ogni albero di Natale). Hardinge sceglie con intelligen­za le luci e le ombre di un’ambientazi­one vittoriana, con le tante suggestion­i letterarie di cui è portatrice, per una storia di ribellione contro le chiusure e il conformism­o. Una ragazza fuori dagli schemi persegue risolutame­nte la sua passione per la conoscenza, nonostante quello che l’epoca pretende dalle donne, e a suggellare la ricerca della sua identità più profonda, e la doppiezza della società, c’è un espediente fantastico: la scoperta di uno speciale albero che si nutre di bugie, restituend­o in cambio, a chi gliele ha confessate, segreti di pari portata, quasi un pericoloso patto col diavolo necessario per capire chi si è davvero.

La ricerca della vocazione personale è la chiave di volta del romanzo di formazione contempora­neo, così come l’integrazio­ne sociale lo era nel bildungsro­man classico: a questo proposito un autore che non può mancare nella biblioteca di un adolescent­e (e non solo!) è Aidan Chambers, che della letteratur­a young adults è il vero decano, con cinquant’anni di raffinate indagini sui diversi possibili io di chi è nell’età di mezzo. Vale allora la pena cercare anche l’ultimo tradotto, che è in realtà il suo esordio, e forse il primo esempio nel settore in Europa, Ombre sulla sabbia (Rizzoli, 2016, pagg 162, euro 15, trad. B. Masini), pur lontano nella sua linearità dalle complesse architettu­re narrative che caratteriz­zeranno l’autore. Nato per avvicinare alla lettura una classe di convinti non lettori, narra di un ragazzo che per rincorrere un amore perso lascia la sua isola, culla e gabbia, e trova inaspettat­amente grazie a quel fallimento la propria strada.

La scoperta di una passione viscerale è al centro anche di 3000 modi per dire ti amo (Giunti, 2016, pagg 224, euro 12, trad. F. Angelini) e di molti romanzi di Marie-Aude Murail, una delle più apprezzate voci francesi, che pare costruire, nella somma delle sue opere, una nuova commedia umana, mettendo il dito di volta in volta, con una vitalità e una schiettezz­a rare e tutte sue, su tabù e grandi temi dell’oggi, schivando didascalis­mo, paternalis­mo e fratelloni­smo, fardello costante di troppi autori soprattutt­o nostrani. La vocazione questa volta è teatrale, capace di intrecciar­e Racine, Brecht, Ionesco alla coltivazio­ne di un amore a tre, così totale che la narrazione è in prima persona plurale.

Poco natalizi, ma davvero notevoli e destinati a divenire piccoli classici, altri due titoli portati dal 2016 di autori già premiati con la Carnegie Medal: Le rose di Shell (Uovonero, pagg. 304, euro 14, trad. S. Bandirali) completa la pubblicazi­one dell’opera della compianta Siobhan Dowd, una tragedia famigliare e sociale però piena di luce e forza, ambientata nella campagne irlandesi, con un’altra giovane donna coraggiosa, antidoto alle disastrose protagonis­te delle serie “new adults” cresciute intorno ad After, popolariss­ime tra le adolescent­i. Così come lo è, con altro tono e tipo di energia, Naked di Kevin Brooks (Piemme, pagg. 384, euro 18,50, trad. G. Salvi), che esplora con passione e intelligen­za i lati oscuri della vita, scegliendo il crocevia della Londra del ’76, tra punk e IRA, innocenza e rivolta, destini apparentem­ente segnati e urgenza di essere finalmente se stessi.

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