Una grande lezione di metodo
Relegate in un cassetto per più di un secolo, le lezioni che Luigi Luzzatti tenne dalla cattedra di diritto costituzionale alla Sapienza, vedono ora la luce in un’elegante edizione arricchite da un’introduzione di Michele Ainis. Sono tutt’altro che pagine sbiadite dal tempo: anzi, mostrano tutto il loro interesse storico e la loro attualità giuridica e stanno a dimostrare la grandezza dell’autore. Politico, ma direi statista – fu più volte ministro e presidente del consiglio – economista e costituzionalista, Luzzatti seppe coltivare queste tre declinazioni in maniera ammirevole. E queste Lezioni le compendiano tutte e tre. Perché vi si leggono la passione e l’impegno politico, l’attenzione al dato e al ragionamento economico, la cultura e la militanza del costituzionalista. E proprio con riferimento a quest’ultimo aspetto, che ha visto muovere riserve da storici di vaglia, che ne hanno ridimensionato le capacità dello studioso attribuendogli un eccesso di retorica costituzionale, è forse dovuto proprio alla non conoscenza di queste Le
zioni, anche perché fino a oggi inedite. Basta scorrere i capitoli del volume per rendersi conto della molteplicità degli interessi e originalità di pensiero: si va dalla costituzione turca, alla legislazione francese e poi quella ecclesiastica negli Stati Uniti, mostrando così una curiosità per il diritto comparato a quell’epoca assai poco diffusa; poi dalle incursioni storiche sulle istituzioni costituzionali, sulla legge delle guarentigie e sulle origini dell’articolo primo dello Statuto. Ancora: dai temi di taglio economico, come il bilancio e i trattati di commercio, fino a quelli più propriamente costituzionalistici, quali il potere costituente, la rappresentanza politica, la funzione legislativa e soprattutto il metodo.
E proprio su quest’ultimo, il metodo, che vale la pena soffermarsi. Anche perché è sul metodo che si misura l’originalità di uno studioso, in questo caso delle scienze giuridiche. E nel caso di Luzzatti, le pagine sul metodo dimostrano che non c’è retorica nel suo argomentare costituzionale ma piuttosto idee e teorie. Sostiene Luzzatti: «Il diritto costituzionale è una esposizione delle istituzioni politiche comparate; comparazioni dalla quale si trae il valore tecnico delle istituzioni stesse». Non si poteva dire meglio, non si poteva essere metodologicamente più moderni di così. Il costituzionalista, quindi, deve essere sempre storico e comparatista, non meno che giurista, se vuole comprendere l’oggetto dei suoi studi e discuterlo profittevolmente.
Di Luzzatti statista ed economista non posso qui parlare. Ma non posso certo tacere che fu Luzzatti a ispirare la prima legge bancaria italiana (1874) e la fondazione delle banche popolari, facendo del risparmio un principio delle libertà costituzionali.
Luigi Luzzatti, Lezioni di diritto costituzionale. Università di Roma 1908-1909, Rubbettino, Soveria Mannelli , pagg. 284, € 15